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A 10 anni si è pronti?

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In alcune parrocchie cresima e comunione si ricevono insieme

Nella diocesi di Fermo sta aumentando il numero delle parrocchie che scelgono di impartire contemporaneamente i sacramenti della comunione e della cresima. E, inevitabilmente, si allarga il dibattito sulla opportunità e sulla efficacia di questa scelta. Visto che ancora si tratta di una novità, genitori, parenti e semplici invitati alle cerimonie finiscono spesso per parlarne, sia nelle settimane precedenti sia, soprattutto, subito dopo la celebrazione, magari a pranzo tra una portata e l’altra.
La discussione può rimanere a un livello base, riguardare aspetti secondari o superflui, e così si ascoltano frasi di questo tipo: “Sicuramente i ristoratori non la prendono bene, visto che perdono il guadagno di una cerimonia”; “Poveri bimbi, ricevono un regalo in meno”; “Meglio così, almeno dobbiamo acquistare solo una volta l’abito per la cerimonia”. In alcuni casi il dibattito sale di qualche tono e viene aggiunta la riflessione sul fatto che i parroci sono obbligati a fare questa scelta anche perché loro diventano numericamente sempre di meno, mentre sono sempre di più le incombenze a cui devono attendere e perché, a volte, non si trova nemmeno un numero sufficiente di catechisti con una preparazione adeguata.
Al di là di queste reazioni per così dire di contorno, crediamo sia invece il caso di effettuare un’attenta riflessione sul significato più profondo di questa scelta. Una prima considerazione è: ma i bambini si rendono conto del valore del singolo sacramento, non rischiano di non comprenderne esattamente nessuno dei due? Ricevere la comunione e la cresima insieme a 9 o 10 anni, anche se in alcuni casi si obbliga il catechismo per cinque anni, non è ancora un’età poco matura nel percorso di fede che ogni bambino dovrà fare fino al periodo adolescenziale e alla maggiore età? A tali domande, molti parroci eccepiscono che in questo modo si evita il rischio che i bambini frequentino ancora il catechismo svogliatamente o saltuariamente e che, comunque, ‘complici’ anche i genitori che a loro volta ‘sentono’ poco il valore della cresima, la prosecuzione del cammino formativo diventi un peso un po’ per tutti.
La giustificazione ci convince poco e aggiungiamo un’altra riflessione essenziale. Per anni abbiamo ascoltato sacerdoti e catechisti che si lamentavano del fatto che nel percorso cristiano dei giovani ci fosse uno stop quasi definitivo con la cresima, in quanto la maggior parte, una volta ricevuto questo sacramento, si dileguava per farsi rivedere solo quando c’era da frequentare il corso per fidanzati. Anticipando la cresima all’età della comunione, le parrocchie non perdono ancora prima questi bambini? Non negano loro uno specchio dove, anche se costretti, possono guardarsi nel momento delicato dell’adolescenza e non li privano di un aiuto per affrontare quel periodo della vita che coincide con il passaggio dalle scuole medie a quelle superiori, che per molti è l’origine di una successiva vita sbagliata?
Crediamo che, essendo ancora poco frequente la pratica dei due sacramenti impartiti insieme, in diocesi ci sia ancora il tempo e il modo per riflettere sull’utilità di questa novità. •

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