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Ritornare alla prassi antica con la Cresima fatta prima

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Circa 10 anni orsono, l’allora Arcivescovo di Fermo, Mons. Luigi Conti, esortava i parroci a prendere in considerazione la formulazione di nuovi percorsi sperimentali di Iniziazione Cristiana…
Questa esigenza nasceva da alcune anomalie teologico pastorali che da decenni continuiamo a perpetrare nelle prassi vigenti nelle nostre Parrocchie fino ad oggi che, onestamente, risultano ampiamente obsolete.

A MO’ DI PREMESSA
Come premessa desidero proporre alcuni aggiustamenti di prospettiva, rispetto al tema dell’educazione che terrà impegnata la Chiesa Italiana nei prossimi anni ma ritengo prioritario, infatti (e forse più opportuno), affrontare il tema della Vita Cristiana, non tanto sotto il rispetto della educazione, quanto sotto quello della iniziazione.
Se, infatti, il nodo è quello della educazione tout court, questo implicherebbe un punto di partenza obbligato: l’annunzio… e quindi la catechesi. Così posto, il problema, mi mette un po’ in difficoltà…da qui il tentativo di aggiustare qualcosa:
Prendo a riferimento e adotterei, piuttosto, come fondativo il testo di SC 10:
10. Nondimeno la liturgia è il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e, al tempo stesso, la fonte da cui promana tutta la sua energia. Il lavoro apostolico, infatti, è ordinato a che tutti, diventati figli di Dio mediante la fede e il battesimo, si riuniscano in assemblea, lodino Dio nella Chiesa, prendano parte al sacrificio e alla mensa del Signore. A sua volta, la liturgia spinge i fedeli, nutriti dei «sacramenti pasquali», a vivere « in perfetta unione »; prega affinché «esprimano nella vita quanto hanno ricevuto mediante la fede»; la rinnovazione poi dell’alleanza di Dio con gli uomini nell’eucaristia introduce i fedeli nella pressante carità di Cristo e li infiamma con essa. Dalla liturgia, dunque, e particolarmente dall’eucaristia, deriva in noi, come da sorgente, la grazia, e si ottiene con la massima efficacia quella santificazione degli uomini nel Cristo e quella glorificazione di Dio, alla quale tendono, come a loro fine, tutte le altre attività della Chiesa.
Culmine e Fonte della vita cristiana significa che il punto di arrivo e, nel nostro caso soprattutto, di partenza è sempre la celebrazione.
Dalla celebrazione parte l’annunzio della fede; il Kerigma trova il luogo originario della sua espressione proprio nella liturgia.
Questo lo depura dal possibile vizio di partenza che possa venire da esigenze e valutazioni troppo marcate di tipo culturale, lo sottrae alla presunzione che possa essere arrivato misteriosamente da una illuminazione privata da Dio all’apostolo, lo sottrae, quindi, all’arbitrarietà di chi lo annunzia.
Piuttosto lo colloca nel suo alveo originario che ne garantisce l’autenticità, lo promuove come “parola di Dio” (detta, certo, con le categorie degli uomini) espressa nel contesto più alto: la proclamazione liturgica, lo invera caricandolo della forza dello Spirito che la celebrazione evoca nel momento epicletico.
(Solo) da questo punto di partenza celebrativo è possibile in maniera autentica accogliere l’annunzio nella verità e sperare che converta davvero il cuore dell’uomo che diviene fedele e che si converte alla carità di Cristo (Cfr. sempre SC 10).

VERSO UNA DIVERSA PRASSI DI INIZIAZIONE
A questo punto, ricollocato l’annunzio nel momento originario più opportuno, sarà possibile valutare conseguenze interessanti in ordine alla pastorale.
1. Secondo me diviene difficile, oggi, interrompere la prassi che (sin dalla Traditio Apostolica è attestata – e siamo nel 215 –) riporti i Sacramenti dell’Iniziazione Cristiana insieme e nell’età adulta. Piuttosto credo che possa essere giustificata la prassi del battesimo dei bambini (che non possono ricevere un annunzio e che non possono dare un assenso consapevole di fede), proprio a partire dal principio enunciato sopra. La fede non è presupposta al Sacramento, ma conseguenza del sacramento del Battesimo; una celebrazione sta alla fonte della vita cristiana. Quindi, come argomenta diffusamente Agostino nella Epistola 98 a Bonifacio, la fede non è solo una premessa del battesimo, ma sgorga dal battesimo; il battesimo resta un sacramento di fede, solo che nel battesimo dei bambini, questo risulta evidentissimo. Non solo: la fede di cui parliamo è sempre la fede della Chiesa, quindi quando si battezza un bambino non manca la fede perché c’è la fede della Chiesa. L’argomento più forte mi pare il secondo: per Agostino non è celebrato il battesimo sulla fede dei genitori, che risulterebbe troppo debole, ma sulla fede della Chiesa, il bambino viene battezzato sul consenso dei genitori, ma sulla fede della Chiesa. Questa prassi, quindi, ha una sua ragione di essere e potrebbe essere mantenuta (anche per la sua indiscussa antichità).
2. L’unità dei sacramenti, pertanto, potrebbe essere recuperata almeno per due di essi: per la cresima e l’Eucaristia, celebrati in quest’ordine: culmine dell’iniziazione è l’Eucaristia, non la cresima.
A questo punto alcune Parrocchie della Diocesi, come desiderato dall’Arcivescovo Conti, iniziarono una sperimentazione
1. che potesse garantire il battesimo dei bambini appena nati, con una opportuna catechesi a questo sacramento fatta ai genitori dal Parroco e da un’equipe (perché sia evidente che il bambino è battezzato nella fede di una Chiesa corpus e non semplicemente per un atto sociale, devozionale o persino di fede, ma dei soli genitori).
2. Da questa celebrazione il bambino avrebbe continuato a partecipare, per quanto possibile, alla vita liturgica della comunità cristiana che trova il suo centro nella Domenica e nelle feste e tempi dell’anno liturgico. A livello di catechesi, come integrazione qualificata della partecipazione domenicale:
• Verso la Prima e Seconda Elementare, il fanciullo viene invitato alle prime forme di vita associativa all’interno della parrocchia dove approfondire la fede celebrata domenicalmente.
• In Terza elementare il fanciullo inizia un approfondimento più serio della fede in una catechesi sistematica, che non abbandoni la vita associativa e che, sempre dalla celebrazione domenicale, tragga nutrimento. (al termine della terza elementare si celebra la Prima Confessione).
• Il cammino di Catechesi proseguirà ancora per tutta la Quarta e la Quinta Elementare: in questi anni la domenica sarà sempre al centro della vita del fanciullo e l’approfondimento catechetico, l’altro polo della sua vita di fede.
• In questi anni potranno essergli proposti momenti di passaggio di tipo catecumenale e anche scrutini.
• Al termine della Quinta, il ragazzo celebrerà la Cresima e, per la prima volta, si accosterà alla Comunione eucaristica.

In tutto questo, lodevolmente, i genitori seguirebbero i fanciulli per condurli alla celebrazione domenicale e avrebbero, con scadenza bimestrale, incontri di catechesi analoghi nei temi a quelli dei figli, predisposti per loro ad hoc.

IL TEMPO DELLA MISTAGOGIA
Negli anni successivi, quelli delle Scuole Medie, sempre all’interno dei cammini associativi proposti dalla Parrocchia (e sempre a partire dall’anno liturgico), verrebbe proposta al ragazzo una catechesi mistagogica in un cammino di tre anni:
* Primo anno: Mistagogia del battesimo: il passaggio dalla legge del peccato, alla grazia battesimale e alla libertà dei figli di Dio (con riferimenti continui alla Cresima e all’Eucaristia);
* Secondo anno: Mistagogia della Cresima: il dono dello Spirito Santo e la trasfigurazione della Legge: lo Spirito come strumento fondamentale e insostituibile per vivere il progetto di Dio e l’Eucaristia domenicale come compendio dell’iniziazione e culmine e fonte della vita ecclesiale.
* Terzo anno: Catechesi mistagogica sull’Eucaristia. Esso segue il ritmo dell’Anno Liturgico e vuole essere proprio un approfondimento dei vari aspetti dell’Eucaristia come culmine dell’Iniziazione celebrata.

CONCLUSIONE
Questa è solo una proposta per una rinnovata prassi di celebrazione dei sacramenti dell’Iniziazione Cristiana, che ritengo renda maggiormente ragione di tutte le implicazioni teologiche proprie dei sacramenti stessi e potrebbero avere, forse, una ricaduta pastorale più efficace per i nostri fanciulli, le loro famiglie, l’intera comunità ecclesiale. •

 

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