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Dire Dio oggi: sapienti, non saccenti

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Fermo, seminario: aggiornamento del clero diocesano

Attraverso la sottile, ma netta distinzione tra i due aggettivi è trascorsa, con piacere e con profitto, la mattinata di aggiornamento per il clero fermano di giovedì 8 novembre presso l’Aula Magna dell’Istituto di Teologia del Seminario. Il Prof. Giuseppe Bonfrate, docente presso la Pontificia Università Gregoriana, ha sviluppato il tema: “Dire Dio oggi. A partire da Evangelii Gaudium e nell’ottica del ministero ordinato”.
Punto di partenza dell’itinerario svolto è stato un rapporto vivo e ispirato con la Parola di Dio, come è riproposto, dopo il sinodo del 2008, dall’Esortazione Verbum Domini di Papa Benedetto XVI, e come era inteso e vissuto nell’epoca dei Padri della Chiesa, specie nella sua forma e potenza sacramentale. Mentre il ministro parla e spiega la Parola al popolo, la capisce e la comprende ancora meglio, perché guarda i volti e tocca la carne delle persone che gli stanno davanti. In questo modo la storia è attraversata da Dio e l’uomo dà spazio al mistero, permette a Dio di parlare, oppure di rimanere in silenzio, e alla sua grazia di agire. Nella prima fase del suo intervento, a tal riguardo, la relazione del docente si è soffermata ad analizzare le tendenze dello gnosticismo e del pelagianesimo, sempre accovacciate alla porta della comunità ecclesiale. Secondo la prima c’è una netta distinzione tra i perfetti e quelli che non sono perfetti, mentre la seconda si traduce in un volontarismo senza grazia e senza gratuità. Al contrario, la dottrina sulla grazia dice che la chiesa vive della grazia e la distribuisce agli uomini attraverso il settenario sacramentale, senza sostituirsi ad essa. La stessa osservanza dei comandamenti non si basa sul merito dell’uomo, ma sulla sua libertà di scelta, sull’indicativo della via che egli può o non può percorrere.
Il ministero del presbitero è stato illuminato dal Prof. Bonfrate attraverso l’analisi del n. 231 di Evangelii Gaudium, secondo cui “La realtà è più importante dell’idea” e del n. 222 della stessa esortazione, che dice che “Il tempo è superiore allo spazio”. Secondo queste chiavi di lettura prese dal magistero di Papa Francesco, il presbitero è colui che non si limita a ripetere la dottrina, ma è chiamato ad essere creativo e fantasioso, ad incontrare la carne reale. Lui stesso assume forma sacramentale per favorire la relazione con Dio nella sua trasparenza e nel suo fare da tramite. Non può più essere un semplice ripetitore della dottrina, ma, mentre tocca le piaghe di Cristo, scombina le sue idee e il suo modo di essere cristiano per abbracciare la realtà e aiutare le persone ad incontrarsi con il Signore.
Nella mattinata di aggiornamento diretta dal Prof. Bonfrate, molto spazio è stato dato alla dottrina sui sacramenti.
L’eucarestia è stata presentata non come un merito, ma come un farmaco. Non c’era alcun motivo di merito nel momento in cui venne consegnata ai discepoli. Apparve come un gesto inutile in un’ora di totale disorientamento e dispersione. Sembrò uno spreco, ma venne consegnata e donata comunque. Non a caso, il Concilio di Trento insiste sul diritto dei fedeli a ricevere l’eucarestia e invita i vescovi e i presbiteri a tornare con determinazione a distribuire i sacramenti alla gente. Nessuno è perfetto quando celebra l’eucarestia e il principio dell’ex opere operato garantisce che Dio supera i limiti delle persone. •

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