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Proteggersi dall’infodemia nelle situazioni di crisi

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Il ruolo della narrazione via social nel diffondersi delle paure collettive.

È definita info-demia, la circolazione di una quantità eccessiva di informazioni, talvolta non vagliate con accuratezza che rendono difficile orientarsi su un determinato argomento per la difficoltà di trovare fonti affidabili. In questi giorni è la stessa Organizzazione mondiale della Sanità ad analizzare questa parola per mettere in guardia da questa sorta di ‘epidemia’ di informazioni errate e speso inventate. La comunicazione pubblica in situazione di emergenza esercita un ruolo fondamentale nella percezione della realtà in eventi straordinari come quello legato al Coronavirus e al potenziale rischio di diffondere delle paure nelle popolazione e sulla percezione degli eventi. Una narrazione tossica su scala nazionale di presunti esperti delle più disparate materie scientifiche sia on line che off line, commenti inutili e contrastanti sugli accadimenti, informazioni a volte distorte o eccessivamente enfatizzate, il bombardamento mediale da fonti non ufficiali si trasformano in un veloce tam tam che passa dal web ai salotti di casa, dal bar di paese alla tavola da pranzo. Rapidamente ed in maniera incontrollata, le informazioni o presunte tali si diffondono oggi più che mai su vasta scala in tempo reale, si insinuano tra i pensieri della gente e prendono vita propria, accresciute da un periodo in cui la crisi mina i punti fondamentali della vita di ognuno. Così teorie astratte e ipotesi avveniristiche trovano terreno fertile su più fronti. Oggi le persone devono essere pronte a difendersi anche da questo. La gente deve poter essere in grado di mantenere uno spirito critico, consapevole inoltre del fatto che non tutto si può prevedere, come spesso l’uomo ha la presunzione di fare.
In una società in cui siamo abituati ad esercitare un forte controllo sulle nostre vite, l’insorgere dell’imprevisto scatena dinamiche nuove che assumono contorni diversi su vasta scala limitando la stessa capacità dei cittadini di auto-proteggersi. Il termine comparso di recente è quello della Info-demia. La parola “paura” è ormai una costante nei titoli delle notizie spesso legato al resoconto di eventi catastrofici. La paura rappresenta una costante nell’evoluzione umana. È un’emozione fondamentale, universale e innata, provata allo stesso modo da ogni individuo, appartenente a qualsiasi cultura o etnia. Governata dall’istinto ha come obiettivo la sopravvivenza dell’uomo in una situazione di pericolo, presunta o reale, e quindi si scatena ogni volta che l’organismo si sente per un qualsiasi motivo minacciato.
La forte preoccupazione per qualcosa, a prescindere dal “cosa”, può essere così intensa tanto da paralizzare, rendere le persone fragili ed inermi, inibendone il pensiero e la creatività. E’ anche un sentimento che fa chiudere, non consente di esplorare nuove strade e soprattutto, fa sentire circondati da un mondo paranoico ed ostile che spinge all’isolamento e alla perdita della capacità di pensiero. Le paure hanno perennemente scandito l’evolversi dei mutamenti. Ogni epoca della storia si è infatti differenziata dalla precedente per avere conosciuto delle paure piuttosto che altre. Ogni epoca ha dato un nome di propria invenzione alle angosce che da sempre contraddistinguono il vivere comunitario. E, tuttavia, ciò che sembra differenzia sempre più le società contemporanee è la pervasività che questa dimensione ha ormai assunto come cifra del sociale.
La crescente incertezza che ormai permea la vita degli individui ha, infatti, sommato, a quelle tradizionali, nuove paure, paure che comunque vanno distinte e trasferite dal piano individuale a quello collettivo.
Eventi straordinari come quello legato al coronavirus amplificano all’ennesima potenza la portata del ruolo esercitato dai media sulla percezione della realtà da parte dei cittadini alle prese con una normalità in cui non sono più disponibili cose, abitudini, certezze, beni che davano per scontati, alla portata di tutti. Ancor più amplificato dai nuovi strumenti della comunicazione che diffondono informazioni distorte e a volte contraddittorie producendo un generale senso di insicurezza. Responsabilità è l’antidoto più grande di questa info-demia, prevenzione la sua cura.
La costruzione sociale della realtà nelle società complesse, pone in primo piano il ruolo dei media nel determinare l’idea che le masse riescono a mettere insieme del mondo in cui vivono.
Un ruolo assolutamente rilevante nella comunicazione in emergenza quello dei sistemi di informazione che sono deputati per primi alla selezione dei contenuti di una determinata notizia, dei metodi da adottare, della gerarchia, della notizie da diffondere ai loro potenziali lettori proponendo in questo modo una loro rappresentazione dei fatti che non è la realtà stessa ma una visione del mondo rappresentata da una data prospettiva che ricorre a tecniche narrative-retoriche in grado di amplificare o minimizzare i resoconti su specifici fenomeni.
In situazioni di emergenza sanitaria come quello che stiamo vivendo l’eccessiva enfasi nella diffusione di informazioni distorte attraverso fake news prodotte per catturare l’audience on line è così capace di generare psicosi collettive nella popolazione. I cittadini ormai non possono farsi trovare impreparati nel difendersi di fronte a certi meccanismi. •

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