Home » prima pagina » Ripartire ed educare

Ripartire ed educare

Stampa l articolo
Le ripercussioni sulla psicologia dei bambini e dei ragazzi dovute alla quarantena, le problematiche relative all’ingresso nella fase 2 e la ripresa delle attività didattiche in presenza sono i temi approfonditi nell’intervista con il Dott. Pascarella Marco (Psicologo – Presidente dell’associazione COGITO) e la Dott.ssa Cannella Valentina (Esperta in Neuropsicologia dell’Età Evolutiva – Membro fondatore dell’associazione COGITO).

Qual è il modo più consono per informare il bambino su ciò che è accaduto, dire la verità oppure minimizzare? E con i ragazzi come affrontare la situazione?
La sincerità è fondamentale quando si fa riferimento a eventi come questo. Ciò che è importante è il modo in cui si spiegano le cose: quando si parla con un minore è utile creare un equilibrio emotivo che permetta di comprendere l’accaduto, cercando di non trasmettere un’eccessiva preoccupazione, poiché questa potrebbe trasformarsi in un’ansia disfunzionale.

Quali sono state le conseguenze della quarantena, se ci sono state, per la loro psiche? Quali le difficoltà emotive o relazionali a cui prestare particolare attenzione?
Partiamo dal presupposto che questo periodo non è semplice per nessuno, e parlando di bambini facciamo riferimento ad una categoria che sta ancora sviluppando diverse abilità, tra cui la capacità di adattamento e la gestione dello stress. Dopo una lunga clausura, con una vita sociale limitata ed essersi abituati a questa dimensione, i bambini si troveranno a dover fronteggiare un nuovo cambiamento. Questo potrebbe causare una disregolazione emotiva nei bambini, che potrebbe manifestarsi attraverso comportamenti disfunzionali, come regressioni nelle autonomie (per esempio non riuscire a dormire soli o tornare a bagnare il letto), comparsa di paure che prima non erano presenti, comportamenti provocatori. Affinché queste reazioni vengano valutate come oggettivamente disfunzionali è necessario del tempo per valutare se queste si stabilizzeranno o se si risolveranno spontaneamente. Ascoltare e parlarne è importante, perché regola la dimensione emotiva e favorisce la gestione dello stress.

Quali sono stati gli “aspetti positivi”, se ve ne sono stati, della reclusione forzata con i genitori?
Solitamente tra la scuola e il lavoro, il tempo dedicato alle interazioni familiari è relativamente ridotto. I lati positivi di questa quarantena si possono riassumere in una più profonda conoscenza del proprio partner e dei propri figli. La vita impegnativa dei genitori spesso conduce a vivere relazioni part-time con i figli; in questo periodo, invece, hanno potuto sperimentare insieme nuovi giochi, condividere esperienze e, perché no, anche imparare dai propri figli cose nuove o prospettive diverse.

Cosa hanno perso in questa emergenza?
In realtà non c’è stata una vera e propria perdita, ma alcuni processi sono stati messi in pausa. Le fasi dello sviluppo sono cruciali nel definire quello che poi diventeremo nell’età adulta: il periodo che va dai 18 mesi di vita ai 12 anni è fondamentale per lo sviluppo di molteplici capacità. A quest’età, infatti, si attraversa in cosiddetto “periodo critico”, ovvero il momento della vita in cui il cervello è altamente sensibile agli stimoli che riceve dal mondo esterno ed è al massimo della sua plasticità. Una limitazione nell’acquisizione di stimoli appropriati durante questo tempo, potrebbe rallentare l’apprendimento di una nuova abilità. Quello che si può fare per ripartire è cercare di stimolare i figli in maniera creativa: creare nuovi giochi, leggere insieme, fare attività fisica insieme…

A mio avviso sembra che si sia taciuto riguardo i bambini e i ragazzi per tutta la durata della prima fase, per discuterne soltanto nel momento del ritorno dei genitori al lavoro. Cosa ne pensa?
Crediamo che in questo momento sia controproducente piangere sul latte versato. Al di là delle questioni politiche e organizzative, noi professionisti dobbiamo restare accanto alle famiglie. Sarà importante, quindi, la creazione di spazi, momenti di riflessione e giochi all’aperto, ripartendo proprio dai bambini e dai ragazzi.

Come ci si sta organizzando in questa seconda fase per la ripresa delle attività didattiche a settembre? Come spiegare il cambiamento rispetto all’esperienza di nido o di scuola prima del Covid-19?
Nessuno di noi può sapere come verrà organizzata la scuola a settembre. Sicuramente nei primi tre mesi sarà importante lasciare spazio a emozioni e relazioni. Inoltre, insegnanti e genitori dovranno trovare un equilibrio, da un lato evitando di giustificare eccessivamente i comportamenti disfunzionali dei bambini e dall’altro supportandoli analizzando i loro bisogni, senza rinunciare alla didattica. In questo modo si potrà rivalutare tutto il sistema scuola. •

About Francesca Gabellieri

Vedi anche

Il buon giornalismo che non spettacolarizza le notizie sulla Pandemia

Quale auspicio può esprimere un giornalista sotto l’albero di Natale? Mai come stavolta il desiderio …

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: