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Platee vuote ed incertezze sul futuro

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Il presidente dell’Amat Gino Troli fotografa la situazione del teatro, della danza, della musica e del circo contemporaneo.

Una brusca battuta d’arresto per il mondo dello spettacolo con le misure anti-Covid che si sono alternate dal mese di marzo ad oggi. A tracciare un bilancio sulla situazione Gino Troli, presidente dell’Amat, l’Associazione Marchigiana Attività Teatrali che da anni circuita a livello regionale tutte le più importanti produzioni italiane e locali nel mondo del teatro, della musica, della danza e del circo contemporaneo.
Solo con il primo lockdown nelle Marche sono stati cancellati ben 317 eventi tra quelli programmati. Una piccola boccata d’ossigeno solo in estate fra il 15 giugno ed il 25 ottobre quando sono stati riproposti 204 spettacoli fra recuperi e nuove programmazioni. Il primo evento in assoluto a riaccendere i riflettori in Italia dopo la riapertura è stato quello di Ascanio Celestini a Pesaro, a mezzanotte e un minuto del 15 giugno. Nel secondo lockdown, fra il 26 ottobre ed il 4 dicembre, sono state sospese 51 repliche fra nuove proposte e recuperi di titoli fissati.

L’Amat è da sempre uno dei motori culturali della regione. Dal suo osservatorio privilegiato ci può delineare un quadro di ciò che sta vivendo il mondo del teatro e dello spettacolo in generale?
L’Amat è un osservatorio privilegiato perché è un circuito multidisciplinare riconosciuto dal Ministero. Ci occupiamo di settori dello spettacolo: il teatro che è quello storico, la musica, la danza e poi il circo contemporaneo. Quindi certamente abbiamo seguito in tutto questo tempo tutto ciò che ha significato per lo spettacolo il covid. Non c’è un settore che ha potuto resistere alla diminuzione degli spazi o all’impossibilità di fare spettacoli nelle zone diverse delle Marche, da quelle costiere a quelle collinari. La regione ha una notevole diversità di strutture e possibilità alternative. Alcune potevano essere adatte, proprio per le loro caratteristiche meno pericolose dal punto di vista del rapporto con il pubblico, sia per il fatto che nei piccoli centri, la diffusione del virus magari era meno complicata per la questione sicurezza degli spettatori. Diciamo che le misure nazionali hanno toccato una regione che sicuramente ha riscontrato grandi problemi, ma problemi che si sono verificati soprattutto nelle grandi città.
Il sistema delle Marche in fondo è fatto di piccoli centri ed anche di piccoli teatri, nonostante tutto, anche la nostra regione come le altre ha dovuto fermare tutte le attività per attenersi alle disposizioni. Fortunatamente siamo riusciti a portare avanti le date estive e nei nostri territori, lo spettacolo è ripartito, per un periodo. Abbiamo rimesso in piedi alcune stagioni estive, alcuni eventi all’aperto, chiaramente con tutte le misure di sicurezza necessarie: distanziamenti, spazi adeguati all’esterno, etc.
Quindi qualche evento è stato riprogrammato, ma dopo l’estate con la seconda ondata siamo ritornati alle condizioni precedenti. Quindi oggi le Marche sono una grande regione di spettacolo, però fermo. Da marzo ad oggi, abbiamo dovuto annullare centinaia di eventi che non abbiamo nemmeno recuperato. Tra l’altro non è un problema solo di chi gli eventi li presenta al pubblico. In realtà molte compagnie non hanno neanche ripreso gli spettacoli che avevano interrotto e presentato magari in pochissime piazze. C’è stata proprio una forte crisi della produzione. Quindi era comunque difficile avere abbastanza allestimenti per poter fare teatro. Questo vale anche per la danza. Anzi, mondo che ha riscontrato molte più difficoltà per il problema delle distanze.

La crisi spesso diventa anche opportunità. In questo clima di precarietà come state ripensando al mondo di fare intrattenimento? Come le attività teatrali si stanno riorganizzando?
Abbiamo attivato, nuove strade come lo streaming quando è stato possibile. Queste esperienze on line fatte nei vari modi sia con nuovi mezzi come wattshapp, spettacoli al telefono per monologhi, eventi davvero innovativi con nuove forme di sperimentazione.
Ci sono anche aspetti positivi, perché in questo modo alternativo di proporre gli eventi lo spettacolo non diventa più effimero, ma per il pubblico rimane al possibilità di usufruire anche nelle volte successive magari su piattaforme come you tube, di qualcosa che è già avvenuto. Metodi che allargano in qualche modo anche la fascia del pubblico. Gente che magari a teatro non andava oggi può assistere a delle performance a casa propria e questo è un pubblico che può essere non solo locale ma anche nazionale o internazionale. Si allarga in questo modo la platea.

Come immagina lo spettacolo dal vivo nell’era post Covid?
Lo spettacolo dal vivo non sarà più come prima, partirà prima o poi ma ci vorrà tempo. C’è anche un problema che riguarda chi vive di spettacolo. Anche noi viviamo di spettacolo in fondo. L’Amat ha più di venti persone che lavorano, impiegati pubblici di un’associazione, ma siamo un’associazione di comuni. È chiaro che noi non abbiamo licenziato nessuno e tutti lavorano però nel mondo dello spettacolo c’è chi non è a stipendio fisso e deve contare solo sulla vendita di ciò che produce. Attori, danzatori, tecnici, questo è un mondo che oggi non lavora. Chi sta dietro le quinte è in numero superiore rispetto ai protagonisti.
Questo è un mondo che ritornerà certo ad essere attivo quando si ritornerà a fare spettacolo dal vivo. Penso anche che la memoria di quello che è successo rimarrà e sarà difficile far ripartire tutto. Ci vorrà tempo e gradualità per rimettere in moto la macchina dello spettacolo. Magari mesi, se non addirittura anni, in qualche circostanza. Star fermi arrugginisce, non crea quelle condizioni di lavoro comune che sono alla base di tutto. Attrezzisti, scenografi, praticamente tutte figure che hanno avuto un lungo periodo di non lavoro e ritornare alla vita normale di gente dello spettacolo non sarà semplice. Molti avranno cambiato mestiere. Occorrerà fare un censimento di chi è rimasto e di chi se n’è andato. Non è semplicemente una pausa, ma una riconsiderazione della propria vita.
Possiamo ringraziare le Marche che comunque sia prima che ora si stanno impegnando per il nostro settore. Bandi regionali indirizzati ad aiutare le piccole compagnie con contributi per realizzare piccoli progetti. Iniziative che sostengono i piccoli gruppi marchigiani che altrimenti non avrebbero saputo come resistere ad un anno di fermo. •

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