Home » prima pagina » No all’informazione fotocopia

No all’informazione fotocopia

Stampa l articolo

Il monito del Papa ad intercettare la verità delle cose e la vita concreta delle persone

La crisi dell’editoria rischia di portare a un’informazione costruita nelle redazioni, davanti al computer, ai terminali delle agenzie, sulle reti sociali, senza mai uscire per strada, senza più “consumare le suole delle scarpe”, senza incontrare persone per cercare storie o verificare “de visu” certe situazioni». In queste quattro righe cariche di significato il monito di Papa Francesco che esorta i media a “consumare le suole delle scarpe” all’interno della messaggio per la 55 esima giornata delle Comunicazioni Sociali. Un messaggio preceduto da una esortazione “ad andare e vedere, anche là dove nessuno vuole andare e a testimoniare la verità”. Un invito a stare dentro le storie quel “vieni e vedi” è una sorta di manifesto per ogni giornalista o comunicatore dei nostri tempi, affinché vada laddove le cose succedono, vedere, racconti in prima persona, osservi con i propri occhi la realtà senza delegare questo compito che risulta fondamentale per la veridicità della notizia e strumento valido per ogni “espressione comunicativa che voglia essere limpida e onesta”.

L’appello di Papa Francesco a testimoniare la vita vera ed il suo no ‘all’informazione fotocopia’ è un incoraggiamento ad essere aderenti il più possibile alla vita delle persone, alle problematiche che esse sperimentano ogni giorno avendo il coraggio, la forza e la tenacia di raccontare non rassegnandosi alle difficoltà che si possono incontrare sul loro cammino. Il pensiero va soprattutto ai tanti giornalisti “di frontiera” che ogni giorno raccontano davvero con coraggio, cosa accade nel Paese per il bene della collettività, oppure a quei giornalisti sotto scorta, quelli davvero scomodi, che decidono di esercitare la professione non comodamente dietro ad un monitor, ma laddove le cose accadono sul serio in mezzo alla gente e parlando con i cittadini, verificando le fonti. La verità a volte è rischiosa per chi con la schiena dritta esercita la professione e allora ci sono giornalisti in Italia che non si fanno intimidire da minacce fatte di parole, ma anche di carte bollate paventate come bavaglio alla verità. Il riferimento è alle cifre che la stessa Federazione nazionale della Stampa ha diffuso lo scorso anno con alcuni dei dati emersi nell’ultima riunione del Centro di coordinamento sugli atti intimidatori nei confronti degli operatori dei media al quale partecipano, con i vertici del Viminale e delle forze dell’Ordine, la Fnsi e il Cnog. “In aumento le intimidazioni via web e quelle di matrice ‘socio-politica’.”

Secondo il report di resoconto sul sito Fnsi, sono stati 83 gli episodi di minacce nei primi cinque mesi del 2020. “la metà dei quali (circa) via web e social, con una impennata di casi legati ad ambiti “socio-politici 37, rispetto a quelli collegati alla ‘criminalità organizzata’ (10) e ad altri vari contesti (36). Sono stati 20 nello scorso anni i giornalisti che vivevano sotto scorta. per tre dei quali è stato disposta una vigilanza “secondo livello” (appena sotto quello previsto, ad esempio, per il presidente del Consiglio).•

About Tamara Ciarrocchi

Vedi anche

L’unzione regale

Domenica del Corpus Domini Mc 14, 1-15,47 Una donna, cospargendo il capo di Gesù di …

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: