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“Ascolta, figlio”

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In principio era il Verbo
II Domenica dopo Natale – Gv 1, 1-18

Un Vangelo da mozzafiato che ci spalanca le porte dell’infinito e dell’eterno. In principio era il Verbo… e il Verbo era Dio.
Arriva dentro la nostra carne umana e dentro la nostra storia, sorprendendoci!
Il culmine sta nel Prologo del Vangelo di Giovanni: in questi 18 versetti è condensato tutto l’essenziale della rivelazione su Dio, sull’uomo, sul mondo e soprattutto su Cristo. Vera profezia è indicare l’essenziale, sempre abbiamo bisogno di esservi ricondotti, persi- come siamo- in mille cose che ci sembrano importanti, ma tali non sono.

“In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio”: rivelazione del Dio unico, ma non solitario perché Dio è Amore nell’Unità di Tre Persone.
C’è la Parola, cioè il Verbo di Dio, che è dentro la nostra vita: ce ne accorgiamo?
C’è anche il contrasto fra luce-tenebre, tra coloro che accolgono la luce e coloro che la respingono.
Non abbiamo più la consapevolezza della sua presenza, lo perdiamo di vista facilmente.
Giovanni sa guardare la vita, oltre l’apparenza. Ci fa volare in alto, ci riporta alle origini, all’Amore sempre presente nella nostra vita.
Un programma in questo nuovo anno, segnato ancora dalla pandemia, sarà quello di avere uno sguardo nuovo, profondo, capace di trovare Dio dentro le cose, dentro la storia. C’è come una caccia alla preghiera particolare considerata una specie di talismano. La vita spirituale è ascolto, silenzio, sguardo che va oltre e semina speranza.
Il Signore vuole che lo troviamo in ciò che viviamo ed ognuno ha la sua storia da amare. •

La terza epifania: le nozze di Cana
16 Gennaio – Gv 2, 1-11

Cana, un’oscura borgata della Galilea, una festa di nozze in corso, prolungata per più giorni e alla quale partecipa Maria, la madre di Gesù!
La raggiungerà anche Gesù con i suoi discepoli. In questa circostanza, avviene la terza epifania di Gesù, dopo quella dei Magi e del Battesimo. Nella gioia della convivialità, una piccola nube: manca il vino!
Attenta, la madre di Gesù si rivolge a Lui dicendogli: «Non hanno vino».
Un disonore per gli sposi, una festa non riuscita!
Una semplice esposizione della situazione, nel pieno rispetto della sua libertà.
Stranamente Gesù reagisce in modo duro, sembra addirittura non riconoscere il legame di sangue presente tra sé e la madre. La Madre intuisce e rimane di fronte al Figlio nell’atteggiamento di discepola: “Fate quello che vi dirà”.
In quest’ ordine ai servi, c’è tutta la sua fiducia nel Figlio, venuto solo per amore. Certamente non deluderà!
Difatti interviene, ma ecco la manifestazione del volto nuovo di Dio che rivoluziona la storia: un Dio inatteso, sorprendente, presente alla festa di un pranzo nuziale. Al tempio preferisce la casa, incontrando le persone nella vita quotidiana; seduto a tavola insieme agli altri, nella gioia della convivialità.
C’erano là sei anfore di pietra che servivano per la purificazione dei giudei.
Basta con la religione dei riti esterni, del lavarsi le mani come se ne venisse lavato il cuore. Occorre vino nuovo: passare dalla religione dell’esteriorità a quella dell’interiorità, dell’amore folle, da cui scaturisce il canto e la danza, come un vino buono, inatteso, abbondante, che rende il cuore ubriaco di gioia (Salmo 104,15).
Nella routine della vita quotidiana spesso finiamo il carburante, il vino della gioia di stare insieme, consumati dall’abitudine che Shakespeare definisce come “quel mostro che riduce in polvere tutti i nostri sentimenti”, incapaci di creatività, di camminare in novità di vita!
Non sono i riti di purificazione o la schiavitù della legge i gesti che Dio gradisce. L’ora di cui parla il Signore, è la sua morte e la sua risurrezione che non è ancora giunta, ma è imminente ed egli l’anticipa offrendo il vino, il suo sangue sparso per amore.

PAROLE DEL SANTO PADRE
Anche oggi la Madonna dice a noi tutti: “Qualsiasi cosa vi dica – Gesù vi dica -, fatela”. È l’eredità che ci ha lasciato: è bello! Si tratta di un’espressione che richiama la formula di fede utilizzata dal popolo di Israele al Sinai in risposta alle promesse dell’alleanza: «Quanto il Signore ha detto, noi lo faremo!» (Es 19,8). E in effetti a Cana i servitori ubbidiscono. In queste nozze, davvero viene stipulata una Nuova Alleanza e ai servitori del Signore, cioè a tutta la Chiesa, è affidata la nuova missione: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela!». Servire il Signore significa ascoltare e mettere in pratica la sua Parola. È la raccomandazione semplice ma essenziale della Madre di Gesù ed è il programma di vita del cristiano. •

Annunciare il Vangelo, con la parola e, prima ancora, con la vita
30 Gennaio – Mc 4, 21-30

Mons. Tonino Bello, scriveva che il mondo lo salvano i bambini perché sono innocenti e gli innamorati perché custodiscono sogni. Nella sinagoga di Nazareth, Gesù ci regala un sogno e una promessa: dare un futuro e una speranza a questo mondo!
É venuto a portare la novità, ad offrire la salvezza a tutti, abbattendo le barriere e divisioni, parla di liberazione, di lieto annuncio per i poveri, di sguardi che accarezzano il cuore, di dignità recuperata, di un’umanità redenta e riscattata dalle angherie.
Non possono tollerare questo “fuori programma” i nazaretani, per cui passano dalla fierezza per il prestigio di questo loro concittadino ad una follia omicida: la loro è una religiosità che non cerca l’incontro e la comunione con Dio, ma un taumaturgo, uno a portata di mano, pronto a risolvere i loro problemi.
Gesù ci mette in guardia dal compiere un grande errore:“Sbagliarci su Dio. Perché se ci si sbaglia su Dio poi ci si sbaglia su tutto ed è il peggio che ci possa capitare, ci si sbaglia sul mondo e sulla storia, sul bene e sul male, sulla vita e sulla morte” (D. M. Turoldo).
Gesù passando in mezzo a loro si incamminò per altri villaggi.
Non considera il rifiuto dei concittadini come un fallimento, ma ha conferma della sua identità: egli è veramente un profeta, e come tale, può solo essere rifiutato nella sua patria.
Non fugge il Signore ma cammina per le strade della vita e della storia, seminando la sua Parola, al soffio dello Spirito!
Sull’altare dei giusti, infatti, molti uomini e donne, i veri familiari di Gesù, (cfr Lc 8, 19-21) hanno abbracciato il suo sogno e la sua promessa, donando la propria vita per nutrire la fame, la sete, la fede e la dignità di molti.

“Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato” (v. 21). Evangelizzare i poveri: questa è la missione di Gesù, secondo quanto Lui dice; questa è anche la missione della Chiesa, e di ogni battezzato nella Chiesa. Essere cristiano ed essere missionario è la stessa cosa.
Annunciare il Vangelo, con la parola e, prima ancora, con la vita, è la finalità principale della comunità cristiana e di ogni suo membro. Si nota qui che Gesù indirizza la Buona Novella a tutti, senza escludere nessuno, anzi privilegiando i più lontani, i sofferenti, gli ammalati, gli scartati della società” (Papa Francesco) •

A cura della famiglia monastica Benedettina di Fermo

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