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Miti colombe diffondono albori

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Tocchetto. Una chiave di lettura per il tempo del covid-19.

Tristezza senza fine ci sta portando questo inizio della primavera. Il maestro Pasquale Tocchetto ci ha lasciati nella serata di lunedì 6 aprile 2020 all’età di novantaquattro anni, stroncato dal virus subdolo che sta mietendo vittime in ogni parte del pianeta. Era ricoverato presso l’INRCA di Ancona. Era da pochi mesi ospite di una casa di riposo di Loreto. Era una persona eccezionale, sempre attivo fin negli ultimi mesi di vita. Aveva partecipato, presso il circolo ACLI di Santa Lucia di Morrovalle, ad un incontro conviviale per festeggiare Santa Cecilia, la padrona dei musicisti. Erano presenti componenti e amici della Banda Musicale “G. Verdi” del capoluogo. Come sempre, anche in quella occasione, il maestro era stato l’anima della serata. Aveva letto poesie su poesie e raccontato aneddoti belli e edificanti.
“Insegnante del corso primario, / ho istruito trecento bambini / nella lingua e scibile vario, / educando ai valor genuini” (Pasquale Tocchetto, pag. 15, Spiragli di luce, luglio 2016, Fermo). Era modesto il maestro Tocchetto. I bambini istruiti nel corso dei suoi anni di insegnamento (1945 – 1992) saranno stati tremila e più non i trecento di cui parla il testo.
Un alunno che lo ha avuto come insegnante, ricorda così il proprio maestro: “Cosa posso dire del maestro? Ho ricordi sfocati, sono passati diversi anni, un maestro di altri tempi direi, molto ligio al dovere, molto professionale, amava quello che faceva. Alle elementari, in quegli anni, un maestro si occupava di tutte le materie, ricordo un particolare buffo: non gli piaceva tanto farci fare educazione fisica, preferiva insegnarci bene italiano, matematica, storia e geografia. Poi una volta, finita la scuola, l’ho perso un po’ di vista, ma posso dire sicuramente che è stato un uomo mite, buono, e molto stimato in paese, conosciuto anche perché attivo in diverse iniziative, l’intraprendenza non gli mancava. Peccato, Morrovalle ha perso una persona che verrà ricordata a lungo” (Davide Giustozzi).
Alcune poesie raccolte nella silloge “Spiragli di luce” aprono alla speranza in questi giorni di buio: “Dopo la Croce risplende la gloria / del Salvatore, davvero risorto! / Meravigliosa è questa vittoria / che al mondo intero procura conforto. // A Pasqua inizia un’era superna / di grazia, pace e somma esultanza, / nell’amicizia serena e fraterna, / illuminata da fede e speranza. // Pur la natura dal sonno si desta / rondini e nidi, profumo di fiori, / voli e gorgheggi in clima di festa. // Miti colombe diffondono albori; / docile agnello belando s’appresta / ad annunciare stagioni migliori” (Pasquale Tocchetto, Resurrexit Alleluja, in Spiragli di Luce, pag. 65, Fermo, luglio 2016).
La Pasqua 2020 verrà ricordata a lungo come atipica, chiusi in casa, senza funzioni religiose a causa della pandemia in atto.
Scaldano il cuore alcuni versi di un’altra poesia: “Le gemme che si schiudono in aprile, / i colorati peschi sfolgoranti, / il mite agnello, il prato, il campanile, / rondini in vol nel cielo saettanti. // Ci portan vita nuova, giovanile. / Di primavera i fiori inebrianti / suscitan sogni ed animo gentile, / la verde età con danze e lieti canti. // Cristo risorto, luce delle genti, / dona perdono, gioia e amore vero, / pace del cuore e buoni sentimenti. // La santa Pasqua rende il mondo intero / più solidale verso i sofferenti / per il messaggio ascoso nel mistero” /Ibidem, pag. 65).
Il primo incontro di una bimba con Gesù nell’Eucaristia viene così cantato: “Nella manna dall’alto candente, / nell’agnello a Pasqua immolato, / nel frumento già biondo e splendente, / il Mistero di Fede è segnato. // E’ degli angeli, il Cibo vitale / rendimento di grazie al Signore, / e di Cristo Passion Memoriale, / Sacramento d’Unione e d’Amore! // O fanciulla, è il Sol più fulgente / nel gran giorno d’intenso fervore: / l’Ostia santa del Figlio vivente, / prima volta ricevi nel cuore. // Questo Pane disceso dal Cielo / di salvezza è pegno sicuro; / rimanendo fedele al Vangelo, / sempre lieto sarà il tuo futuro. // Quando sei con Gesù Eucaristia, / tu Lo lodi, ringrazi ed implori, / perché a te e ai parenti Egli dia / preziosi, divini tesori. // Incomincia per te vita nuova / nella gioia che offre il Risorto; / sarai forte con Lui nella prova, / potrai dare ed avere conforto” (Ibidem, pag. 68).
Mai come in questi giorni di tribolazione infinita si apprezza il grande dono della vita. Si teme per se stessi e per chi ci è accanto.
Si piangono i morti, troppi, fra i quali sanitari, infermieri e sacerdoti. Di questi ultimi si parla poco.
Un articolo del quotidiano Avvenire del 13 aprile 2020 stima che siano 110 le vittime per coronavirus tra i sacerdoti.
Si pensa al proprio futuro con apprensione; è la lezione che ci dà il maestro Tocchetto in una sua poesia, scritta molti anni fa, di cui riporto solo alcuni versi: “Il futuro m’incute paura / e l’affronto con molta incertezza: / è una scena segreta e insicura / che procura profonda tristezza. // Mi domando dubbioso e agitato: / Che sarà di mia sorte domani? / Or m’affido al Signor del creato, / dai messaggi celesti ed arcani. // È vicina ormai la mia sera, / si profilan difficili prove; / la fervente, accorata preghiera / volgerò verso chi si commuove! / Non ricerco l’altrui compagnia, / preferisco restarmene assorto; / nelle ore di malinconia / non so dove trovare conforto…” (Cfr. Pasquale Tocchetto, Ma… Che sarà, 28 febbraio 2012, pag. 15, in Spiragli di Luce, luglio 2016, Fermo).
Il silenzio ci accompagna in questa lunga quarantena, scomparso il traffico nelle strade, nelle piazze e nei parchi; nelle case si è soli con se stessi e si ha tempo per riflettere sul passato, meditare sul presente e sperare nel futuro.
Il maestro Tocchetto ci accompagna anche in questa esperienza del silenzio: “Il silenzio accende la mente / e consente sollecito ascolto: / si riflette allor saggiamente, / porta pace nel cuore sconvolto. // Solitudine è assai silenziosa, / soliloquio perciò favorisce; / allontana dall’urbe chiassosa, / con la quiete gli affanni lenisce… // Silenzioso viaggio è la vita, / per cui trovasi il retto sentiero, / che procura esultanza infinita, / nella piena scoperta del vero. // È l’araldo d’immensa letizia, / realtà chiara svela a chi esplora: / fondamento di seria amicizia, / che il dolente compagno rincora” (Pasquale Tocchetto, Il silenzio, 24 gennaio 2014, Ibidem, pag. 23). •

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