La prima parola che Gesù pronuncia è “oggi”, “hic et nunc”, non il passato che non c’è più, né il futuro che ancora deve arrivare. Gesù ci riporta nel presente, nella concretezza da vivere pienamente, senza girarsi indietro oppure perdersi nei pensieri futuri. Il filosofo Blaise Pascal nel taschino del suo panciotto fece cucire un biglietto nel quale descriveva una particolare esperienza di Dio avvenuta la notte del 23 Novembre 1654: “Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe. Non dei filosofi e dei sapienti. Certezza. Certezza. Sentimento, gioia, pace. Dio di Gesù Cristo. […] Oblio del mondo e di tutto fuorché Dio. Non si trova che per le vie insegnate nel Vangelo. Grandezza dell’anima umana. […] Gioia, gioia, gioia, lacrime di gioia […]”.
Gesù, nella sinagoga, cita un brano del profeta Isaia, omettendo di proposito l’ultimo versetto in cui si parla del giorno della vendetta: Lui viene a salvare, non a condannare! Dio è Amore, risponde solo con l’Amore: questo solo convince! Gesù afferma: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”. Non commenta, ma attualizza la profezia d’Isaia: ecco l’anno di grazia, il tempo della salvezza! La parola è strettamente legata all’ascolto: grazie ad esso, la parola si attualizza!
Dio, in questo giubileo, in quest’anno di grazia ci condona il peccato, ci dona il perdono: anche noi altrettanto dobbiamo fare con gli altri! La parola si compirà in noi, ognuno di noi sarà Teofilo, colui che ama Dio perché è certo del Suo Amore! “Immaginiamo di entrare anche noi nella sinagoga di Nazaret, il villaggio dove Gesù è cresciuto fino a circa trent’anni. Egli si alza per leggere la Sacra Scrittura. Poi, dopo un momento di silenzio pieno di attesa da parte di tutti, dice, tra lo stupore generale: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato” (v. 21).
Evangelizzare i poveri: questa è la missione di Gesù, secondo quanto Lui dice; questa è anche la missione della Chiesa, e di ogni battezzato nella Chiesa. Essere cristiano ed essere missionario è la stessa cosa. Annunciare il Vangelo, con la parola e, prima ancora, con la vita, è la finalità principale della comunità cristiana e di ogni suo membro. Si nota qui che Gesù indirizza la Buona Novella a tutti, senza escludere nessuno, anzi privilegiando i più lontani, i sofferenti, gli ammalati, gli scartati della società. Domandiamoci: che cosa significa evangelizzare i poveri? Significa anzitutto avvicinarli, significa avere la gioia di servirli, di liberarli dalla loro oppressione, e tutto questo nel nome e con lo Spirito di Cristo, perché è Lui il Vangelo di Dio, è Lui la Misericordia di Dio, è Lui la liberazione di Dio, è Lui chi si è fatto povero per arricchirci con la sua povertà” (Papa Francesco)
Madre M. Cecilia Borrelli
Famiglia Monastica Benedettina Fermo