Il miracolo della vita di Maria Sofia e di Maria Emilia
La gravidanza è stata per noi un evento inaspettato che è piombato all’improvviso all’interno della nostra esperienza di coppia, proprio nel momento in cui l’egoismo e l’indipendenza di ognuno facevano da padroni.
Siamo passati da un primo momento di incertezza ed incredulità per un evento non programmato, dopo cinque anni di matrimonio, ad un secondo momento di gioia e paura per una gravidanza gemellare (monocoriale e monoamniotica). Ad un terzo di tristezza per la “perdita” di uno dei due feti. Ad un quarto momento di sbigottimento e di paura in cui “magicamente” dopo venti giorni il feto aveva ripreso a vivere, con però l’incognita di cosa questo avesse comportato. In realtà quel piccolo cuoricino non aveva mai smesso di battere, era traslato, si trovava completamente da un’altra parte. Ci diedero infatti la triste conferma che il feto anche se fosse arrivato alla fine della gestazione non sarebbe stato compatibile con la vita e che con il proseguo della gravidanza avesse potuto influire negativamente anche sull’altro feto sano.
Andammo a Milano per avere maggiori informazioni e ci dissero chiaramente che la sua vita era appesa ad un filo, avrebbe potuto spegnersi da un momento all’altro e portare via con se anche il feto sano… “valutate voi cosa fare” dissero i medici. “La scienza non può intervenire, è la natura che decide, o voi… l’aborto”. Quella parola ci attraversò come una lama tagliente. Incognite su incognite, percentuali di probabilità, casistiche…, ma lì in una stanza di cinque metri quadri di un ospedale, con appesa la foto del monte Bianco, l’uno di fronte all’altro, soli, ci guardammo increduli ed interrogativi, con gli occhi intrisi di tristezza e lacrime: “è logorante, ma non possiamo decidere noi, non abbiamo scelto noi di far cominciare la vita e non saremo noi a deciderne la fine”. Ci affidammo completante nelle mani del Signore del tutto inconsapevoli del futuro. Cominciò da qui il nostro percorso pieno di sconforto, di dolore, di ansie, di paure, un cammino duro e devastante a livello psicologico, sostenuto solo dalla preghiera delle persone vicine.
Continue ecografie e visite in cui l’unica cosa in cui speravamo era sentirci dire che entrambi i battiti erano ancora presenti. Fino ad arrivare agli ultimi trentacinque giorni di ricovero all’ospedale, per il rischio di doverli far nascere prima della trentaduesima settimana.
Noi in ansia ma loro sembravano davvero felici, due splendide femminucce.
Le sentivamo muoversi, si girava una e si girava anche l’altra, si prendevano a calci, si spingevano, si tiravano i cordoni.
Già al sesto mese Maria Sofia se pur malata, mangiava di più e si è piazzata sopra, prendendo tutto lo spazio necessario per riuscire a vivere e per sostenere Maria Emilia rannicchiata nel suo piccolo spazio vitale.
Il 3 giugno la nascita, fissata dai medici, dopo 7 mesi; nessuno sapeva cosa aspettarsi, già era un miracolo che la bimba avesse retto in quelle condizioni.
Giusto il tempo di accarezzarle il volto nei suoi ultimi respiri.
Mentre Maria Emilia di corsa in terapia intensiva. Doveva vivere per tutti noi, fuori dall’utero e lontano dal corpicino della sorella che le ha donato la sua forte vita.
La nascita delle nostre bimbe è stato uno sconvolgimento totale per noi, ma a distanza di un po’ di tempo confermiamo quanto tutto questo sia stato fondamentale per la nostra vita di coppia. Abbiamo scoperto la bellezza della preghiera mattutina e serale insieme, la bellezza di parlarsi con gli sguardi, la bellezza di persone che ti stanno vicine con il silenzio e che ti vengono a trovare per pregare insieme. Abbiamo scoperto la forza della preghiera quotidiana di fronte al Santissimo nei giorni del ricovero, all’interno di una cappellina buia e dimenticata nell’interrato dell’ospedale, in cui ci rifugiavamo per stare un po’ insieme nel silenzio della preghiera.
Poi il giorno del parto programmato, in cui nemmeno riesci a gioire a pieno della bellezza della vita perché il tuo animo è già intriso di tristezza per la perdita di una figlia; si perché per noi così è stato, abbiamo perso una figlia che abbiamo amato ed amiamo profondamente ed a cui chiediamo scusa per non aver forse donato un affetto ancora più profondo, perché gli eventi non ti permettono di farlo.
Maria Emilia oggi ha 2 anni, ma non è stato semplice per noi dopo la nascita lasciarla in ospedale, non poterla accarezzare, ne avevamo bisogno.
Avevamo bisogno di sentirla vicina, di vederla, ma doveva imparare a mangiare, doveva ancora acquisire delle funzioni vitali che solitamente si acquisiscono nell’utero negli ultimi mesi di gestazione. Una volta a casa, tutti e tre, è stato bellissimo e il giorno del battesimo per noi è stato un momento forte, pieno di emozioni, un giorno in cui abbiamo davvero lodato Dio per il suo bellissimo progetto d’amore, abbiamo rivissuto con un cuore nuovo il nostro matrimonio e il funerale della piccola Maria Sofia, tutto ha davvero preso un senso.
Vogliamo ringraziare Dio per tante cose: per averci fatto vivere questa storia e per averci accompagnato; per averci fatto sentire la preghiera di tante persone che ci vogliono bene; per averci fatto conoscere dei dottori davvero speciali nella professione e nell’animo, ma soprattutto di averci fatto vivere, amare, coccolare per sette mesi l’angelo Maria Sofia che ci accompagna dal cielo; e per averci messo accanto Maria Emilia così solare e sorridente, dolce e amorevole, sempre in cerca di compagnia abituata fin dal primo giorno di gestazione a condividere tutto anche la vita. •
Laura e Francesco Castignani
Morrovalle