nel tempo difficile che stiamo vivendo, non è facile per me rivolgere a tutti voi una riflessione che sostenga la vita a partire dalla fede. Mi accade, e penso anche a molti di voi, di essere tempestato di messaggi, di lamentele, di istruzioni per l’uso, a volte di false notizie… Stiamo arricchendo la conoscenza del Coronavirus e dei rischi che esso comporta per la nostra salute ma ciò che ritengo veramente importante è chiederci come vivere questa circostanza da cittadini cristiani perché, alla luce della fede, tutto racchiude una grazia. Voglio ribadirlo con forza: il decreto ulteriormente restrittivo emanato ieri dal Governo è una misura sacrosanta che ci mette di fronte alla responsabilità di essere l’uno il custode del proprio fratello, quindi dobbiamo accogliere sul serio l’invito a restare a casa, evitando uscite non strettamente necessarie. Il Comunicato della CEI Coronavirus. Un tempo di responsabilità, che trovate sul sito diocesano*, esprime i miei stessi sentimenti.
So bene che la cosa più difficile da accettare è l’impossibilità di partecipare alla Santa Messa ma questa restrizione non è il capriccio di un governo anticlericale assecondato da Vescovi codardi. Accogliendo questa disposizione accresciamo la solidarietà, e diveniamo solleciti per il bene comune, che viene prima di quello dei singoli.
Alcuni evocano i martiri di Abitene, perseguitati agli inizi del IV secolo. Essi vennero torturati ed uccisi per avere celebrato la domenica.
Chi fa continuamente riferimento a questa testimonianza dei primi secoli forse ritiene che i cristiani, anche ai nostri giorni, dovrebbero riaffermare che senza la domenica non possiamo vivere, a costo della vita. Si dimentica, tuttavia, che oggi, favorire occasioni di contagio non comprometterebbe solo la nostra vita ma anche quelle dei nostri fratelli e sorelle, messe a rischio dal comportamento irresponsabile di qualcuno. Consentitemi un chiarimento. La domenica esiste in quanto Pasqua domenicale; isolata dal mistero di passione, morte e risurrezione del Signore, la celebrazione eucaristica si riduce a precetto o a devozione.
I martiri di Abitene celebrarono il rendimento di grazie offrendo il loro corpo e versando il sangue in unione alla Pasqua di Cristo. Questa emergenza sanitaria, che forse non ci chiederà il sacrificio della vita, ci fa ugualmente soffrire e morire ai nostri desideri e alle nostre abitudini, vivendo la Pasqua anche se non possiamo partecipare alla Messa. Rendiamo grazie, abitando e offrendo questo tempo di passione e morte nell’attesa della risurrezione, quando ritorneremo a celebrare la domenica.
In questa Quaresima, seppur privati della comunione sacramentale, nell’intimità della nostra casa la Scrittura sarà l’indispensabile nutrimento della giornata; messi in crisi dalla Parola, possiamo e dobbiamo riscoprire l’importanza del sacramento della Riconciliazione, per ricominciare sempre da Dio, aiutati dai nostri presbiteri.
Al momento, le chiese vengono aperte per la preghiera personale ma l’esigenza primaria è restare a casa. Per questo motivo non verrà proposta l’esposizione del SS. Sacramento ma ciò non preclude l’adorazione personale davanti al tabernacolo, rispettando le norme indicate. Per limitare ulteriormente i contatti ravvicinati, non è opportuno distribuire l’Eucaristia.
I nostri sacerdoti continuano, ogni giorno, a celebrare in privato la S. Messa, che è un grande atto d’amore per il mondo intero: uniamoci spiritualmente a loro, sotto lo sguardo di Maria, madre della Chiesa.
Per ridurre le occasioni di contagio, le norme impongono di non celebrare le esequie; accettiamo con pazienza il sacrificio della sola benedizione della salma al cimitero. La visita agli ammalati sia riservata strettamente ai casi di estrema necessità o in articulo mortis.
Carissimi sacerdoti, mi rivolgo in particolare a voi, senza addentrarmi in ulteriori prescrizioni particolari; sono certo che il vostro discernimento saprà accompagnare e incoraggiare il popolo a voi affidato perché, come Israele nel deserto, riscopra la fede nuda ed essenziale.
Nel dubbio, adottate la soluzione che maggiormente preserva dal rischio di contagio; sapete che, insieme ai vicari, anche io sono a disposizione per ulteriori chiarimenti. Sono certo che usciremo da questa prova più uniti e rafforzati nel ministero. Vi affido all’intercessione della Madonna del Pianto, protettrice nelle calamità, e dei nostri santi Patroni. Amen. •
+ Mons. Rocco Pennacchio
Fermo, 11 marzo 2020
*pubblicato anche nel sito La Voce delle Marche a questo link, n.d.r.