Un particolare del presepe nel Monastero Benedettine a Fermo

IL VANGELO DI NATALE Nel silenzio della notte (Lc 2, 1-14)

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Un evento di luce irrompe nel buio della notte, delle nostre notti. Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce” (Is 9, 1): siamo noi questo popolo, che ha smarrito la strada, che cerca il senso della vita, che dubita della presenza di Dio, soprattutto negli eventi dolorosi, che è sopraffatto dalle ansie e preoccupazioni. Una luce d’improvviso irrompe, dirada le tenebre, la gioia si fa strada, eliminando la tristezza, cattiva compagnia: “Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia”(Is 9,2). Luce e gioia perché “un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio” (Is 9, 5): non ci resta che accogliere questa gioia, mettendo da parte la nostra logica per entrare in quella di Dio. Quale la differenza? La nostra aspetta la salvezza da una persona potente; quella di Dio sceglie un bimbo debole e disarmato. Uno scandalo! Questo è lo stile di Dio: “Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia”. Una nascita avvenuta non nei dintorni di Betlemme, ma dentro il paese, in un’umile abitazione di parenti che comprendeva una grotta dove di solito si tenevano gli animali domestici.

Dio, attraverso l’angelo, rivela ai pastori, ritenuti dei briganti, il mistero del Bambino. Chi è questo neonato? Il “Salvatore”, il “Cristo”, il “Signore”: in Lui si manifesta la “gloria” di Dio. Sgorga dal cuore il canto “Gloria a Dio nel più alto dei cieli” perché è nato Colui che davvero può donare la pace, quella vera e duratura, quella che si vive nei solchi della quotidianità, rispettando l’altro, in un dialogo reciproco, cercando sempre più ciò che ci unisce che quello che ci divide.

Oggi è nato per voi il Salvatore”: questa lieta notizia, anche se già avvenuta nel passato, raggiunge tutti nel nostro oggi e ne siamo coinvolti. La fede ci fa rivivere l’esperienza stessa di Maria e Giuseppe, dei pastori, un’esperienza di luce, di pace, di speranza, di stupore, come dice S. Efrem: “È grande lo stupore per il miracolo di un Amore fatto bambino”. Dio si rivela nel segno della povertà, piccolezza ed umiltà! Si contrappone al nostro orgoglio, alla nostra autosufficienza, al consumismo, richiamandoci all’essenziale, al dialogo e alla condivisione. Se Dio nell’Incarnazione del suo Figlio condivide- eccetto il peccato- l’esperienza umana, nell’Eucarestia addirittura si lascia mangiare da noi per farci Lui.

Contemplando il presepe allestito nel nostro monastero, si può cogliere il legame fra presepe-croce-Eucarestia, imparando da Maria lo stupore eucaristico: “Lo sguardo rapito di Maria nel contemplare il volto di Cristo appena nato e nello stringerlo tra le sue braccia, non è forse l’inarrivabile modello di amore a cui deve ispirarsi ogni nostra comunione eucaristica” (Ecclesia de Eucharistia 55).  Significative le parole di Don Averardo Dini, una musica nel cuore che diventa programma di vita:

 Sei nato nel silenzio della notte

Sei nato nel silenzio della notte e hai offerto il tuo silenzio: un silenzio che nascondeva la Parola vera, che non è suono e voce ma vita e verità.

Un silenzio che nascondeva una povertà vissuta e sofferta, una libertà guadagnata e custodita.

Un silenzio che rivelava un amore offerto, vero abbraccio con le cose e le persone, un silenzio che nascondeva chi eri e rivelava chi dovevo essere io.

Silenzio vero, per essere parola vera.

Aiutami a cogliere negli altri il bello, il vero, il buono, che è pur sempre presente, al di là delle apparenze; così da non impaurirmi del mondo, ma da amarlo, come lo ami tu”.

Accogliamo le parole di Papa Francesco per vivere il vero Natale: Il Natale è sempre nuovo, perché c’invita a rinascere nella fede, ad aprirci alla speranza, a riaccendere la carità”. BUON NATALE A TUTTI!

Madre M. Cecilia Borrelli

Famiglia Monastica Benedettina Fermo

 

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