Nella posizione di amministratore apostolico, investito quindi della totalità dei poteri di governo, veniva collocato a fianco di mons. Perini che rimaneva in diocesi, sempre arcivescovo. Mons. Norberto era legato da fraterna amicizia con Paolo VI e amato e venerato dal suo clero e dal suo popolo: il nuovo vescovo cioè aveva accanto a sé un maestro ricco di un vistoso patrimonio di esperienze umane e pastorali. La situazione era particolarmente delicata. Mons. Bellucci seppe gestirla con saggezza e garbo, fedele ai suoi doveri di ministero e rispettoso delle persone. La vita della “famiglia vescovile” fu di esempio a tutto il clero. La successione piena avvenne il 21 giugno 1976. Naturalmente gli anni dal ’70 al ’76 non sono stati anni di pura attesa: l’Amministratore apostolico amministrava, ma soprattutto apriva mente e cuore alla conoscenza vasta e profonda di quella che era la sua Diocesi e che lo sarebbe diventata sempre più con il passare degli anni. La Diocesi aveva seguito con vivissimo interesse l’evento conciliare e alla sua conclusione era rimasta tutt’altro che inerte. Si era dato avvio a “settimane di studio” sui temi del Concilio con l’occhio sempre attento alla situazione locale. Era quella che fu chiamata “pastorale dal basso”, nel senso di un’attenzione particolare da riservare alle Comunità di base sia in rapporto alla loro situazione e alle loro esigenze, sia in rapporto al loro coinvolgimento ed alla loro necessaria partecipazione ai processi di crescita nella vita di fede e nel miglioramento del costume: trovò la sua espressione nella “Carta ’76”. Mons. Bellucci si inseriva nel lavoro della Diocesi e lo potenziava con decisa consapevolezza, dopo averne fatto attento esame ed averne presa chiara coscienza. Si trattava di dare compimento e fisionomia precisa alle strutture che si stavano concretizzando sul piano operativo; di prospettare le finalità e di chiarire i contenuti teologicopastorali attorno a cui quelle strutture avrebbero svolto la loro funzione; di preparare in maniera adeguata il personale – clero e laici – ai nuovi compiti. Mons. Bellucci sanciva la struttura organizzativa zonale e la rende operativa con la nomina di un Vicario per ciascuna di esse: vuole le zone presenti nel Consiglio Presbiterale la cui vita e il cui rinnovo Egli regola secondo le norme canoniche. L’Arcivescovo adeguava alla situazione gli organi direttivi centrali. Accanto al Vicario generale c’era già un Vicario episcopale per la Pastorale. Mons. Bellucci arricchisce la Vicaria Pastorale di un Ufficio Pastorale e, nel 1975, di un Consiglio Episcopale per la Pastorale in Diocesi. Nel 1980 la Diocesi offre all’Arcivescovo la Prima Commissione Pastorale Diocesana avente per oggetto di studio la dottrina della fede. L’Arcivescovo ne fa l’occasione per creare tutta una serie di commissioni preposte allo studio degli svariati problemi della vita diocesana e alla ricerca dei mezzi per affrontarli e risolverli. L’Annuario della Diocesi del 1983 elenca tredici Commissioni che aprono al Vescovo un vasto e ricco spettro di impegni pastorali. Le Commissioni hanno avuto qualche variazione. L’Annuario del 1988 ne elenca dieci. Quello del 1994 ce le presenta trasformate in Uffici della Vicaria Pastorale e ne elenca dodici. Ritornano tredici nell’Annuario del 1994. Rilievo particolare aveva assunto l’Ufficio Pastorale Familiare eretto nel 1989 e affiancato a “Famiglia Nuova”, un’istituzione di aiuto alla pastorale familiare ed alle famiglie, approvata con statuto nel 1976. Un suo statuto aveva pure avuto nel 1979 la “Caritas” Diocesana. Si arricchiscono anche le strutture della Diocesi. Già 1980 era stata costituita la Orafac: Opera di Religione dell’Arcidiocesi di Fermo per la Animazione Cristiana. Nel 1983 nasce il Fondo Economico di Comunione necessario allora per superare le diversità di situazione economica delle parrocchie collegate al sistema beneficiale, ma utile anche in seguito per dare concretezza alla fraternità sacerdotale. Anche le strutture della Curia si arricchiscono. Il predetto Annuario del 1996 elenca sei Vicari episcopali: generale, pastorale, giudiziale, per il Sinodo, per la cultura e i problemi sociali (1990), per i Religiosi e le Religiose. Ma tutto questo complesso, nella mente e nelle direttive dell’Arcivescovo, è in funzione della cellula operativa di base che è la parrocchia, la quale vive ed opera in concreto e diretto contatto con la gente. Alla parrocchia mons. Bellucci dedica la sua Prima Lettera Pastorale indirizzata al clero a al popolo in data 15 agosto 1979 che porta come titolo “La parrocchia comunità di fede, di lode e di servizio”. La lettera è una rapida sintesi di tutta la pastorale sia per quanto concerne la vita interna ecclesiale che per quanto riguarda i rapporti chiesa/mondo. La lettera annunziava e preparava la Prima Visita Pastorale che l’Arcivescovo compirà negli anni 1979-87. Il Sinodo iniziò il 17 gennaio 1993 e tenne numerose sedute lungo tutto l’anno e l’anno seguente, fino alla Pentecoste, 22 maggio, del 1994: sedute frequentatissime dai numerosi delegati, sacerdoti, religiosi e laici, nelle quali venivano illustrati, discussi, emendati e in fine votati gli schemi che una nutrita commissione aveva preparato negli anni precedenti. Tutto questo lavoro supponeva la presenza in Diocesi di personale preparato. Mons. Bellucci non trovava la Diocesi sguarnita. Dopo aver potenziato la funzionalità dell’Istituto di Teologia ed averne ampliato le competenze, nel 1984 mons. Bellucci diede vita alla “Scuola per la formazione all’impegno sociale” e dispose il riordino e la messa a disposizione dell’Archivio Storico della Diocesi in cui era ampiamente documentato l’impegno sociale e politico dei cattolici fermani di fine ‘800 e di tutto il ‘900. Mons. Cleto accolse con grande apertura i nuovi Movimenti ecclesiali: il movimento dei Focolari nel 1960, i Cursillos de Cristianidad nel 1963, Comunione e Liberazione nel 1965, il movimento Neocatecumenale nel 1973 e il Rinnovamento nello Spirito nel 1975. In tutto ciò continuò il paterno atteggiamento di mons. Perini. Storico il grande raduno internazionale dei Neocatecumeni alla Tenda di Porto San Giorgio nel 1988 con la presenza di Giovanni Paolo II. Mancherebbe un tratto non di scarsa importanza al profilo di mons. Bellucci se non facessimo cenno della attenzione ai beni culturali e al lavoro nell’allestimento del Museo Diocesano.•
Mons. Rolando Di Mattia