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Fiume amaro…

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fiumeUn tempo si andava al fiume per fare il bagno, pescare, lavare i panni. Il fiume era un ambiente ricco di risorse e di bellezze naturali da conservare e proteggere anche per tutta la comunità locale. Oggi però l’inquinamento idrico in generale e dei nostri bei fiumi marchigiani, causa degrado e grave pericolosità. L’immissione di sostanze inquinanti da parte dell’uomo alterano le caratteristiche chimiche e fisiche delle acque al punto da rendere l’acqua dei fiumi inadatta al consumo degli esseri viventi.

Le origini di tale scempio hanno volti diversi: inquinamento naturale per frane, alluvioni, eventi atmosferici rilevanti ma tutto ciò rientra nella norma. Ciò che più deturpa le acque dei fiumi ha ben altra origine: domestica con i liquami delle fogne, residui organici, detersivi, saponi; agricola per l’uso eccessivo di fertilizzanti, concimi chimici e pesticidi che filtrano nel sottosuolo fino a raggiungere le falde acquifere; termica causata dall’immissione nei fiumi di acqua calda di risulta ed infine inquinamento industriale con l’immissione di sostanze non biodegradabili che finiscono per danneggiare irrimediabilmente la flora e la fauna acquatica.

Le sostanze che agiscono da inquinanti idrici e che hanno proprietà tossiche sul nostro organismo, sono più o meno dannose in base alla quantità presente nell’acqua. Alcuni metalli inoltre, rilevati nelle acque dei fiumi, possono essere ingeriti dai pesci e di conseguenza entrare nella catena alimentare contaminando anche l’uomo, causando malattie molto gravi. Ma quali soluzioni e rimedi si dovrebbero mettere in atto seriamente per far fronte all’inequivocabile ed accertato inquinamento idrico dei nostri fiumi? Le acque di scarico urbano sono una delle fonti inquinanti e finora l’obiettivo primario dei programmi di smaltimento degli scarichi urbani è stato quello di ridurre i materiali organici, inorganici e i colibatteri nocivi presenti nei liquami immessi dagli impianti di depurazione.

Attualmente si dà parecchia importanza anche al problema del trattamento e dello smaltimento dei fanghi prodotti. Nei depuratori di ultima generazione, i liquami passano attraverso tre fasi: la prima rimuove i detriti più grossi, la seconda solidifica la materia organica e la terza rimuove i fertilizzanti ma lo smaltimento e trattamento dei fanghi raccolti richiede costi molto alti. Di non minore importanza è il problema riguardante gli scarichi industriali che contengono una grande varietà di inquinanti e quando vengono immessi nei corsi idrici, il loro impatto è devastante. La loro concentrazione può essere ridotta in due semplici modi: limitando la produzione all’origine e sottoponendo il materiale a trattamenti di depurazione prima di scaricarlo nella rete fognaria o direttamente nei fiumi, laghi o in mare. Ricordo con nostalgia i racconti dei pescatori di un tempo non troppo lontano che mi parlavano del fiume Aso come se stessero raccontando una favola che faceva riflettere.

Mi raccontavano di quando il fiume sfamava un’intera famiglia e le sponde erano piene di nidi e di canti d’uccelli delle più svariate specie. Sono cambiati i tempi e così come il sentimento verso il fiume, sta cambiando anche il sentimento verso la terra che lo circonda, le campagne, le piccole e brevi rive. Ma è anche grazie ai nostri anziani se si riesce a percepire ancora l’onda delle emozioni che il fiume è capace di trasmettere e di questo dobbiamo esserne loro grati. I vecchi pescatori sapevano trasmettere il rispetto per “il silenzio” del fiume, perché il pesce non doveva accorgersi della presenza dell’uomo. Così attraverso i loro racconti ho imparato a capire il fiume sempre meglio e quel suo silenzio, non è altro che un’armonia di suoni: il richiamo di un’animale, il soffio del vento sugli alberi, un’onda che si sofferma sulla spiaggia, il rumore della piena e tanti, moltissimi altri suoni che la natura sa donare.

Ci vuole sempre rispetto per la meravigliosa natura che ci circonda, lo stesso rispetto degli anni passati nel tenere le sponde pulite: “Perché deve essere come se qui non ci fosse mai stato nessuno”. Le situazioni di grave disattenzione hanno cambiato i nostri fiumi e cambieranno anche le favole da raccontare. Tante le cose che ho continuato ad imparare camminando oggi come ieri lungo le sponde dei fiumi e che non si possono certamente definire favole, tutt’altro … come la sporcizia che regna sulle rive. E allora chiediamoci se e come sarà ancora possibile sperare di avere sempre nuovi racconti da narrare alle generazioni di oggi e di domani! •

Stefania Pasquali

About Stefania Pasquali

Stefania Pasquali nativa di Montefiore dell'Aso, trascorre quasi trent'anni nel Trentino Alto Adige. Ritorna però alla sua terra d'origine fonte e ispirazione di poesia e testi letterari. Inizia a scrivere da giovanissima e molte le pubblicazioni che hanno ottenuto consenso di pubblico e di critica. Docente in pensione, dedica il proprio tempo alla vocazione che da sempre coltiva: la scrittura di testi teatrali, ricerche storiche, poesie.

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Un commento

  1. Purtroppo , la cultura non basta .. ci sono interessi economici che hanno sostituito il bene comune dell’ecosistema della vallata dell’Aso con altri meno comuni . Ha ragione quando riporta le testimonianze dei pochi anziani che ancora ricordano questo fiume prima di essere impoverito e maltrattato dall’invaso .Nessuno tocca questo tasto dolente ma la natura fa da se senza autorizzazione alcuna.

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