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Proviene da Dio e verso Lui conduce

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andreozziNella Bibbia si parla diffusamente di sapienza. Gesù è la Sapienza in persona. Ma anche nel Primo Testamento, nei libri sapienziali, si parla diffusamente di sapienza. Tale termine traduce il sostantivo ebraico «chokmah» che non ha un esatto corrispettivo nelle lingue europee ed è compreso nell’alveo semantico esperienza, intelligenza, conoscenza, discernimento. Indica l’arte di saper vivere con una condotta improntata alla volontà di Dio e la capacità di saper agire nell’ambito concreto delle arti e dei mestieri.

Insomma l’uomo saggio è l’uomo maturo ed esperto nel suo mestiere. La Sapienza non è un concetto astratto, ma una qualità concreta, come la sintesi e la somma delle esperienze della vita. All’inizio la sapienza biblica raccoglieva l’esperienza collettiva delle generazioni passate, tramandata di padre in figlio in un ambiente familiare, coma accadeva in Egitto o in Mesopotamia: «Ascolta, figlio mio, l’istruzione di tuo padre e non disprezzare l’insegnamento di tua madre, poiché saranno corona graziosa sul tuo capo e monili per il tuo collo» (Pr 1,8s).

La sapienza mette insieme ragione e fede, esperienza umana e insegnamento divino. Essa nasce dalla riflessione sui problemi concreti della vita, specie i più grandi, come il senso della vita dell’uomo sulla terra (Qohelet), il male in tutte le sue forme (Giobbe), la libertà umana (Siracide), la morte (Sapienza). I sapienti si accorgono che questi problemi non possono essere risolti con la sola ragione, interrogano allora la rivelazione divina che getta luce nuova sul loro pensiero.

Scienza e tecnica sono ridimensionate nella loro pretesa di guidare da sole l’umanità nel suo cammino: esse non bastano per educare l’uomo. La letteratura sapienziale diventa allora l’incontro felice tra scienza e fede, le due gambe, le due mani i due occhi dell’uomo. Gran parte di questa sapienza ebraica è dunque legata alla rivelazione divina e presuppone la fede nel Dio della creazione e della storia. Per gli ebrei la sapienza è dono di Dio: «Da dove viene la sapienza? Dio solo ne conosce la via, lui solo sa dove si trova. Ecco, il timore del Signore, questo è sapienza, evitare il male, questo è intelligenza» (Gb 28,20-28).

La sapienza si identifica con la Legge di Dio, la Torah cioè la sua rivelazione. Qohelet riassumeva così il suo insegnamento: «Conclusione di tutto: dopo aver ascoltato tutto: temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché qui sta tutto l’uomo» (Qo 12,13).

Il Siracide identifica ancora di più Sapienza e rivelazione divina, dicendo che la Sapienza «è il libro dell’alleanza del Dio Altissimo, la legge che Mosè ci ha prescritto, eredità per le assemblee di Giacobbe» (Sr 24,23).

I sapienti insegnavano che la sapienza è attributo di Dio che si manifesta nella creazione e nella guida della storia: «Il Signora ha fondato la terra con sapienza, ha consolidato i cieli con intelligenza. Figlio mio, custodisci il consiglio e le riflessione né mai si allontanino dai tuoi occhi: saranno vita per te. Il Signore sarà la tua sicurezza e preserverà il tuo piede dal laccio» (Pr 3,19-26).

«Nelle sue mani siamo noi e le nostre parole, ogni sorta di conoscenza e ogni capacità operativa» (Sap 7,16). Per evitare di parlare in maniera troppo antropomorfica di Dio i sapienti hanno personificato idealmente la Sapienza, che è diventata architetto della creazione e della storia del mondo: «Il Signore mi ha creato come inizio della sua attività, prima di ogni sua opera, all’origine. Dall’eternità sono stata formata, fin dal principio, dagli inizi della terra.

Quando non esistevano gli abissi, io fui generata, quando ancora non vi erano le sorgenti cariche d’acqua; prima che fossero fissate le basi dei monti, prima delle colline, io fui generata, quando ancora non aveva fatto la terra e i campi né le prime zolle del mondo. Quando egli fissava i cieli, io ero là; quando tracciava un cerchio sull’abisso, quando condensava le nubi in alto, quando fissava le sorgenti dell’abisso, quando stabiliva al mare i suoi limiti, così che le acque non ne oltrepassassero i confini, quando disponeva le fondamenta della terra, io ero con lui come artefice ed ero la sua delizia ogni giorno: giocavo davanti a lui in ogni istante, giocavo sul globo terrestre, ponendo le mie delizie tra i figli dell’uomo» (Pr 8,22-31).

La tradizione attribuisce a Salomone l’origine della sapienza ebraica con un testo divenuto famoso, dove è descritto un sogno avvenuto a Gabaon, uno dei santuari d’Israele, prima del grande Tempio di Gerusalemme. In quel sogno Dio donò al re la sapienza che gli aveva chiesto per governare bene il suo popolo: «A Gabaon il Signore apparve a Salomone in sogno durante la notte. Dio disse: “Chiedimi ciò che vuoi che io ti conceda”. Salomone disse: “ Signore, mio Dio, tu hai fatto regnare il tuo servo al posto di Davide, mio padre. Ebbene io sono solo un ragazzo; non so come regolarmi. Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male; infatti chi può governare questo tuo popolo così numeroso?”. Piacque agli occhi del Signore che Salomone avesse domandato questa cosa. Dio gli disse: “Poiché hai domandato questa cosa e non hai domandato per te molti giorni, né hai domandato per te ricchezza, né hai domandato la vita dei tuoi nemici, ma hai domandato per te il discernimento nel giudicare, ecco, faccio secondo le tue parole. Ti concedo un cuore saggio e intelligente: uno come te non ci fu prima di te né sorgerà dopo di te” (1Re 3,4-14). •

Andrea Andreozzi

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