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FAMIGLIA È VITA

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numero 3C’era una volta… le favole di solito iniziano così. Esse ci raccontano un mondo immaginario, distante, sono frutto dell’immaginazione e parte di una realtà che sembra non appartenerci. La stessa sorte sembra aver toccato la famiglia, almeno quella “tradizionalmente” intesa, fondata sul matrimonio, generatrice di figli, stabile nel tempo.

C’era una volta la famiglia scrivono in molti, è in agonia ribadiscono altri, ormai non serviva più a nulla. Se ne parla, in molte trasmissioni televisive, come i reperti archeologici. Sta bene soltanto nei musei, a memoria dei posteri. Film, tivù, stampa, presentano, sempre più spesso, modelli di famiglia con genitori divorziati, bambini che fanno la spola da un coniuge all’altro, singles.

Secondo i demografi, nei paesi dell’Europa occidentale, si stanno verificando mutamenti familiari di grande portata, dall’epoca d’oro del matrimonio all’alba della coabitazione, dalla centralità del bambino a quella della coppia, da un modello unico di famiglia a una pluralità di forme familiari. Sempre più spesso i sociologi parlano di “famiglie” anziché di “famiglia”.

Le recenti trasformazioni della famiglia sono documentate da alcuni fenomeni demografici:

• Il matrimonio non è più l’unica scelta per una coppia e si riscontra, in generale, una forte resistenza a instaurare relazioni stabili;

• È in aumento il fenomeno della pluralizzazione delle forme familiari, con una lenta ma costante crescita percentuale di nuove forme (persone sole, nuclei monogenitoriali, coppie senza figli, famiglie ricostituite, unioni libere);

• Sono in aumento separazioni e divorzi;

• C’è una riduzione del numero medio dei figli, anche perché i nascituri sono visti più come nuovi individui da mantenere che non come nuova forza lavoro!.

• C’è, poi, una diversa valutazione, non sempre esplicitata, dei “costi” della filiazione;

• Il progressivo invecchiamento della popolazione, dovuto all’allungamento della vita media e alla diminuzione della natalità.

Quello che in realtà sembra essere messo in discussione, non è il “vivere in famiglia” o l’importanza della famiglia stessa, ma il modo di intendere la famiglia, la realizzazione di questa nella concretezza del vivere quotidiano. Sembra emergere una “famiglia postmoderna” più instabile. La libertà di scegliere nuove soluzioni, nuove forme, nuovi assetti relazionali, nuovi partner prevale nei confronti di valori più “tradizionali” come la stabilità, la durata e l’impegno reciproco.

Per il mondo d’oggi, quindi, diviene faticoso porsi in relazione con termini come: relazione, legame, alleanza. Tutto il vocabolario dei paragrafi dal 48 al 52 della Gaudium et Spes è costruito attorno a questi termini. Le nozioni chiave sono, per esempio: “comunità profonda di vita e di amore”, “alleanza”, “legame sacro”, “una sola carne”, “unione intima delle loro persone”, “dono reciproco fra due persone”, “indissolubile unità”, “dono scambievole”, “unione intima e casta”, “dono reciproco”, “medesimo affetto”, “carità scambievole”. Ridare forza a questi valori non è compito soltanto della Teologia e del Magistero, ma anche, e soprattutto, della Pastorale. Quest’ultima non sta ad indicare la parte della scienza teologica che si studia nei Seminari e nelle Università Teologiche, ma l’impegno delle nostre comunità parrocchiali di tradurre nel concreto del vissuto quotidiano le esigenze del Vangelo di Gesù Cristo che rivela e annuncia ad ogni uomo di buona volontà la bellezza e la bontà del matrimonio. •

Luca Tosoni

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