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Scuola alla prova del Covid

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Le difficoltà e le speranze di questo anno nei racconti di studenti, insegnanti e famiglie

Il suono della campanella che abbiamo (ri-)sentito ci ha emozionati tutti. Simbolo non solo di una scuola (e università) che riprende, come ci ha ricordato il Presidente della Repubblica: “ha il valore e il significato di una ripartenza per l’intera società. Lo avvertono i ragazzi, lo comprendono gli adulti e le istituzioni. Ci troviamo di fronte a una sfida decisiva (…) dopo l’angoscia e le chiusure, è ripresa a pieno ritmo la vita, così la riapertura delle scuole esprime la piena ripresa della vita dell’Italia”.
Molteplici possono essere le considerazioni su questa ripartenza, in cui certamente non mancano difficoltà, incertezze, timori, tuttavia alcune meritano di essere poste in luce in un editoriale, che svolge principalmente la funzione di introdurre le (belle) letture di esperienze e testimonianze che seguono.
Una prima considerazione riguarda la necessità di fare memoria dell’esperienza che abbiamo vissuto, rivolgendo da un lato un grato e significativo apprezzamento per l’impegno che è stato messo in campo per accompagnare le giovani generazioni nell’improvviso, difficilissimo periodo della pandemia, ma sottolineando dall’altro che le situazioni di povertà economica e sociale sono state appesantite e aggravate sul piano educativo e culturale da una didattica “casalinga” – nella forma vissuta nel periodo del lockdown di una didattica fatta da casa, per casa, in casa -, a motivo del fatto che questa necessita di risorse e competenze spesso assenti proprio laddove già si sperimentano privazioni, precarietà, disagi, problemi, conflitti.
Una seconda considerazione attiene l’importanza di affrontare, come singoli e come comunità (civile e ecclesiale), il presente con responsabilità, o meglio con e nella corresponsabilità, che deve, innanzitutto, esprimersi nel discernere cosa conta e cosa non conta, ciò che è (veramente!) necessario da ciò che non lo è, e vedere padri e madri, nonni e nonne, insegnanti e maestre, in una parola adulti, che possano mostrare ai bambini, ai ragazzi e ai giovani, con gesti piccoli e quotidiani, come attraversare questa particolarissima quotidianità scolastico-accademica, nonostante la stanchezza che tutti continuiamo a sperimentare.
Una terza considerazione riguarda quella che all’orizzonte appare come la sfida pedagogica per eccellenza che attende tutti coloro che sono impegnati nella formazione delle giovani generazioni: la costruzione di una fraternità educativa, che è farsi carico delle persone in formazione nelle loro rispettive condizioni di vita, attitudini, competenze impegnandosi non solo a tenere insieme “tutti” ma anche il “tutto” delle persone.
“Una società umana e fraterna – scrive Papa Francesco nell’enciclica “Fratelli tutti” – è in grado di adoperarsi per assicurare in modo efficiente e stabile che tutti siano accompagnati nel percorso della loro vita, non solo per provvedere ai bisogni primari, ma perché possano dare il meglio di sé, anche se il loro rendimento non sarà il migliore, anche se andranno lentamente, anche se la loro efficienza sarà poco rilevante” (n. 110).

Luca Girotti, Direttore dell’ufficio diocesano per l’educazione, la scuola e l’università.

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