La via dell’Annunciare

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Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra”. (Mt 13,45-46)

Il modo di vivere ed essere di molti cristiani di oggi mette in evidenza che si è persa la coscienza di quale grande grazia abbiamo ricevuto. Infatti una delle scuse più gettonate per giustificare l’indifferenza verso il dono che Dio ha fatto attraverso i genitori e la Chiesa è: “Io non l’ho chiesto; hanno fatto tutto i miei genitori, io ero incosciente, ecc.”. Forse l’uomo di oggi sa apprezzare solo ciò che guadagna “sudando” e non ciò che gli è donato gratuitamente perché “pagato” da Qualcuno capace di amare e colmare di misericordia.
Il convegno di Firenze, esperienza bella e che ha fatto respirare aria di Chiesa (Assemblea di convocati dal Signore), sarà servito se la comunità cristiana, clero e laici, senza timore di invadere il terreno di altri, sarà capace di annunciare e ri-annunciare con vera gioia all’uomo smarrito di questi tempi la bellezza della Buona Novella. Non si legge in nessuna parte del Vangelo che l’ nnuncio sia prerogativa di alcuni privilegiati.
È il Battesimo che abilita all’Annuncio, e l’Annuncio “può essere fatto anche a parole”. In difetto è, allora, colui che tiene nascosta la bellezza della perla ricevuta in dono. Il ministero per il cristiano deve essere solo stimolo a far di più e meglio, sorretto dalla Grazia. Il ricordo più bello di Firenze è l’uguaglianza di ogni battezzato. Ogni delegato ha potuto abbracciare e fare selfie con i fratelli “famosi”, cardinali, vescovi, preti. Siamo abituati a considerare questi ultimi, cardinali, vescovi e preti, come inavvicinabili. In quel contesto anche io ho potuto abbracciarli come “fratelloni”, pur nel rispetto del ruolo gerarchico e di livello di studi. Da papa Francesco mi hanno diviso soli pochi centimetri e una transenna.
Dai tavoli di lavoro di Firenze sono venute fuori delle indicazioni perché si possa ri-prendere coscienza e voglia di essere annunciatori: guardare con stupore a ciò che Dio ha compiuto nel suo Verbo e con il suo Verbo incarnato per la nostra salvezza; gioire come Maria e Giuseppe, come Simeone e Anna, la Samaritana e i risanati e tutti coloro che hanno accolto il dono di Dio.
È necessario sopperire alla funzione di annunciare che purtroppo in molte famiglie di battezzati si è accantonata e persa. La causa di questa perdita è riscontrabile nei continui stimoli che vengono a rubare il tempo e la gioia di essere i primi educatori alla fede, prima dei nostri figli e poi di chi incontriamo sul nostro cammino. I nostri figli, costretti ad ascoltare venti di dottrine che soffiano qua e la…
Ri-trovare il tempo per l’ascolto, per leggere e meditare il Vangelo sempre vivo e vivificante.
Se ci sforzeremo di mettere in pratica prima personalmente e poi nella e con la comunità questi accorgimenti saremo cristiani capaci di apportare un nuovo umanesimo in Gesù Cristo, l’Unico capace di dire all’uomo chi è l’uomo… e Lui solo sa farlo in maniera divina!
“Non abbiate paura” ci disse S. Giovanni Paolo II. Senza paura decidiamoci per Cristo.
Se come Paolo sulla via di Damasco spalancheremo le nostre porte a Cristo, come lui per riconoscenza per il Dono ineffabile e immeritato, saremo capaci di essere “apostoli delle genti”, ma cominciando dai figli prodighi che hanno abbandonato la casa del Padre e non riescono a ritrovare la via di casa. •

Roberto Antifora

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