Nei gruppi che hanno lavorato sulla parola “uscire” è emerso che “I giovani lamentano che essi si trovano già in uscita: da una società che sembra non aver bisogno di loro, e da una Chiesa – realtà parrocchiale – in cui non si sentono liberi di esprimersi e di mettersi in gioco e chiedono comunità audaci che sappiano scommettere su di loro”.
Nel porci la domanda “come uscire”? si è arrivati alla conclusione che è solo meditando il Vangelo e facendo propri gli atteggiamenti di Gesù è possibile vedere, ascoltare, accompagnare e promuovere ricordando che l’incontro accade “ogni volta volto per volto”.
Alla domanda “cosa testimoniamo?” è emerso prima di tutto che non è ciò che facciamo, ma ciò che siamo e crediamo che rende visibile la testimonianza del Vangelo. Ciò che facciamo infatti è solo una possibilità del declinarsi di ciò che siamo.
Il Papa in visita a Prato ci ricorda che “l’arrivo di persone forzatamente in uscita dalle loro terre, mette alla prova la nostra autentica disponibilità verificando se restano parole oppure si realizza quell’auspicato passaggio da progetti assistenziali a progetti di inclusione e integrazione sociale e comunitaria”.
Chiesa in uscita è la relazione rinnovata con chiunque, non limitandosi a rimanere “sentinelle dalla fortezza”, ma piuttosto come esploratori pronti a mettersi in gioco, correndo il rischio di sporcarsi le mani” (Papa). •
Ester Marino