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LA DITTATURA DELLE MINORANZE

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Il politicamente corretto è una minaccia per la libertà

Una mamma si rivolge al prete che accompagnerà i bambini ad un campo estivo per far presente che il figlio è celiaco. Il sacerdote le risponde che non ci sarà alcun problema e che, mettendosi d’accordo nel comprare gli alimenti giusti, sarà possibile preparare cibo apposito per lui.

La mamma, però, insiste affermando: «Sarebbe giusto, piuttosto, non fare la pasta per nessuno dei bambini, facendo mangiare a tutti solo carne, così mio figlio non si sentirebbe discriminato!».
Questo episodio veramente accaduto mi è stato raccontato quando ho fatto riferimento in un gruppo di amici alla tesi di Nassim Taleb (cfr. La dittatura delle minoranze. Dalle scelte alimentari alla politica, per imporsi basta meno del 3%. Nassim Taleb mette in guardia dai rischi per la democrazia: il politicamente corretto è una minaccia per la libertà, di Daniele Castellani Perelli).
Un altro amico sacerdote aggiunge subito di essere stato partecipe di un episodio analogo. Una madre si presenta per spiegare al prete che il suo figlio non può mangiare le ostie con glutine. Il prete, subito, la rassicura, spiegando che ormai in tutte le parrocchie vengono consacrate anche ostie senza glutine e basta farne richiesta perché il bambino abbia ostie apposite.
La madre insiste e per un’ora – dicesi un’ora! – continua a ripetere che sarebbe meglio che tutte le ostie distribuite fossero senza glutine, di modo che suo figlio non venga discriminato e non sia “costretto” a ricevere l’ostia a parte dagli altri!
Dai due episodi raccontati si comprende come l’analisi di Taleb sia pertinente e come, senza un’adeguata reazione, le minoranze intolleranti costringerebbero le maggioranze a scelte insulse.
Non è difficile rendersi conto come l’atteggiamento scelto per prendere il potere da parte delle minoranze dittatoriali sia quello del vittimismo: “Quanto soffrirebbe il mio povero bambino a dover mangiare un cibo diverso dagli altri”. Una falsa idea di discriminazione viene affermata per imporre a tutti l’accettazione di un determinato standard.
Appare altresì evidente che nei due casi sopracitati il problema è del genitore che proietta sul bambino le sue false visioni.
A nessun bambino farebbe problema, invece, mangiare un cibo cucinato appositamente per lui, data la peculiarità del suo sistema alimentare, né farebbe problema attendere la comunione degli altri per riceverla poi anche lui con un’ostia per celiaci. •

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