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Un sogno possibile

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Sant’Elpidio a Mare in pellegrinaggio a Cracovia

“Dziękuję”, che in polacco vuol dire “Grazie”, è stata questa la parola più pronunciata nella settimana della Giornata Mondiale della Gioventù.
In 49 abbiamo affrontato un viaggio di un giorno intero attraverso l’Europa per ritrovare qualcosa che qui, nelle nostre case, non riuscivamo a vedere: la Comunione tra tutti noi e l’esempio di una Fede forte e sincera, vera benzina per lo spirito di Carità che tutti noi cerchiamo di mettere nei gruppi parrocchiali, nei servizi e nella vita di tutti i giorni.
Per poter trovare tutto questo siamo stati aiutati dalla Polonia, nella fattispecie dalla cittadina di Sulkowice (a poco più di mezz’ora da Cracovia), che ci ha accolto come figli, dandoci un tangibile esempio di Carità: mettendo a nostra disposizione i loro spazi, le loro case e soprattutto il loro tempo. Qui abbiamo avuto un assaggio della vera vita di un piccolo centro della Polonia.
Oltre a questo ci siamo confrontati con l’internazionalità della città ospitante, Cracovia, che ci ha fatto capire il clima di comunione e fratellanza dell’evento, ed è stata in grado di progettare e controllare la manifestazione con un’organizzazione curata fin nei minimi dettagli. E per chi da casa ci ricordava del clima di terrore provocato dagli attentati, noi possiamo rispondere in tutta onestà che il nostro pensiero non ci si è mai soffermato, anzi la paura è stata fin da subito esorcizzata scherzandoci sopra.
Abbiamo poi avuto un forte assaggio di spiritualità nel santuario della Madonna di Czestochowa, dove abbiamo fatto esperienza in prima persona della devozione e della preghiera di chi veramente cerca il Signore.
Per chiudere infine con la spianata del Campus Misericordiae, dove si è concluso tutto con la veglia e la messa del Papa (un posto così importante per noi che abbiamo voluto prenderci un ricordo che è stato addirittura esposto al di fuori della Collegiata).
Per tutti la decisione di partire e lasciare tutto per una settimana, di “sprecare” dell’importantissimo tempo di vacanza per affrontare un viaggio che non sapevamo dove ci avrebbe portato e come ci avrebbe cambiato, non è stata facile. Per molti di noi la frase ascoltata nei giorni precedenti è stata: “Ma chi te lo fa fare?”. Beh, dalla nostra esperienza abbiamo capito che anche la preghiera è una festa quando è ben fatta, e le nostre ginocchia non erano doloranti per il lungo tempo in ginocchio sui banchi delle chiese, ma per i balli, che assieme ai canti erano le nostre vere preghiere, preghiere di gioia.
Addirittura il Papa in persona ci ha aiutato a trovare una risposta a questa domanda che ci veniva posta da parenti e amici, così appena arrivato al Campus Misericordiae ci ha detto: “Siamo venuti al mondo per lasciare un’impronta. Ma quando scegliamo la comodità paghiamo un prezzo: perdiamo la libertà”. E allora possiamo dire di aver capito il nostro compito: darci da fare, non restare “sul divano” da cui lui più volte ci ha spronato ad alzarci. E questo vogliamo fare, e questo messaggio vogliamo riportare nelle nostre case e nella nostra comunità.
Ancora una volta ci siamo “messi in gioco”. Che sia stato sotto la pioggia abbondante o all’inaspettato sole cocente, con più di 25 chilometri a piedi ogni giorno, con i pesi sulle spalle, attese e file infinite per poter sopperire anche ai più essenziali dei bisogni. Il tutto però è stato vissuto senza fatica nel cuore e nell’animo. Nessuna lamentela ha rovinato la settimana, forse l’unica che ci siamo permessi di fare è stata: “Dobbiamo già andarcene?”.
Bellissimo e toccante per tutti noi è stato vedere il clima di unione e affiatamento tra tutti i popoli (e  diciamoci la verità, anche molto strano). Nella giornata centrale il Papa ci ha avvisato: “Potranno giudicarvi dei sognatori, perché credete in una nuova umanità, che non accetta l’odio tra i popoli, non vede i confini dei paesi”. E questo “sogno” non è impossibile, noi l’abbiamo vissuto in prima persona quando tutti i ragazzi incontrati per strada condividevano con noi canti e balli, quando proponevamo scambi di oggetti con persone di etnie che normalmente eviteremmo, ma che lì invece andavamo a cercare per poter avere un loro ricordo o, più semplicemente, qualche parola da qualcuno con una storia “diversa” dalla nostra (che poi così diversa non era, perché almeno dalla voglia, dal desiderio di stare lì, eravamo tutti uniti).
Questa è stata la nostra esperienza di Misericordia.
Perciò ci sentiamo ancora una volta di dire Grazie: grazie innanzitutto a chi ci ha accolto e accudito per una settimana intera senza averne niente in cambio (almeno di materiale), grazie a chi ci ha consigliato o anche solo informato della possibilità di partire, grazie a chi con meticolosità ha organizzato tutto, grazie a tutti i parroci e i laici che ci hanno supportato e guidato, grazie ai Vescovi e ai Cardinali per le loro parole e le loro esperienze, grazie soprattutto al nostro don Enzo che con uno spirito più giovane del nostro ha fatto sì che ognuno di noi sia potuto tornare a casa dopo aver veramente incontrato il Signore, grazie ovviamente a Papa Francesco e grazie al Signore per la Fede che ci ha fatto riscoprire semplicemente volendo andare verso di Lui. •

I 49 della GMG di Sant’Elpidio

TESTIMONIANZE DI GRAZIA della GMG DIOCESANA

Sabato 19 Marzo 2016, Sant’Elpidio a Mare, Giornata Mondiale della Gioventù Sono trascorsi sette mesi dal grande evento che ha interessato non solo la città di Sant’Elpidio a Mare, ma tutta la Diocesi di Fermo. Rimangono nei nostri cuori le emozioni, i volti della gente; se dovessimo usare un’immagine simbolo che riassuma e descriva quell’indimenticabile pomeriggio di primavera, suggeriremmo l’immagine delle mani. Sì, proprio così, le mani. Tra le musiche, le grida di gioia, le parole dette, i volti incontrati, le storie raccontate, le preghiere, le mani hanno svolto un ruolo importante. Mani dei ragazzi che, librate in alto, ondeggiano in piazza al ritmo di musica, e, come fiori di campo mossi dal soffio del vento, ora si intrecciano ora si distanziano, immagine di una primavera di vita che già sboccia nel cuore di ognuno. Ma le loro sono anche mani unite in preghiera, è la fede “dei piccoli” che inonda chiunque, è presente di stupore e meraviglia. Mani del vescovo: mani esperte e sapienti che spingono la Porta della Misericordia e aprono così a tutti i giovani un varco di speranza in questi tempi di smarrimento e paura. E anche mani tese di un pastore che insegna a slegarsi, a sciogliere la propria vita dai legacci del non senso e della solitudine per essere liberi; liberi di vivere e di fare della propria vita una danza d’amore. Mani di una mamma a cui è stato tolto un figlio. Sono mani ferite, protese, quasi imploranti, che chiedono a tutti i giovani, di non morire, ma di vivere e vivere pienamente il dono della propria vita. E poi le mani strette, le mani occupate, le mani grandi e laboriose di tutti coloro che hanno messo anima e corpo nel preparare il tutto. Le mani unite, della chiesa UNA. In ultimo le mani di un piccolo grande uomo: don Enzo. Mani aperte cinquant’anni fa da un Altro per ungerle di amore e sacrificio e da allora mai più chiuse. Mani abili e consumate come quelle di un montanaro che conosce bene le sue pecore, ma anche i sentieri dove condurle. Le mani di chi ancora spezza il pane della propria vita per sfamare il proprio fratello. Ecco tutto questo è stata la Giornata Mondiale della Gioventù che tutti noi abbiamo vissuto a Sant’Elpidio a Mare, e con il cuore ancora colmo di gratitudine vorremmo semplicemente pregarti così o Dio: “Signore, il tuo amore è per sempre: non abbandonare l’opera delle tue mani” (Salmo138). •
Andrea Iualè

Abbiamo vissuto intensamente questo anno dedicato alla Misericordia in parrocchia. È stato un crescendo di emozioni, incontri, preghiera, raccoglimento spirituale, festa, … Voglia di Pasqua.
Fiducia e desiderio di essere Chiesa sono stati gli ingredienti di questo percorso.
Il Signore ha ispirato gli umili componenti del Consiglio pastorale parrocchiale; si è lasciato operare lo Spirito Santo ed ecco che l’indizione del Giubileo è diventata occasione di fare comunione, di trasmettere a tutti la gioia della misericordia. Come? Abbiamo sfruttato ogni canale utile per poterci sintonizzare col cuore dei nostri fratelli.
Abbiamo pensato ai tanti lontani che non frequentano la chiesa e li abbiamo raggiunti in ben dieci bar dove hanno prestato udito e cuore alle parole dei giovani seminaristi di Macerata che hanno annunciato la gioia del Vangelo giovedì 10 marzo.
Abbiamo posto al centro il sacramento della riconciliazione e la nostra comunità ha accolto l’invito a confessarsi durante l’intero arco della giornata di venerdì 11 marzo in Collegiata; i confessionali mai sono stati lasciati vuoti.
Abbiamo reso protagonisti i nostri bambini (catechismo, ACR, Oratorio, Focolarini), mettendo a frutto i loro talenti e facendoli rappresentare con grande fantasia le opere della misericordia; si sono messi in gioco, con serietà ed impegno sabato 12 marzo in Collegiata, esibendosi con disinvoltura con canti, balletti e scenette, costruendo un recital pieno di talenti “Racconta la buona opera”.
Abbiamo chiamato a raccolta tutte le associazioni cittadine per celebrare insieme una messa domenica 13 marzo; con gli ombrelli ci siamo messi in cammino, in processione da Piazza Matteotti fino al cimitero. Ci siamo riuniti con le altre parrocchie della vicaria e ci siamo dedicati con passione e zelo all’organizzazione della GMG diocesana del 19 marzo (dono straordinario della diocesi) e al pellegrinaggio al Duomo del 3 aprile. I giovani sono stati i fiori più belli del nostro giardino. Ed in 49 hanno partecipato alla GMG a Cracovia, guidati da un pastore instancabile ed entusiasta, don Enzo. Per loro è stato un anno intenso, vivo e ne ringrazieremo il Signore per i frutti che sicuramente matureranno.
Ora, come chiudere questo anno straordinario di grazia? Alla stessa maniera di come lo abbiamo iniziato. Di nuovo il consiglio parrocchiale si è riunito. Di nuovo lo Spirito Santo ha soffiato ed ecco che il 16 novembre andremo all’udienza dal Papa, il 18 novembre parteciperemo alla celebrazione penitenziale comunitaria ed il 20 novembre chiuderemo con un’adorazione eucaristica.
Nel nostro piccolo siamo stati una Chiesa EN SALIDA, come dice Papa Francesco. Una chiesa IN USCITA, pronta a incontrare le persone nella vita di tutti i giorni. Una chiesa aperta al mondo, ma forte della Parola e della presenza di Lui.
Gioia Corvaro

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