In viaggio tra le nostre campagne alla scoperta del bio.
Campagna di Contrada Girola di Fermo. È sabato pomeriggio ed è piovuto. Fa un freddo cane e il fango non manca. Giorgio Mezzabotta è nei campi. Anche oggi. Gambali di gomma, sta percorrendo i filari delle sue piante e guardando gli ortaggi, tutto rigorosamente biologico: finocchi, cavoli, indivia scarola… Un ettaro, dei 9,5, lo ha destinato alle piante di kiwi. Ci punta su questo frutto ricchissimo di vitamine, che viene da lontano (dalla Cina e poi dalla Nuova Zelanda). La terra vicino al fiume Tenna ne sembra vocata. Il primo a puntarci è stato suo padre, Luigi, anni Novanta. In queste ore Giorgio li sta raccogliendo per paura delle gelate. Li vende direttamente «ai consumatori finali». Ha allestito un gazebo, è un Punto Campagna Amica, Coldiretti. Quest’anno i kiwi sono pochi: 70-75 quintali contro i 300 dei momenti migliori. La scorsa stagione invernale è stata troppo calda pregiudicando la crescita. Nei pressi dell’abitazione, a poche decine di metri dal fiume, sorge la casa del nonno con antico mulino ad acqua e canale («lu vallatu»). Ai primi del Novecento produceva energia elettrica, ci sono ancora i macchinari.
«È difficile vivere in campagna, – mi dice mentre mi accompagna in un possibile futuro cammino salutista – è dura la vita dell’agricoltore. I prezzi dei cereali sono crollati. Stesso crollo per gli altri prodotti. Trent’anni fa con mille quintali di frutta, pari a 50 milioni delle vecchie lire, un mio amico si è fatto la casa». Oggi l’alternativa, mi spiega, è tra la quantità, con il conseguente uso di concimi chimici e ormoni, e la qualità. Lui ha scelto la seconda strada, la più rischiosa. «I 70 quintali di kiwi mi verrebbero pagati dai grossisti 50 centesimi al chilo». Una somma irrilevante. Così Giorgio punta sulla vendita diretta rivolgendosi a tutti gli amanti del frutto verde avvertendoli «che il mio frutteto è a loro disposizione e la mia azienda va avanti grazie proprio ai clienti finali e ai piccoli negozi dove consegno i miei kiwi».
Giorgio lancia anche una proposta: «Cerco persone che vogliano adottare le mie piante di kiwi», un modo per conoscere da vicino l’agricoltore, seguirne le azioni, acquistare alla fine un prodotto garantito. E qui il discorso si amplia e tocca tutti i produttori locali di qualità. Magari si potrebbe lanciare lo slogan «adotta un agricoltore, adotta le sue piante e le sue coltivazioni di ortaggi». Perché gli agricoltori sono anche paesaggisti e manutentori del territorio. «Penso che le coltivazioni agricole (biologiche specialmente) debbano essere tutelate come le opere d’arte. Se noi ce ne andiamo dalla campagna chi ci perde è l’intera società» Ed anche la salute. «Troppi prodotti stranieri poco controllati stanno invadendo l’Italia… Adottateci, ne guadagneremo tutti». •
Giorgio Mezzabotta è nato ad Altidona. Ha 49 anni. Dopo aver conseguito il diploma all’Istituto Tecnico Commerciale di Fermo, ha fatto esperienza all’estero: prima a Londra come cameriere, poi in Francia come impiegato. Amante di musica, specialmente del jazz e della brasiliana, per 16 anni ha gestito al centro di Porto Sant’Elpidio, un negozio di dischi: il Musiquarium. Chiuso il locale, è tornato in campagna, dai suoi, anche per la concomitanza della malattia del padre. Primo nel fermano, ha reintrodotto la coltivazione della canapa. Tra le sue piante anche due di Feijoa, un frutto dall’incredibile sapore.