Uno stimolo per i cattolici spesso demotivati e irrilevanti

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Leggere il giornale come abitudine è importante, aiuta a riflettere, inoltre riesce a farci distogliere lo sguardo da tablet, cellulari e computer. Migliora il linguaggio e il leggere è anche darsi una buona dose di cultura, quindi fa bene. La lettura solitamente è un passatempo però, come la scrittura, serve anche per capire ciò che le persone attorno a noi chiedono oppure anche per capire le risposte ai problemi. Leggere può anche aiutare a pensare e può anche far sognare, sognare un mondo nuovo o un tempo antico fatto di ricordi e di storia vera. Grazie alla lettura nascono sentimenti, ideali nuovi ed importanti. La lettura è libera e specialmente chi legge il giornale riesce ad interpretare meglio ciò che succede e riesce anche a dare osservazioni corrette riguardanti il mondo odierno, specialmente attraverso la comparazione di vari quotidiani o periodici come il nostro: La Voce delle Marche.
Da quando sono passata al “mondo dei pensionati attivi”, ho avuto modo di “collaborare” alle pagine di questo periodico diocesano. La prima tiratura è del lontano 1892 a seguito della Conferenza Episcopale Marchigiana del settembre 1891 e prese ispirazione, fin dagli esordi, dall’Enciclica di Leone XIII “Etsi nos”, nella quale il Pontefice riteneva necessario per i cattolici l’impegno nel settore della stampa.
Il Direttore Responsabile dal 2007 è don Nicola Del Gobbo. Il lavoro è di squadra, rappresentato da un comitato di redazione e da una rete di vari corrispondenti dal territorio. Qualche anno fa il giornale in questione si presentava in forma cartacea e usciva settimanalmente. Lo si distribuiva nelle Parrocchie del territorio diocesano e agli abbonati, attraverso spedizioni postali. Ma le cose non sono andate come si sperava: la scarsa attenzione da parte di alcuni Parroci e dei laici, i pochi abbonamenti e le onerose spese di gestione, ne hanno cambiato la forma che da cartacea e costosa è diventata digitale e quindi più conveniente.
Una cosa che mi ha sempre fatto riflettere è stato l’avvicendarsi negli anni dei collaboratori sparsi in tutto il territorio diocesano: attenti e addetti al monitoraggio locale. Figure utili e preparate, che hanno apportato un valore aggiunto al periodico e per le quali nutro profonda stima e gratitudine.
Altro aspetto, tipico de La Voce delle Marche così come di ogni giornale, è stata la “linea editoriale” tracciata fin dalla sua prima nomina dall’attuale Direttore don Nicola. Negli incontri di redazione, attraverso un dialogo aperto e attinente, si ricerca una condivisibile identità di vedute che poi si esprime attraverso la produzione dei vari articoli.
Le prime pagine mettono in luce i “problemi reali” e questo è un titolo di merito verso chi ne ha la responsabilità.
Il giornale, in tutti questi anni ed oggi ancora, accompagna da protagonista la vita della nostra diocesi. Già nel suo programma, si pone come uno strumento che invita i cattolici a riflettere, a muoversi, ad agire. Ci sono state stagioni politiche, sociali e culturali diverse e inevitabilmente anche il giornale, nella sua linea e nei suoi contenuti, ne ha segnato il passo. Esso tuttavia, con la lungimiranza dei vari Vescovi che sono succeduti, è stato ed è tuttora uno strumento pastorale che ha mantenuto una presenza viva ed efficace di informazione, di comunicazione e di formazione che ha saputo segnare significativamente i cento e più anni della nostra chiesa.
L’ispirazione è e rimane religiosa ed ecclesiale ma non mancano gli avvenimenti sociali e politici del nostro Paese, la sensibilità e l’attenzione alla cultura del popolo e alle sue vicende storiche concrete. Proprio la fedeltà alla dimensione religiosa, popolare e sociale del nostro territorio, ha caratterizzato profondamente La Voce delle Marche.
La grande eredità che questo giornale diocesano ci affida è la capacità di saper mantenere anche oggi uno sguardo idoneo a leggere e a discernere come comunità cristiana, i fatti e gli orientamenti sociali, culturali e religiosi nei quali noi siamo posti a vivere, continuando nel tempo ad essere quella sentinella che esorta a rimanere svegli, attenti e pronti all’azione.
Mi auguro di non aver trasmesso il messaggio di un nostalgico ricordare, guardando soltanto al passato ma possa aver dato l’idea che sia necessario promuovere un ulteriore impulso e diffusione al nostro giornale diocesano, consentendogli di svolgere nel modo migliore quella missione intuita e generosamente iniziata nel lontano 1892.
Che la comunicazione sia attualmente on-line e sporadicamente in formato cartaceo poco importa anche se la via cartacea è più salutare e rispetta le nostre abitudini. Tuttavia leggere i testi attraverso i mezzi elettronici è molto più comodo e rapido. I tempi corrono ed è giusto accogliere e guardare senza pregiudizi alle nuove tecnologie. Ciò che più conta è il rapporto pensiero-parola nella verità e con lo sguardo sempre proteso verso il mondo ma anche verso “l’alto” così come i nostri lettori si aspettano e ci chiedono. •

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