Ma che sorpresa!

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Il giorno di S. Francesco, il 4 ottobre, don Rocco Pennacchio viene a salutare i sacerdoti anziani e malati che vivono in seminario. Arriva alle ore 13,30, “perché – dice – non vuole disturbare il riposo che sono soliti fare dopo pranzo”. Alcuni li incrocia davanti all’ascensore, mentre salgono al terzo piano.
Don Rocco sale le scale per salire al terzo piano dove incontra tutti i residenti in veranda. Prima di sedersi però si avvicina ad ogni sacerdote, lo abbraccia, lo saluta, vuole conoscerne il nome. Poi si siede.
In confidenza, come un fratello, inizia a parlare della sua vita, della sua nomina, della sua Matera.
Nasce a Matera, città capoluogo di provincia e sede arcivescovile, il 16 giugno 1963.
Dopo aver conseguito il diploma di perito commerciale, inizia l’attività lavorativa e per un decennio presta servizio in una filiale di un istituto bancario. Presidente diocesano dell’Azione Cattolica Italiana (Aci), in seguito svolge un ruolo di rilievo presso la Regione ecclesiastica Basilicata; collaborando anche con i vertici nazionali dell’Aci.
A trent’anni, nel 1993, entra nel Seminario Interdiocesano Maggiore di Potenza dove consegue il baccellierato in teologia.
Il 4 luglio 1998 è ordinato presbitero dall’arcivescovo Antonio Ciliberti per l’Arcidiocesi di Matera-Irsina.
Nel 2006 consegue la licenza in antropologia teologica presso l’Istituto Teologico Pugliese di Molfetta.
Ha ricoperto l’incarico di economo diocesano dell’Arcidiocesi di Matera-Irsinia dal 2004 al 2013. Da settembre 2011 a dicembre 2016 è stato economo generale della Conferenza Episcopale Italiana. Da ottobre 2016 fino alla nomina di Arcivescovo di Fermo ha ricoperto l’incarico di parroco presso la parrocchia di San Pio X a Matera.
Il 14 settembre 2017 papa Francesco lo nomina Arcivescovo metropolita di Fermo. “Quando il Nunzio mi ha dato la notizia – confida don Rocco sorseggiando un bicchiere d’acqua – il mio volto non era raggiante. Il Nunzio se ne è accorto e mi ha chiesto: Non è contento del suo episcopato? Certo – Ho risposto – ma sono anche preoccupato per la mia situazione familiare”. Da 5 mesi infatti la mamma ha scoperto un problema serio. Ha bisogno di terapie settimanali. Ed è don Rocco che se ne occupa, che la accompagna in Ospedale. Ma, come sempre, – ha detto don Rocco – è Dio che chiama e ha progetti misteriosi su ciascuno.
Qualche sacerdote gli ha chiesto anche della sua Matera.
Matera è “la città dei sassi”.
Nel corso dei secoli il popolo materano si è distinto per precise virtù: umiltà, laboriosità, tenacia, resilienza, forza d’animo. Sono le virtù che avrà anche il futuro vescovo di Fermo.
La storia di Matera insegna infatti quanto il carattere del popolo materano sia forte e coraggioso. Negli anni della guerra, Matera si contraddistinse per essere la prima città del Sud Italia a insorgere contro le truppe nazifasciste, pagando con il sangue di civili la ribellione. Per tale atto eroico, la città lucana è stata poi insignita della medaglia al valor militare. Nessuna onorificenza, invece, è stata assegnata al suo popolo per la battaglia altrettanto gloriosa condotta fino agli anni ’50 del secolo scorso. Quando l’Italia del Novecento viveva i suoi tempi moderni e assaggiava il boom economico, la città dei Sassi era secoli indietro. Ferma, tristemente immobile. Da queste parti si viveva ancora in case scavate nella roccia, l’acqua corrente non esisteva e con i muli si condividevano spazi domestici e fatiche quotidiane.
Non è un premio che può rimborsare delle proprie cicatrici una terra. Gli abitanti di Matera hanno saputo riconoscere il merito del proprio sacrificio costruendo un futuro migliore. I luoghi della vergogna oggi sono meraviglie visitate da centinaia di migliaia di turisti ogni anno. Oggi Matera è conosciuta come una perla turistica unica al mondo. Un centro di vita artistica, economica e culturale elogiato da intellettuali e artisti. Quale migliore dimostrazione di straordinaria resilienza e intraprendenza?
C’è un tempo per accettare la realtà, anche se amara e dura. E matura un tempo in cui il chino basso di chi lavora sa far spazio all’azione per un futuro più felice. Senza deleghe, nè sconti. •

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