Ma che sorpresa!
Don Rocco sale le scale per salire al terzo piano dove incontra tutti i residenti in veranda. Prima di sedersi però si avvicina ad ogni sacerdote, lo abbraccia, lo saluta, vuole conoscerne il nome. Poi si siede.
In confidenza, come un fratello, inizia a parlare della sua vita, della sua nomina, della sua Matera.
Nasce a Matera, città capoluogo di provincia e sede arcivescovile, il 16 giugno 1963.
Dopo aver conseguito il diploma di perito commerciale, inizia l’attività lavorativa e per un decennio presta servizio in una filiale di un istituto bancario. Presidente diocesano dell’Azione Cattolica Italiana (Aci), in seguito svolge un ruolo di rilievo presso la Regione ecclesiastica Basilicata; collaborando anche con i vertici nazionali dell’Aci.
A trent’anni, nel 1993, entra nel Seminario Interdiocesano Maggiore di Potenza dove consegue il baccellierato in teologia.
Il 4 luglio 1998 è ordinato presbitero dall’arcivescovo Antonio Ciliberti per l’Arcidiocesi di Matera-Irsina.
Nel 2006 consegue la licenza in antropologia teologica presso l’Istituto Teologico Pugliese di Molfetta.
Ha ricoperto l’incarico di economo diocesano dell’Arcidiocesi di Matera-Irsinia dal 2004 al 2013. Da settembre 2011 a dicembre 2016 è stato economo generale della Conferenza Episcopale Italiana. Da ottobre 2016 fino alla nomina di Arcivescovo di Fermo ha ricoperto l’incarico di parroco presso la parrocchia di San Pio X a Matera.
Il 14 settembre 2017 papa Francesco lo nomina Arcivescovo metropolita di Fermo. “Quando il Nunzio mi ha dato la notizia – confida don Rocco sorseggiando un bicchiere d’acqua – il mio volto non era raggiante. Il Nunzio se ne è accorto e mi ha chiesto: Non è contento del suo episcopato? Certo – Ho risposto – ma sono anche preoccupato per la mia situazione familiare”. Da 5 mesi infatti la mamma ha scoperto un problema serio. Ha bisogno di terapie settimanali. Ed è don Rocco che se ne occupa, che la accompagna in Ospedale. Ma, come sempre, – ha detto don Rocco – è Dio che chiama e ha progetti misteriosi su ciascuno.
Qualche sacerdote gli ha chiesto anche della sua Matera.
Matera è “la città dei sassi”.
Nel corso dei secoli il popolo materano si è distinto per precise virtù: umiltà, laboriosità, tenacia, resilienza, forza d’animo. Sono le virtù che avrà anche il futuro vescovo di Fermo.
La storia di Matera insegna infatti quanto il carattere del popolo materano sia forte e coraggioso. Negli anni della guerra, Matera si contraddistinse per essere la prima città del Sud Italia a insorgere contro le truppe nazifasciste, pagando con il sangue di civili la ribellione. Per tale atto eroico, la città lucana è stata poi insignita della medaglia al valor militare. Nessuna onorificenza, invece, è stata assegnata al suo popolo per la battaglia altrettanto gloriosa condotta fino agli anni ’50 del secolo scorso. Quando l’Italia del Novecento viveva i suoi tempi moderni e assaggiava il boom economico, la città dei Sassi era secoli indietro. Ferma, tristemente immobile. Da queste parti si viveva ancora in case scavate nella roccia, l’acqua corrente non esisteva e con i muli si condividevano spazi domestici e fatiche quotidiane.
Non è un premio che può rimborsare delle proprie cicatrici una terra. Gli abitanti di Matera hanno saputo riconoscere il merito del proprio sacrificio costruendo un futuro migliore. I luoghi della vergogna oggi sono meraviglie visitate da centinaia di migliaia di turisti ogni anno. Oggi Matera è conosciuta come una perla turistica unica al mondo. Un centro di vita artistica, economica e culturale elogiato da intellettuali e artisti. Quale migliore dimostrazione di straordinaria resilienza e intraprendenza?
C’è un tempo per accettare la realtà, anche se amara e dura. E matura un tempo in cui il chino basso di chi lavora sa far spazio all’azione per un futuro più felice. Senza deleghe, nè sconti. •