Sergio Vastaroli: La Magia delle pietre che raccontano
Nei quadri di Sergio è possibile apprezzare la magica atmosfera dei piccoli luoghi, con scorci incredibili. Non utilizza nuance sobrie ma tinte brillanti, bellissime. Il suo colore preferito è il blu che nell’arte orientale, rappresenta l’intelletto, la verità, la fedeltà, la costanza.
Il blu è il colore della grande profondità, per i buddisti è il Cielo, purificante, oltre ad essere il colore dello spazio. Induce all’introspezione il blu, alla sensibilità, alla calma e serenità.
Gli chiedo quando e come abbia iniziato a disegnare e dipingere. Mi risponde sorridendo compiaciuto della domanda, confidandomi che fin da piccolo disegnare per lui ha significato desiderio di esprimersi, raccontarsi.
Il tempo della sera è il tempo da lui preferito in cui regalarsi uno spazio tutto suo. Ed è così che libera la vena artistica dei pensieri, dei vissuti e delle emozioni. Attraverso i quadri elabora creativamente tutte quelle sensazioni che magari, non sempre emergono a parole o nei contesti quotidiani. La sua azione creativa dell’immagine interiore diventa immagine esterna.
L’arte è libertà e permette un’espressione immediata, spontanea, arcaica ed istintiva di noi stessi.
La produzione artistica di Sergio trova terreno fertile anche nella relazione affettiva con le persone della sua famiglia. In casa l’arte e la cultura sono presenti ovunque, nei quadri, nelle ceramiche, nei numerosi libri che hanno in qualche modo accompagnato le sue scelte.
I suoi prodotti artistici non hanno bisogno di particolari “interpretazioni”, il significato per chi guarda è leggibile e chiaro. Sergio tra l’altro è molto attivo e ha svariati interessi come per il Teatro. Frequenta i corsi della Signora Barbara Mancini dell’Associazione Philosofarte con sede a Montegranaro. Ma ho anche scoperto che ama la Musica, suona il pianoforte, la chitarra e l’Organo in chiesa.
Ma chi è Sergio Vastaroli? Nasce a Fermo nel 1985. Il padre Franco Vastaroli era medico. Attualmente gestisce il negozio di casalinghi lasciatogli dal nonno. Ha frequentato l’Istituto Agrario di Ascoli e Macerata ma la sua principale passione è per la pittura.
I suoi progetti sono svariati, uno fra questi: poter allestire in periodo natalizio un’altra sua Personale. Le sedi a Monterubbiano non mancano e l’attenzione per la cultura è sempre viva. Lo dimostrano tutte le interessanti iniziative dell’Amministrazione comunale e della Pro Loco.
Il titolo dell’articolo sembrerebbe sibillino in realtà me lo ha suggerito la madre di Sergio: “Ho stimolato Sergio alla pittura perché ha un senso del colore molto bello sin da quando era piccolo, al tempo della Scuola Materna. Disegnare lo rendeva felice, lo rasserenava molto. Crescendo, gli ho suggerito di narrare Monterubbiano attraverso la fotografia e il disegno. Le sue produzioni sono state notate da Stefania Acquaticci che ha organizzato una Mostra nel mese di agosto scorso presso “La rosa scarlatta” in concomitanza con un altro evento culturale.
Sergio ama moltissimo il territorio di Monterubbiano, lo vive attraverso il paesaggio, la luce, i colori da cui ne trae energia. Le stesse pietre degli edifici ne raccontano la storia, le passeggiate coi nonni, l’ascolto delle fiabe, gli incontri nel negozio del nonno con tutti gli avventori, la scoperta del paese con gli occhi stupiti dei bimbi.
Importanti sono state le uscite col padre alla scoperta del territorio in percorsi che il papà stesso aveva fatto a sua volta quando era piccolo: le grotte, che Sergio ricorda e rappresenta come sfere di pietra in una forma gioiosa e giocosa. La grotta non è un tugurio per lui, ma un luogo di cui non aver paura. Altro elemento ridondante dei disegni di Sergio è il campanile senza campane della chiesa di San Francesco, ora Polo Museale e che fin da piccolo lo interessava proprio per quelle campane mancanti, mai collocate perché lo stesso campanile non avrebbe retto l’urto delle onde sonore e le vibrazioni. Nei colori delle produzioni di Sergio si ritrova la gioia di vivere, dell’incontro, di ogni passo che lui ha percorso con i suoi affetti. La sua vita fantastica fa da supporto e tutto questo grazie anche alla noia che alla fine torna utile perché attiva la creatività. Ecco dunque “La magia delle pietre che raccontano” nelle scene vive del quotidiano. Altri disegni di Sergio in apparenza ingenui, come i cassonetti dell’immondizia o quelli delle bombole del gas, hanno un loro significato. Sono espressione di esperienze dell’infanzia. Ci teneva moltissimo al fatto di dover riciclare il materiale di scarto come forma di rispetto dell’ambiente. Le bombole lo riportano all’attività del nonno col quale fin da piccolo ha condiviso il tempo libero. Lo amava moltissimo, lo aiutava per come poteva e come accade a tutti i bambini, gli piaceva imitarlo. Tutto questo suo vissuto gioioso riempie l’angolo dei bei ricordi che racconta proprio nei suoi disegni”.
Auguro a Sergio di continuare a custodire tutto l’entusiasmo per la vita e per le sue passioni, testimoniando così l’impego intelligente del tempo libero e liberante. •