Le case chiuse sono forse già aperte nei cellulari?
In questa lunga campagna elettorale stanno tenendo banco temi che paiono cucinati apposta per le tifoserie domenicali, che, per loro natura o sono pro o sono contro: vaccini, flat-tax, fake news, sicurezza e via dicendo. Tra questi, ce n’è uno che sembrava escluso dall’agone politico tant’è politicamente scivoloso e spinoso: la riapertura delle case chiuse vietate dalla Legge Merlin del 1958.
Il tema, come era ampiamente prevedibile, ha suscitato abbondanti discussioni su giornali, radio, Tv e Web, diventando uno tra i più gettonati nell’italica campagna elettorale per il voto del 4 marzo. Moltissime sono state le autorevoli voci contrarie alla proposta, provenienti soprattutto dal mondo ecclesiale, educativo e femminista, che giustamente vedono nella regolamentazione di quest’attività da parte dello Stato una lesione alla dignità della persona, anche nel caso in cui fosse frutto di una scelta consapevole e volontaria. Si sta quindi chiedendo correttamente allo Stato di continuare a proteggere la persona anche da se stessa.
Tuttavia, mentre genitori e nonni discutono della Legge Merlin, i loro figli e nipoti, senza alcuna protezione normativa o sociale, sono aggrediti in età sempre più infantile da una cultura prostitutiva di massa che passa, inevitabilmente, dallo smartphone, inseparabile compagno digitale che li introduce ad una visione di sé e degli altri di stampo pansessualista, dove non esiste l’eros ma la porneia, dove il corpo proprio e degli altri è una fonte di piacere da sfruttare e far fruttare.
Così, per esempio, milioni di ragazzine e ragazzini di scuola media che usano Snapchat rischiano fortemente di crescere con questa visione della vita, che toglie spazio e tempo a relazioni serene, equilibrate, delicate e non violente: secondo QC, infatti, Snapchat è pensata “apposta per scambiarsi foto a luci rosse”, per “rimorchiare in totale libertà”, per rendersi “sexy più che mai” senza fare la “figura degli sf***ti”, perché, altrimenti, “non ci sono foto sexy che tengano”; si tratta di una Chat che fa scambiare oltre 10 miliardi di video e immagini al giorno e che viene usata, per il 25%, da utenti tra i 13 (età minima per iscriversi) ed i 17 anni, il che fa capire che miliardi di video e immagini in un ambiente digitale nato per il sexting vengono scambiati ogni giorno da minorenni, anche molto piccoli. Le stesse considerazioni valgono, per esempio, per i gruppi segreti di Whatsapp che creano una zona franca in cui nessun adulto può entrare, né verificare, né aiutare, né correggere, né educare.
Le Chat, tuttavia, sono i collettori di condotte che, negli smartphone dei nostri giovanissimi figli, sono presentate come normali, alla moda e come parte di una modernità inarrestabile.
E non si tratta (tragicamente soltanto) dell’accesso alla pornografia mainstream ad una età in cui si deve ancora giocare con bambole e macchinine, ma di un modus vivendi attuato, sostenuto e promosso 24 ore al giorno da chi conta, ha credito ed è seguito, ovvero gli idoli dei giovanissimi.
Il mondo adulto, soprattutto quello educante, è talmente assuefatto e scoraggiato che, solo per citare un esempio, a nessuno è venuto in mente di sollevare almeno un sopracciglio sul video Chosen, girato dai vincitori dell’ultima edizione di X Factor, i Måneskin, ambientato nel corridoio di un albergo con le porte rosse, che evoca, senza usare nemmeno troppa fantasia, una di quelle case chiuse che qualcuno vorrebbe riaprire: tra scene erotiche, ragazze provocanti che attendono sulla porta della stanza, un prete con Bibbia e Rosario in mano in cerca di avventura, un bacio tra donne, appare, ben evidente, un avviso che mette in guardia i genitori che sono presenti contenuti espliciti, cui segue un nudo del leader del gruppo.
Si è talmente assuefatti da non accorgersi che 3 dei 4 componenti della band sono minorenni e che sono protagonisti di un video in cui i loro genitori sono invitati a proteggerli dalle loro stesse immagini.
Nasce, a questo punto, una domanda: le case chiuse sono forse già aperte nei cellulari delle ragazzine e dei ragazzini di scuola media? •