Seminario: il mese missionario con due agostiniani
“Il mese di ottobre deve essere considerato, in tutti i paesi, come il mese della Missione Universale. La penultima domenica è chiamata Giornata Missionaria Mondiale e costituisce l’apice della festa della cattolicità e della solidarietà universale”.
Con queste parole, San Giovanni Paolo II nel 1980 invitava la Chiesa a riscoprire e vivere in pienezza questo importante evento, celebrato per la prima volta nel 1927. Proprio per riflettere su queste dimensioni Lunedì 22 Ottobre nel Seminario Arcivescovile si è tenuto un incontro a cui hanno partecipato due missionari appartenenti all’Ordine degli Agostiniani Scalzi, Padre Doriano Ceteroni, originario di Capodarco di Fermo ed il suo confratello e collaboratore Padre Alexander Gregorek, nativo del Brasile. Padre Doriano, attuale ministro generale dell’Ordine a Roma, ha operato per quasi quarant’anni nelle missioni agostiniane di Brasile, Paraguay, Filippine e Camerun, mentre Padre Alexander si trova dal 2007 in Paraguay, dove si occupa principalmente di formazione universitaria e di assistenza spirituale nella zona di Yguazù.
È stato davvero interessante ascoltare i racconti dei due religiosi, dalla vita così significativa e ricca di esperienze, vissuta a contatto di contesti sociali e culturali estremamente diversificati. Entrambi hanno messo bene in luce un aspetto della loro vicenda spirituale molto eloquente: non avrebbero mai pensato di diventare religiosi né tanto meno di partire in missione. Padre Doriano racconta di essersi avvicinato agli Agostiniani Scalzi ad undici anni, su proposta di un coetaneo che sarebbe entrato in comunità l’anno successivo, mentre Padre Alexander ricorda con emozione che fu una donna con cui lavorava a proporgli di visitare il convento di Santa Monica a Toledo-Parana (Brasile). Per sintetizzare questa dinamica del progetto di Dio su di noi e sulla nostra vita, entrambi hanno affermato con convinzione che “è meglio farsi scegliere che scegliere”; e questo, senza dubbio, risulta valido anche per la vocazione alla missione, per cui Padre Doriano ha sottolineato l’importanza della disponibilità di fronte alle richieste dei superiori, che “vedono in noi cose che noi stessi non riusciamo a percepire”.
Non a caso anche il grande Sant’Agostino, Dottore della Chiesa, non desiderava affatto diventare Sacerdote, né tanto meno Vescovo, cosa che accadde su richiesta esplicita del Vescovo di Ippona, Valerio. Padre Alexander si è poi soffermato a parlare del suo ministero in Paraguay, preceduto da un periodo di studio dello spagnolo e del guaranì (la lingua del popolo), necessario perché – afferma – “è assolutamente imprescindibile imparare la lingua delle persone che si andranno a servire, e non solo per motivi pratici”; ha poi raccontato in concreto la sua vita fatta di insegnamento teologico in una facoltà cattolica, di direzione spirituale e di organizzazione di ritiri che i giovani paraguayani frequentano con assiduità. Emerge chiaramente la dedizione di questi religiosi per favorire l’incontro degli uomini con Cristo, prima di ogni altra cosa, memori dell’insegnamento del Padre Agostino (“Ci hai creati per te, Signore, ed il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te”), dedizione che li spinge ad abbandonare i Paesi di appartenenza per annunciare a tutti il Vangelo di Gesù Cristo, fonte di Gioia e di Pace.
Padre Doriano invece, in uno stile brillantissimo, ha attinto al suo notevole bagaglio di esperienze maturate in quarant’anni di missione in tre continenti (“un privilegio che la Provvidenza mi ha dato”), spiegando che i vari ostacoli possano essere vissuti come una via per crescere nella Fede e nell’umanità, imparando da tutti i contesti. Affermazione provocatoria per l’uomo postmoderno che, spesso chiuso nelle sue idee e prigioniero del suo ego e dei suoi progetti, non riesce ad aprirsi agli altri né all’Altro…
Eppure Qualcuno ha detto: “Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà. Che giova infatti all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima?” (Mc. 8, 35-36) •
Francesco Capriotti