Le storie di chi, seppur nel dolore, sa trovare la speranza attraverso la fede.
Natale è ormai arrivato: siamo chiamati a non rimanere nell’ovile, ma ad uscire per recarci alle periferie del mondo dove tante persone soffrono senza speranza; a recarci in quelle strade dove non ci sono luminarie perché tutto è spento nel cuore, dove non c’è più neanche il ricordo infantile del Natale!
Natale, festa della famiglia chiamata a non rimanere chiusa tra le pareti della propria abitazione, ma ad aprire le porte per ascoltare le esperienze degli altri.
Natale, giorno della conversione dell’ascolto: ascoltare l’altro, lasciarlo parlare anche se non condividiamo pienamente le sue idee.
L’ascolto è un gesto di autentica carità, che affonda le sue radici nella memoria di ciò che abbiamo ricevuto, ricordandoci di come noi stessi siamo stati raggiunti, presi per mano ed amati da Dio.
Camminando, dunque, per le strade del mondo, pur rimanendo in monastero, incontro una ragazza che conosco da diversi anni, con una sete di sentirsi amata e di amare, con conflitti in casa, tipici dell’adolescenza.
Uno scappare per ritrovare la dimensione della libertà, con quella sete d’amore che le brucia dentro. A rischio, purtroppo!
Incontri con gente che offre a buon mercato promesse da marinaio, carpendo la buona fede di chi si attende di più…inevitabile il resto!
Edificante la sua testimonianza con la grinta che la caratterizza, col suo “rientro” in famiglia dove i rapporti cambiano per il miracolo della vita che tale resta, pur nell’amarezza dell’abbandono dell’ingannevole partner.
Nel suo cuore vive la bimba e lei vive per la sua creatura che con amore ha desiderato.
Il Natale, per lei è speciale, proprio in vista di questo grande dono.
Non una parola contro chi si è dileguato, un po’ di tristezza e disagio per essere sola, ma felice, nonostante tutto!
“Ho scoperto di essere incinta il 24 agosto di quest’anno, il giorno di Santa Patrizia. Tanto lo sgomento di fronte ad una notizia che avrebbe potuto solo darmi gioia, se non fosse…se non fosse che non ho una relazione stabile e solida. Un bel “fulmine a ciel sereno”, insomma. Ecco che, per l’ennesima volta, mi sono trovata a chiedermi che cosa volesse il Signore da me, in questo preciso istante della mia vita in cui tutto mi sembrava presagire auto-realizzazione e porte nuove da scoprire!!”.
“Appena laureata, difatti, mi sarei apprestata a fare tirocinio ed iniziare a praticare nella professione tanto bramata, invece di fronte mi trovo l’altrettanto desiderata, sebbene immaginata diversamente, “maternità”. Perché sì, si è Madri da subito e ciò ho potuto sperimentarlo nonostante tutto e nonostante un’altra sfida enorme, mastodontica, si affacciasse nella mia vita: avrei custodito questo dono!”.
“Decisione presa non a cuor leggero. I primi mesi, infatti, sono stati scanditi da paure, angosce e dubbi: che madre sarei stata? Ce l’avrei fatta “da sola”, sebbene accolta con amore dalla mia famiglia d’origine? Mi avrebbe sostenuta la preghiera?”.
“Poco dopo, venni a scoprire che Santa Patrizia fosse la protettrice delle persone senza compagno o compagna e mi sono sentita risollevata nel metterLe nelle mani la mia Storia, in tutta la sua complessità e meraviglia. Una Protettrice che mi conforta nei momenti bui, ma che mi ha fatto scorgere anche tanta gioia, stupore e speranza nel proseguire lungo il mio Cammino!”.
“È vero, per adesso non ho ancora un compagno affidabile, né lavoro, tuttavia, in cuor mio e operosamente sono in moto affinché s’innestino la più grande fiducia e concretezza nel mio presente di colei che Attende.
L’Attesa è proprio il momento che scandisce non solo il mio “tempo biologico” in quanto puerpera, ma pure “tempo di fuori” poiché aspetto il Natale! Non solo una Nascita futura, mia tutta mia fatta di carne, ma anche di una che si rinnova, anno dopo anno, dal sapore e sentore sempre diversi e, mai come quest’anno, speciale! Sono solita, da un paio d’anni, prepararmi al Natale con piccole azioni quotidiane atte a ricordarmi l’Amore ricevuto e la conseguente Gratitudine che ne è scaturita e mi appresto a gestarli proprio come questo Amore e Gratitudine, soprattutto adesso e nonostante tutto, aspettando una bambina”.
Incrocio un’altra giovane che conosco da tanti anni. Svolge il suo lavoro d’infermiera con amore, a servizio degli altri, con una disponibilità che va oltre le ore lavorative, instaurando un bel rapporto con tutti. Evangelica la sua prossimità agli altri, condividendone gioie e dolori, come nel caso della malattia della sua amica che aveva affidato alle nostre preghiere.
L’amicizia! Un valore da rispolverare e riportare alla sua lucentezza, liberandolo dalle incrostazioni dell’egoismo, di sentimenti utilitaristici passeggeri che equivalgono al moderno “usa e getta!”. Ne parla Aelredo di Rievaulx in “L’Amicizia spirituale”.
“Quaggiù non c’è nulla di più santo da desiderare, nulla di più utile da cercare, nulla più difficile da trovare, niente più dolce da provare, niente più fruttuoso da conservare dell’amicizia” (II 9). Più ancora: “Essa dà sapore a tutte le virtù; con la sua forza reprime i vizi: tempera le avversità e modera la prosperità; così tra i mortali nulla può essere piacevole senza un amico. Si può paragonare ad una bestia chi non abbia uno con cui gioire nelle ore liete e piangere nelle tristi; uno con cui sfogare ciò che pesa nel cuore, a cui comunicare le idee straordinarie e sublimi che gli venissero. ‘Guai a chi è solo: quando cade non avrà chi lo sollevi’ (Qo 4, 10). Ed è proprio solo, chi non ha un amico” (II 10-11).
Davvero inconsolabile il suo dolore che mi ha manifestato per telefono. Questa sofferenza è stata attraversata dalla parola di San Paolo “È apparsa la grazia di Dio” alla cui luce anche la dipartita di una persona cara è una manifestazione di Dio. Continua il dolore del distacco, ma è stemperato, nella certezza che Giuly è nelle braccia di Dio Padre! “Sono pronta ad accogliere quel Gesù che viene”: può ben dirlo, in preparazione al Natale!
“Da bambina mi hanno insegnato che il Natale è la nascita di Gesù. Senza Gesù non c’è Natale. La mia famiglia mi ha trasmesso la fede cristiana, che mi ha permesso d’incontrare quel Gesù che è il dono più grande di Dio. Quest’anno, però, mi porto nel cuore un dolore immenso: la perdita della mia migliore amica e collega.
Quel terribile tumore in 24 giorni ha strappato dalla mia vita la cara Giuly, ma con l’apostolo Paolo voglio dire: “E apparsa la grazia di Dio”. Sono pronta ad accogliere quel Gesù che viene. La nascita di Gesù è il gesto d’amore più grande del nostro Padre del cielo. La vita è un pezzo di tempo che abbiamo per imparare ad amare. Con il Signore Gesù nulla ho da temere, perché Lui m’indicherà la strada, con perseveranza seguirò i suoi insegnamenti. Lui che conosce il mio cuore, realizzerà il suo progetto su di me”. •
Madre M. Cecilia Borrelli
Abbadessa Monastero
Benedettine Fermo