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IL MESSAGGIO DELL’ARCIVESCOVO, MONS. ROCCO PENNACCHIO PER LA SANTA PASQUA

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FERMO – Pasqua 2024 –

“Nessuno ha visto Gesù risorgere.
Un angelo, venuto dal cielo, fa rotolare la pietra ma i soldati di guardia – che avrebbero
potuto riferire qualcosa dell’avvenimento – erano cadute a terra come morte, per lo spavento
(cfr. Mt 28, 2-4). Le donne, che erano giunte al sepolcro, non hanno visto, ma ricevono la
notizia dall’angelo. La risurrezione rimane un evento inaccessibile se non attraverso i suoi
effetti. La Chiesa da duemila anni si regge sulla testimonianza di un sepolcro vuoto, abitato da
segnali (bende, sudario…) che parlano di un cadavere che non c’è più. Eppure ciò che i
discepoli di Gesù hanno visto e udito genera la fede nel Risorto. La risurrezione di Gesù è il
punto decisivo, il cardine della fede cristiana, perché come scriveva Benedetto XVI “se Gesù
sia solo esistito nel passato o invece esista anche nel presente, ciò dipende dalla resurrezione”
(Gesù di Nazareth. Dall’ingresso in Gerusalemme fino alla risurrezione, p. 270).
Il sepolcro vuoto dice la dinamica del mistero pasquale; è proprio lì dentro, come ci ricorda
la Sequenza del giorno di Pasqua, che morte e vita si sono affrontate in uno prodigioso duello.
Nel sepolcro, infatti, si era conclusa la tragica vicenda terrena di un uomo condannato e
giustiziato dal potere del tempo; dallo stesso sepolcro si è sprigionata la forza non della
rianimazione di un cadavere ma di una vita totalmente nuova che ha rappresentato un salto di
qualità per l’umanità. Grazie alla risurrezione di Gesù, infatti, uomini e donne di ogni tempo
sono destinati ad entrare in una dimensione di eternità. Forse facciamo fatica a credere
nell’esperienza in sé, anche perché la rinviamo ad un futuro dopo la morte. Eppure, se Gesù si
identifica con essa (“Io sono la risurrezione e la vita” – Gv 11, 25), già in questa vita non è
possibile credere in Lui se non come risorto e, quindi, vivente”.
“Il sepolcro vuoto, perciò, ci invita a vivere da risorti, cioè da persone che continuamente
affrontano il prodigioso duello tra morte e vita, che sanno attraversare le “morti” quotidiane
della fatica, dell’incomprensione, della sofferenza, della rinuncia all’egoismo e all’aggressività;
che non si rassegnano di fronte al proprio peccato, che si fanno carico delle conseguenze del
male nel mondo, per rinascere ogni volta con la forza dello Spirito Santo. Certo, è possibile
rinascere a nuova vita, già su questa terra. L’energia della risurrezione di Gesù, infatti, non
agirà solo al momento della nostra morte fisica ma già opera in noi dal giorno del Battesimo
come spinta di cambiamento e di rinascita. Ciò che anima questi “esercizi spirituali” è l’amore
che in noi ha riversato Gesù, quello stesso amore che lo ha portato a donare la vita per l’umanità
e che è stato così decisivo da vincere la morte”.
“Gli auguri pasquali, in questo senso, sono invito a credere e fidarci del Signore Risorto
per morire a noi stessi ed aprirci ad una vita che si dona per amore: in questo consisterà la
nostra autentica realizzazione”.
“Cristo è Risorto! È veramente risorto!”

Mons. ROCCO PENNACCHIO
Arcivescovo Metropolita di Fermo

About Tamara C.

Direttore de La Voce delle Marche

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