Grottazzolina, ore 16 di sabato 23 novembre 2024. Fervono gli ultimi preparativi per accogliere i giovani per la celebrazione della Gmg diocesana al palazzetto dello sport. Arrivano già alcuni piccoli gruppi dalle parrocchie in un flusso che da li a poco sarà ininterrotto per la prossima mezz’ora. Gli spalti si riempiono tra saluti, sorrisi, abbracci e battute accompagnati da musiche, video e slogan di accoglienza che giungono dall’amplificazione della struttura allestita di tutto punto per l’occasione. Due giovani presentatori, Manuela ed Alessandro, presidiano il palco introducendo il tema portante dell’incontro: “Quanti camminano nel Signore, camminano senza stancarsi” (Cfr Is 40,31). Il supporto audio video presenta il breve brano di Isaia scelto come icona biblica da Papa Francesco per questa occasione: “Il SIGNORE è Dio eterno, il creatore degli estremi confini della terra; egli non si affatica e non si stanca; la sua intelligenza è imperscrutabile. Egli dà forza allo stancoe accresce il vigore a colui che è spossato.I giovani si affaticano e si stancano; i più forti vacillano e cadono; ma quelli che sperano nel SIGNORE acquistano nuove forze, si alzano a volo come aquile,corrono e non si stancano,camminano e non si affaticano.” (Is 40, 28-31). Al termine viene chiamato sul palco il sindaco di Grottazzolina per i saluti di rito. Il dott. Alberto Antognozzi aggiunge al saluto un ringraziamento particolare per la scelta della sua città per questa manifestazione sottolineando la presenza di profonde radici cristiane nella tradizione della popolazione che ritiene un valore aggiunto prezioso per affrontare la sfida di ogni tempo. Al termine dei saluti sale sul palco Cesare Catà che la locandina definisce “filosofo e performer teatrale” e che rappresenta una personalità di rilevanza culturale indubbia nel panorama culturale di tutto il fermano (e non solo). <Solo le parole sono un bene sicuro ed un luogo sicuro… Le parole possono cambiare la vita… Se non hai le parole non puoi comprendere chi ti è vicino!> sono alcuni tratti del percorso che Catà propone al pubblico attento delle gradinate. <… ma se non hai parole non puoi comprendere neppure te stesso… le parole aprono ad orizzonti ulteriori, dove più pensiero e più parole rendono liberi” … “pensare in maniera libera e indipendente>…, <se abbiamo meno parole siamo meno liberi>. Anche per il Cristianesimo la parola è importante in quanto Parola-Logos. Essa può creare anche timore, come nel caso dell’annunciazione a Maria, ma è una parola rassicura; “non temere” ricorda Cesare Catà, è il conforto dell’angelo al timore Maria e nostro nel sentirci inadeguati. Ad un certo punto gira per gli spalti una scatola contenete più di 70 braccialetti riportanti una parola diversa. Catà esorta i giovani a fare una pesca per trovare una parola con cui confrontarsi insieme. Vengono fuori Ansia, Anima, Disperazione, Ritorno, Amore, Nostalgia, Pellegrino, Gioia, Terrore, Speranza. Per ciascuna di esse Catà intraprende una sorta di cammino ritmato sul feltro del piccolo palco che cadenza anche le sue espressioni di significati derivanti dal greco, dal latino, dall’ebraico, come anche dal francese, dall’inglese e dal tedesco in un turbinio filologico ed etimologico che rivela le molte accezioni e la pluralità di significanze che ogni singola parola può contenere, descrivere e comunicare. Al termine della sua “performance semantica” Catà lascia il palco tra gli applausi meravigliati ed entusiasti dei partecipanti travolti da un’insolita tempesta di parole che hanno sprigionato pensieri e ricordi in ciascuno.
Dopo alcune attività proposte della verve dinamica di Chiara e Samuele, che a mo’ di animatori hanno messo in moto tutti i giovani sulle gradinate, è stata la volta dell’Arcivescovo Rocco Pennacchio. A partire dal brano di Isaia, transitando per alcuni passaggi tratteggiati da Catà, ha sottolineato come la parola Speranza (contenuta anche nel titolo del prossimo Giubileo) sia <la forza che aiuta a comprendere il fine per cui siamo stati creati>…, <è la forza che ci rincuora quando siamo spossati, svuotati, stanchi>…, <quando sembra che non possiamo trovare nessuno che ci ridia vigore>. <Solo Dio non si stanca – prosegue l’Arcivescovo – anche quando gli adulti vacillano>…, <anche se preghiamo il Signore di toglierci la stanchezza essa è parte ineliminabile dell’esistenza e ciò che ha il potere di aiutarci è questa forza di guardare oltre>. Citando Viktor Frankl (neurologo, psichiatra e filosofo austriaco che ha vissuto da prigioniero nei lager tedeschi), Mons. Rocco ricorda che solo chi ha la capacità di guardare al di là del filo spinato dei nostri drammi esistenziali riesce a sopravvivere e salvarsi. <La speranza riposta su solide basi ha la forza di “portare il cuore oltre l’ostacolo”. La nostra Speranza di credenti è posta sulle solide basi di un “Incontro che ci rinfranca” ; con l’Avvento abbiamo l’occasione di “tendere a, tendere a Dio” … “non è un generico ottimismo ma un’azione che ci porta verso un’incontro” … ” mi dà speranza nella misura in cui mi rincuora; la Speranza non delude, ci ricorda San Paolo”. Possiamo esercitarci rimanendo vigilanti e attraverso un Amore che si fa servizio (l’Agape di cui parlava Catà) che è l’incontro con l’altro fratello>.
“Come le aquile, … chi ha la speranza in Gesù si libra in volo”, … “Gesù ci dice “venite a me!” voi che siete afflitti, svuotati, appesantiti”… “La vita eterna è la speranza in questo incontro”. <E quando uno ha le batterie scariche? – chiede don Rocco – Le batterie scariche si ricaricano nell’incontro con la Chiesa!”>… <L’augurio è, allora, – conclude l’arcivescovo – di trovare persone che ci ricaricano e di essere anche noi persone che ricaricano chi si sente spossato e svuotato>. La preghiera di mandato conclude questo intenso pomeriggio che dà anche la possibilità di salutarsi in un momento conviviale tra musiche e canti in cui tanti volti si incrociano e si riconoscono come compagni di strada, pellegrini di una Speranza che non delude. “Essere giovani essere testimoni autentici e coerenti del Vangelo, essere fonte di coraggio evangelico, è una grande sfida. Insieme possiamo tracciare nuove strade fatte di speranza, coraggio, accoglienza, fiducia, fraternità, condivisione, sostegno, passione solidarietà e gratitudine. Siamo chiamati ad essere pellegrini lungo le vie del mondo, mano che sorregge chi sarà stanco e scoraggiato, sorriso e contentezza per chi sarà nella gioia. Dobbiamo essere sempre consapevoli che, in ognuno che incontriamo lungo il viaggio della nostra vita, troviamo Lui, il nostro amico e fratello Gesù che non smetterà mai di accompagnarci lungo il pellegrinaggio della nostra vita”.
Francesco Fioretti
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