La precarietà lavorativa, l’incertezza professionale, la crisi, l’instabilità familiare, inducono i giovani a rinviare scelte fondamentali della vita, come il matrimonio e i figli. In queste condizioni è insostituibile l’apporto della famiglia o della rete di famiglie affinché i giovani possano scoprire la bellezza di costruire relazioni mature eresponsabili. La questione affettiva è complessa e coinvolge tutti: famiglia, scuola, comunità ecclesiale, società civile. Non educhiamo al matrimonio i giovani con il solo percorso pre-matrimoniale. Occorre infatti riscoprire l’adesione a Cristo come scelta personale di fede.
Questa è la strada più idonea per vivere l’affettività. Tale cammino educativo non può esaurirsi con 12-15 incontri pre-matrimoniali. È importante, dunque, accompagnare i preadolescenti, gli adolescenti, i giovani, nel cammino di ricerca della fede e di scoperta di autentiche relazioni affettive attraverso proposte qualificate e impegnative. Scriveva il cardinale Martini in Itinerari Educativi: “Il discorso della castità cristiana è in qualche modo paradossale, rispetto a una concezione corrente e banale del vivere. Crea delle spinte e delle aperture che sono in ordine al modello evangelico di amore e libertà. Per questo non sarà facilmente capito da tutti. Ma ai giovani non dispiace una coraggiosa proposta cristiana di castità: spesso la esigono dagli educatori, pur nella consapevolezza delle contraddizioni e dei facili compromessi. I giovani e gli adolescenti intuiscono, forse più degli adulti che c’è in gioco l’amore vero e l’uso corretto dell’inestimabile patrimonio della sessualità: temono anche di esaurire le risorse che la natura offre per aiutarli a fare scelte d’amore.
Chi non ha il coraggio di indicare ai giovani itinerari di castità per educarli all’amore, dimostra a sua volta di non saperli amare veramente”. La chiamata di Dio è riconoscibile soltanto in un contesto di relazioni: la relazione che chiama alla vita, la relazione con chi fa udire la chiamata alla vita buona. Questa vocazione è possibile unicamente all’interno della relazione che genera alla vita. La famiglia, in tal senso, è il grembo che dà alla luce una vita e dà una luce per vivere. Essa è il luogo originario della vocazione, perché dona la vita come promessa, crea l’ambiente in cui la promessa può essere portata a compimento. La famiglia è vocazione, ma la vocazione della famiglia è render possibile la vita come vocazione, prima della coppia, e poi dei figli. Essa è una risorsa, perché, senza clamore, semina nel solco della storia il valore della gratuità. L’amore coniugale non è soltanto sentimento o passione ma relazione in cui ci si dona, ci si accoglie, si riconosce Dio come Padre e Madre, ci si apre al servizio della vita e per la vita. L’aumento delle separazioni non deve far cambiare idea. La verità non si misura infatti con numeri o statistiche. Quanto più si tiene accesa la luce dell’amore degli sposi, tanto più si raccolgono frutti abbondanti di bene. •
Tania e Germano Salvatori
Il più bello dei mari
Il più bello dei mari è quello che non navigammo.
Il più bello dei nostri figli non è ancora cresciuto.
I più belli dei nostri giorni non li abbiamo ancora vissuti.
E quelloche vorrei dirti di più bello non te l’ho ancora detto.
– Nazim Hikmet