La Voce esiste e resiste
Così nel maggio 1892 scrivevano i redattori del primo numero de La Voce delle Marche, con lo scopo di parlare alla mente per infiammare il cuore. “Non è qui il luogo e il tempo di fare il quadro delle miserie onde siamo circondati, – si legge in quel primo numero – avendolo fatto persone più competenti e capaci che non siamo noi. Per quanto riguarda noi italiani, l’Avv. Guido Nobili, in una lettera a Sua Maestà il Re sotto il titolo De profundis clamavi ad te Domine, compendia il risultato delle indagini con la conclusione che la vita quotidiana di ogni onesto italiano sia ripartita nelle tre funzioni: denunziare, pagare e ricorrere. Brutti elementi costitutivi del nostro essere dopo la conquista delle libertà”. Nulla è cambiato dopo 125 anni. Allora il giornale diocesano serviva a contrastare la stampa che “attaccava i nostri dommi”, gettava “scherno e discredito sopra istituzioni e persone degne d’ogni considerazione e rispetto”. Oggi La Voce delle Marche, vivo e vegeto «periodico di informazione e cultura fondato nel 1892» on line raggiunge da tre a seimila contatti settimanali e ha gli stessi intenti. Parlare alla mente e al cuore. Quelli che un tempo erano etichettati come i “giornali del vescovo” sono fatti così: erba tenace, che non molla, mentre i circuiti mediatici si ostinano a ignorarli, segregandoli come “stampa minore”.
Eppure è una grazia la redazione attuale de La Voce delle Marche, formata da insegnanti, dottori, diaconi, presbiteri che prestano la loro penna gratuitamente per il Regno di Dio. È l’altra parte della luna, la voce di un territorio spesso raccontato solo per il rumore di alberi che cadono. Il territorio fermano nasconde però potenzialità, generosità, bene, fede, condivisione, vitalità, speranza. Nasconde quel seme che muore per portare frutto.