Il movimento ha anche un nome spagnolo (Cursillos) perché è in questa nazione che ha iniziato a muovere i primi passi nel lontano 1944. Da lì poi si è diffuso in tutto il mondo, tanto che Giovanni Paolo II°, incontrando i Corsisti durante il Giubileo del 2000 poteva affermare: “Il piccolo seme gettato in Spagna più di 50 anni fa è diventato un grande albero ricco di frutti dello Spirito”. Di questo albero certamente la diocesi di Fermo è una parte non secondaria, dato che, partendo dalla nostra città, il movimento dei Cursillos si è radicato nel tempo in molte diocesi d’Italia.
Domenica 23 giugno, perciò, diverse centinaia di Corsisti provenienti da varie regioni italiane, oltre che dalle Marche, si sono raccolti nella cattedrale di Fermo ed hanno potuto usufruire, grazie alla bella giornata, anche degli spazi adiacenti per consumare il pasto ed anche per qualche momento di relax. La manifestazione ha avuto inizio al mattino con la preghiera guidata dall’animatore spirituale nazionale del movimento, Don Francesco Vicino, seguita dalla relazione “L’esperienza di fede nel Cursillo”, a cura dell’animatore spirituale diocesano Don Piero Quinzi. Mons. Luigi Conti ha poi celebrato la Messa rivolgendo ai Corsisti parole di apprezzamento e di incoraggiamento.
Nel pomeriggio è toccato ai laici portare la loro testimonianza su come la fede possa cambiare la vita e gli interventi hanno spaziato nei 50 anni di cammino del movimento, dal contributo dell’iniziatore del primo Corso, Alberto Quinti, a quello del promotore dell’impianto dei Corsi a Fermo, Vittoriano Valentini, al giovane Leonardo, un ventitreenne che ha conosciuto da pochi mesi il movimento. Più tardi una gradita sorpresa: Mons. Armando Trasarti, Vescovo di Fano, ma proveniente dalla diocesi di Fermo, dove da parroco ha fatto l’esperienza dei Cursillos e ha contribuito al loro sviluppo, ha fatto visita a noi Corsisti, incoraggiandoci a proseguire con responsabilità nel nostro cammino di cristiani.
La giornata si è conclusa con il saluto del coordinatore nazionale Armando Bonato. Complessivamente si può dire che la manifestazione non voleva essere, e non è stata, una stanca e retorica celebrazione di un passato, ma innanzitutto un’occasione di festa: festa per il cammino così lungo fin qui effettuato, festa per ringraziare il Signore dell’esperienza fatta in questi anni e per riscoprire, nel tempo trascorso, la propria identità e le ragioni per proseguire con gioia il percorso iniziato tanto tempo fa. I volti sorridenti e lieti dei partecipanti nei vari momenti della giornata, la gioia che esprimevano nell’incontrarsi, l’attenzione pensosa con cui tutti seguivano i vari interventi sono stati i segni più evidenti di questa festa che nasceva proprio dal cuore, da una vita trasformata dall’incontro con la persona di Cristo. •