Iniziamo dalla fine, ovvero dal successo dell’ultima edizione de “Le Parole della Montagna”, che dal 19 al 28 luglio scorsi ha preso vita preminentemente nei luoghi di Smerillo; ampio e corposo l’elenco dei protagonisti, tra cui spicca il nome di Massimo Cacciari. Come riesce a portare a Smerillo, tanti nomi noti ed eccellenti della cultura e dell’arte?
Devo confessare che incontro non poche difficoltà, quando invito i miei ospiti a Smerillo. Devo innanzitutto spiegare cos’è Smerillo, dove si trova, quanto è difficile da raggiungere. Ma poi spiego anche la peculiarità di questo Borgo dove apparentemente non c’è nulla, ma dove invece c’è l’essenziale. E forse riesco a trasmettere l’entusiasmo per questo paese, che per me è diventato “luogo dell’anima”. Tant’è che alla fine, anche i più famosi protagonisti della cultura, come Cacciari, raccolgono con entusiasmo l’invito, elogiando poi il nostro piccolo paese. Certo, spostare la manifestazione verso la costa sarebbe molto più facile e forse ci permetterebbe di registrare maggiore successo di pubblico. Ma noi vogliamo raccogliere questa sfida e rendere Smerillo un luogo di cultura, da dove lanciare un messaggio culturale molto forte.
I dibattiti, le riflessioni, gli stessi spettacoli hanno avuto quest’anno il denominatore unico del “varco”, parola guida di ogni evento 2013; dunque, quali sono stati i significati emersi e le interpretazioni che i protagonisti hanno dato a questo tema/ guida?
Il tema del “varco” è stato scelto, come ogni anno, da una parola suggerita dalla montagna, con i suoi significati simbolici e trascendenti, attraverso i quali svolgere riflessioni sull’Uomo nel suo cammino interiore. Sulla tematica del varco sono intervenuti teologi di diverse religioni, filosofi, poeti, registi, artisti ed alpinisti, i quali hanno analizzato il cambiamento che accade a chi si avvicina consapevolmente all’esperienza di montagna; il passaggio simbolicamente inteso, che coinvolge l’uomo in ricerca; il valico, anche nella sua accezione estrema della morte, ma anche il momento dell’attesa sulla soglia del varco, prima del passaggio verso l’ignoto, dove l’uomo con un comportamento consapevole, diviene protagonista della sua trasformazione.
Quanto è importante, secondo Lei, il ruolo della montagna per un Festival che spazia dalla filosofia alla letteratura, dalla musica alla spiritualità?
Il Festival è sì un contenitore di incontri, poesia, escursioni, spettacoli ed arte, ma tutto si articola intorno alla sacralità della montagna. Quello che interessa al Festival è indagare il meraviglioso accadimento che capita all’uomo quando sale sulla vetta del monte. A ben vedere, infatti, nella tradizione di tutte le culture e religioni, la montagna è dimora delle divinità e luogo di incontro con il divino. Riempita dei significati allegorici suggeriti da questa tradizione, l’esperienza di montagna e l’ascesa alla vetta diviene simbolica scalata della propria montagna interiore, alla ricerca di sé e del divino. Questa indagine viene svolta nel Festival attraverso una pluralità di forme espressive, dalle parole alle immagini, fino all’esperienza personale.
Come si sta preparando per la quinta edizione del Festival? Lei ed il suo gruppo avete già proposte, spunti, idee in tavola?
In effetti, siamo già in piena corsa per l’edizione che si svolgerà a luglio 2014. La dimensione che sta assumendo questo Festival e l’ambizione di dargli una collocazione a livello nazionale, richiedono oramai un impegno costante tutto l’anno. Stiamo già lavorando sulla parola che la montagna ha suggerito per la prossima edizione e contattando relatori ed artisti, per una nuova kermesse piena di sorprese. •
Cinzia Laurenzi