Il segretario di Stato Vaticano, cardinal Tarcisio Bertone - ANSA / GUIDO MONTANI

Gli “Attici” di apostoli demoliscono la chiesa

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L’argomento, pur avendo un ampio anticipo sui tempi della burocrazia, ci riporta a quanto avviene ogni anno, all’avvicinarsi del periodo delle dichiarazioni dei redditi. Ci si chiede a chi dare l’8xmille. Vogliamo parlarne dopo i fatti di cui si sono occupati tutti i giornali e non solo, riguardo allo sperpero del denaro pubblico da parte di alcuni alti prelati? L’8xmille è l’istituto con cui lo Stato italiano devolve parte del gettito fiscale Irpef a se stesso, alla Chiesa Cattolica o ad altre confessioni religiose. Tale iniziativa prende vita dopo il nuovo Concordato del 1984, quando il cattolicesimo cessò di essere religione di Stato, e di conseguenza non era possibile pagare direttamente la congrua del clero con i soldi pubblici come avveniva a partire dal Concordato del 1929. Nel 1984 lo Stato ha siglato analoghi accordi anche con le Assemblee di Dio, con la Chiesa Valdese, con i Luterani, con gli Avventisti e con le Comunità Ebraiche. I Battisti hanno firmato un’intesa nel 1993.

Nel 2000 lo Stato italiano ha siglato intese anche con l’Unione Buddista Italiana e con i Testimoni di Geova. Il meccanismo ad un primo sguardo, sembrerebbe semplice e trasparente: ogni cittadino che presenta la dichiarazione dei redditi sceglie se destinare, con una sola firma, l’8xmille delle sue tasse allo Stato o alla Chiesa Cattolica, eccetera. Se il cittadino decidesse per qualsiasi motivo di non operare alcuna di queste scelte, ecco che si arriva alla parte più subdola di tutta l’operazione. Le quote dell’8xmille per le quali non è stata esercitata alcuna scelta, verranno ridistribuite tra i vari beneficiari in proporzione corrispondente alle scelte effettuate da chi ha esercitato l’opzione. Quindi ogni azione di non firma, che voglia essere di protesta o di forte segnale riguardo agli scandali finanziari, accaduti in ambito ecclesiale, sembrerebbe essere vana. Il meccanismo che si innesca prende il totale dell’8xmille non scelto e lo ridistribuisce tra tutti i beneficiari, nelle stesse percentuali pervenute e conformi alle scelte di chi ha esercitato l’opzione. In questo caso alla Chiesa Cattolica andrà comunque la maggioranza dell’importo, e a seguire in misura minore tutte le altre. L’effetto assurdo e fantascientifico di questo meccanismo sta nel fatto che i beneficiari dell’otto per mille, si vedono distribuire non solo i fondi di coloro che hanno scelto a chi erogarli, ma anche il tributo di coloro che non hanno voluto esprimere alcuna decisione. In parole semplici l’otto per mille dell’Irpef di ciascun contribuente deve per forza essere destinato a uno di questi vari soggetti, che lo si voglia oppure no.
Il paradosso è che i contribuenti che non esercitano l’opzione sono di gran lunga più numerosi rispetto a quelli che lo fanno e in tal modo la Chiesa Cattolica percepisce la maggior parte dei fondi non da chi ha voluto destinarglieli, ma proprio da coloro che non hanno manifestato alcuna intenzione. Partendo dal fatto che chiunque desideri destinare l’8xmille della sua Irpef alla Chiesa, lo può fare semplicemente firmando sul frontespizio della propria dichiarazione dei redditi, si arriva però alla considerazione che chi invece non apponga la firma, non vuole espressamente che quella destinazione avvenga.
Tuttavia circa l’85% della quota di 8xmille del cittadino non firmatario, sarà comunque destinata alla Chiesa Cattolica, in base al meccanismo della ridistribuzione sopra descritto. È un meccanismo artificioso, criticato dalla stessa Corte dei Conti nel 2015. 8xmille a rischio? Grazie a Dio la Chiesa è ben altro, molte le opere di misericordia e le iniziative caritatevoli verso i più deboli. Molti i religiosi, sacerdoti e prelati dediti agli ultimi, ai poveri, agli emarginati della nostra società. Al lettore comunque tutte le considerazioni del caso, sperando che tali riflessioni siano possibilmente misericordiose. •

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