Non c’è recinto che tenga!
Gli atti di vandalismo si susseguono. E non solo a Fermo.
A Sant’Elpidio a Mare ad essere colpite sono state le scuole: la “Bacci” e la “Famiglia Della Valle”.
A Montegiorgio l’ex pretura è stata imbrattata di scritte.
A Porto San Giorgio e Porto Sant’Elpidio il vandalismo giovanile è sempre più marcato.
L’elenco può continuare.
Il sindaco di Fermo e l’assessore Torresi hanno richiamato al senso civico e alla sorveglianza. Giusto ma non bastevole. Si ha l’impressione che certi comportamenti non siano neppure dettati dalla voglia di contrastare, contestare, porsi contro qualcuno o qualcosa.
Si ha l’impressione che li si faccia tanto per fare, per ingannare il tempo, per compiere qualcosa neppure da gradassi. Nell’insensatezza del gesto, cioè.
E’ tempo – forse già scaduto – di porci il problema educativo. Quello che è stato definito “l’estrema urgenza” odierna.
Un tema che andrebbe affrontato con decisione e dibattuto fino in fondo.
Allora, vogliamo lanciare una proposta al sindaco di Fermo e a quelli del territorio: una giornata intera di riflessioni e dialogo aiutati da tre personaggi diversi.
Con tre uomini distanti tra di loro per cultura, matrici politiche, fedi, ma attenti al problema giovanile.
I loro nomi sono: Massimo Recalcati, Antonio Polito, Julian Carron.
Recalcati, che è uno psicanalista lacaniano, ha scritto del disagio della civiltà contemporanea in “Patria senza padri”. Nel suo libro parla anche della “maledizione dei legami con gli oggetti più vari”. Delle nuove schiavitù: dal cibo al computer, dalla droga all’alcol.
Antonio Polito è un grande giornalista e ha pubblicato “Conto i papà. Come noi italiani abbiamo rovinato i nostri figli”. Il suo è un grido e una domanda: dove stiamo portando i nostri figli? Polito coglie la sfida più grande della società: quella educativa, rispetto alla quale le altre, economica, sociale e politica, altro non sono che conseguenze.
Julian Carron è un sacerdote spagnolo, succeduto a don Giussani alla guida di CL. Nel suo recente libro “La bellezza disarmata” parla dei giovani come se fossero vittime investite dalle radiazioni di Chernobyl, come se il loro “organismo non avesse più energia, per effetto delle radiazioni”.
Tre personaggi che non puntano l’indice sul mondo dei ragazzi, non li giudicano, ma guardano agli adulti e alle loro responsabilità.
Sarebbe un grande confronto.
Qualcuno ha il coraggio di prendere l’iniziativa? •