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Foto festa delle confraternite 2013

Le Confraternite e l’impegno per la carità: fantasia dello Spirito, umiltà e disinteresse

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Sabato 30 Gennaio l’Arcivescovo, insieme ai membri della nuova Commissione Diocesana, ha incontrato i responsabili delle Confraternite. Molto ampia la partecipazione, come indubbiamente buona è la motivazione che si coglie nei presenti, tutti desiderosi di vivere l’appartenenza a questi antichi sodalizi cercando modalità moderne di declinare la propria missione ed il proprio ruolo nel tessuto ecclesiale.
Per vivere bene il presente bisogna essere ben consapevoli di quelle che sono le proprie radici; le Confraternite, nate secoli fa per vivere ed esercitare le opere di misericordia, oggi sono chiamate (in questo il Giubileo è un’utile coincidenza) a superare le incrostazioni folkloriche che possono essersi stratificate negli anni proprio rituffandosi nel mondo della Carità, a tutti i livelli, investendo in ciò tutte le forze e le risorse disponibili. E quando si parla di risorse… il pensiero non può non andare anche a quelle economiche.
Per chi appartiene o amministra una Confraternita potrebbe non essere più sufficiente (anche se comunque apprezzabile), oggi, la cosiddetta logica “del buon padre di famiglia”, che non fa mancare nulla ai propri figli, attento a non sprecare, a non dilapidare, ma comunque, a conservare. Oggi infatti le frontiere della carità non esistono più, per il fatto che la carità non è tale se non ti porta fuori dai confini, e non ti spinge a lavorare con quell’atteggiamento di “Chiesa in uscita” che, grazie a Papa Francesco, cambierà in meglio, volenti o nolenti, anche il volto delle Confraternite.
Proprio Papa Francesco, durante l’Udienza Generale di mercoledì 10 Febbraio, all’inizio della Quaresima, ha detto, con il suo stile schietto e diretto: “se il Giubileo non arriva alle tasche non è un vero Giubileo … non lo inventa questo Papa, è nella Bibbia”. Il Giubileo fu “inventato” nell’antico Israele, proprio come occasione per “combattere la povertà e la disuguaglianza, garantendo una vita dignitosa per tutti e un’equa distribuzione della terra su cui abitare e da cui trarre sostentamento”.
Una Confraternita “ricca” oggi non ha più alibi e non può più eludere la sfida della Carità, che non è unicamente attenzione agli indigenti e agli indifesi, ma che può assumere anche la caratteristica di un impegno concreto in quel processo di perequazione e sussidiarietà tra parrocchie che anche il nostro Arcivescovo Luigi auspica da tempo.
È risaputo che il denaro non rende liberi, anche se di esso si è semplici amministratori e senza esserne proprietari, ma gli uomini di Chiesa oggi più che mai non hanno alternative: servire la Chiesa non vuol dire servirsene. •

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