Fu sconvolgente. Nel buio di quei tuguri, riuscivamo appena a parlare sopraffatti dal pianto di quei bambini disabili che erano terrorizzati alla vista di persone estranee e per di più bianchi. Le mamme ci dicevano mortificate che non potevano fare uscire i figli perché dovevano andare nei campi a lavorare per far sopravvivere la famiglia. E poi in moltissimi casi, alla nascita del disabile, il marito se n’era andato lasciandola sola con altri due o tre figli.
Iniziammo con un piccolo centro diurno. Don Tarcisio diede al progetto il nome che meritava: “Inuka”, in swahili “Alza la testa” richiamando così l’obiettivo della riabilitazione ma anche il compito di ridare dignità e speranza a questi bambini e alle loro famiglie.
Sono passati ormai 8 anni: un breve tempo se si vuole operare in un mondo, come quello africano, in un villaggio lontano 700 chilometri da Dar Es Salam, dove la sopravvivenza poggia su magri raccolti e vivere è di una difficoltà estrema.
Ma il progetto INUKA, forte del sostegno economico della Provincia Autonoma di Trento, e di tanti donatori anche della nostra Diocesi di Fermo, ha cominciato a prendere forma.
La nostra Associazione “Comunità solidali nel Mondo Onlus” in partenariato con la Diocesi di Njombe e il suo vescovo Alfred Maluma, i giovani italiani del servizio civile inseriti nel progetto Cesc-Project, gli operatori locali guidati da un giovane italiano che ha assunto il compito di coordinatore hanno stabilito contatti, conquistato simpatie, convinto gli scettici per realizzare quello che sembrava un sogno.
Ad oggi il progetto INUKA vuol dire un Centro Riabilitativo a Wanging’ombe, un ostello annesso al Centro per cicli di riabilitazione e formazione residenziale delle madri e dei bambini disabili, 10 Centri socio-riabilitativi istituiti nei villaggi dell’area delle regioni di Njombe e di Mbeya, 989 i bambini in età 3-14 anni presi in carico e registrati presso il Centro, 75 le madri in formazione, 900 i bambini raggiunti dalla campagna di lotta allo stigma verso gli albini, 40 i bambini con disabilità scolarizzati attraverso le misure di integrazione scolastica, 2 medici, 3 fisioterapisti, uno psicologo, una assistente sociale, 15 Operatori di base impegnati nelle attività quotidiane, 70 insegnanti formati alle azioni di inclusione scolastica alunni disabili, 20 scuole coinvolte nelle azioni di inclusione scolastica, 15 le scuole in cui sono state rimosse le barriere architettoniche.
Un progetto che è stato costruito nel segno della sostenibilità: perché non succeda che una volta partiti i bianchi tutto crolli. Oggi c’è un prete della Diocesi di Njombe ad affiancare il responsabile italiano, abbiamo creato contatti e relazioni con le autorità pubbliche perché il Centro di riabilitazione sia riconosciuto come struttura pubblica, abbiamo voluto creare una azienda agricola con annesso un oleificio che produce olio di girasole perché con gli utili di esercizio il centro di Riabilitazione abbia un sostegno economico vero.
Abbiamo voluto mostrare con un video le attività che stiamo svolgendo “Fa che i girasoli sognino” (vedi in fondo all’articolo).
Migliorare lo standard di vita delle persone con disabilità e delle loro famiglie è l’obiettivo di Comunità solidali ed è per questo che sarà utilizzato il contributo provvidenziale della Caritas Diocesana di Fermo.
Alzare la testa. Costruire il futuro. Realizzare sogni. Vivere la soddisfazione di vedere progetti che si realizzano.
È questo dunque il senso del progetto: INUKA… alza la testa! •
Michelangelo Chiurchiù
Presidente Comunità Solidali nel Mondo
www.solidalinelmondo.org
Guarda la gallery: