Quale occasione migliore per avvicinare la popolazione alla Chiesa, se non quella del Triduo Pasquale? Quale momento più propizio per unire le nostre forze nella predicazione della Parola, se non la rievocazione di un cammino verso la Croce, che condurrà finalmente alla vera Vita? È proprio la sera del Venerdì Santo che, a Sant’Angelo in Pontano fiorisce la fede di tutti, dal bambino più piccolo del catechismo al più anziano nonno del paese che, a suo modo, partecipa allo storico evento. Una folla di fedeli brulica ordinatamente lungo le vie del centro storico, pregando, mentre segue in silenziosa devozione il parroco, la croce e i bambini.
È bello vedere i loro volti, soddisfatti di essere i primi della fila, quasi godessero di un magico privilegio di vicinanza con Gesù. Alcuni di loro, guidati dai catechisti, si dispongono in vari punti del percorso a riproporre le stazioni della Passione: dalla condanna a morte di Gesù che rivivono con un viso quasi rigato dalle lacrime, alla Veronica che asciuga con enorme sensibilità il suo volto, fino alla rappresentazione della Risurrezione, ogni anno sempre diversa e più festosa, specchio della fantasia e della gioia degli ideatori.
Tutto questo è uno dei frutti del lavoro dell’anno catechistico, ricordando le pagine del libro con cui la catechista aveva spiegato la Via Crucis, guarnito e personalizzato dall’entusiasmo che i bambini dimostrano nei confronti della storia della Pasqua.
Anche i veterani di questa tradizione religiosa, chi cammina ormai con l’aiuto di un bastone, chi ha dato un volto a decenni di processioni e chi vuol continuare a regalare anche un minimo contributo alla commemorazione del Venerdì Santo, tutti partecipano adornando le finestre con i classici drappi rossi, riposti ogni anno con meticolosa cura in attesa della settimana Santa dell’anno successivo. Pregano poi affacciati alle stesse finestre, quasi a voler tenere compagnia a coloro ai quali, delle nuove generazioni, hanno ceduto il testimone per perpetuare questa ormai secolare tradizione. E poi c’è il Corpo filarmonico Cittadino, ogni anno zelante, ad accompagnare la processione a suon di marce funebri e brani tipici: tutti cantano sulle note che riempiono di emozioni le pause tra una lettura e l’altra, che don Basilio sceglie per l’occasione. Insomma… non manca proprio nessuno a commemorare quella che è la ricorrenza più significativa per tutti i fedeli, che si adoperano in modo molto diligente per la buona riuscita della stessa; ognuno mettendo a disposizione le proprie capacità, anche solo con una semplice preghiera.
Terminato il percorso, non si esaurisce affatto la forza della fede: si entra tutti assieme in chiesa e lì si raggiunge il compimento dell’esperienza religiosa che si è precedentemente vissuta. Una preghiera, una riflessione e il bacio del Crocifisso in composta fila indiana conducono poi i fedeli, sempre in devota preghiera, di nuovo fuori, verso l’attesa della Pasqua del Signore! •
Sonia Morè