“Ignorare il povero è disprezzare Dio”

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La parabola del ricco Epulone e del povero Lazzaro

Lazzaro “rappresenta bene il grido silenzioso dei poveri”, in un mondo in cui “immense ricchezze sono nelle mani di pochi”. Lo ha detto il Papa, spiegando ai 28mila fedeli presenti oggi in piazza San Pietro per l’udienza generale la parabola del ricco Epulone e del povero Lazzaro. Il ricco “indossa vesti di lusso”, mentre il povero “è coperto di piaghe”, il ricco “banchetta lautamente” mentre il povero “muore di fame”, la situazione iniziale della parabola: “La vita di queste due persone sembra scorrere su binari paralleli: le loro condizioni di vita sono opposte e del tutto non comunicanti”. Poi il capovolgimento e la lezione per tutti: “Ignorare il povero è disprezzare Dio”.

“I poveri e i ricchi muoiono, hanno lo stesso destino: tutti noi, non ci sono eccezioni a questo”, esordisce il Papa. Quando l’uomo ricco muore, si rivolge ad Abramo “supplicandolo con l’appellativo di padre: rivendica di essere suo figlio, appartenente al popolo di Dio”. Eppure, in vita, “non ha mostrato alcuna considerazione verso Dio, anzi ha fatto di sé stesso il centro di tutto, chiuso nel suo mondo di lusso e di spreco. Escludendo Lazzaro, non ha tenuto in alcun conto né il Signore, né la sua legge”.
“Ignorare il povero è disprezzare Dio!”, ammonisce Francesco: “E questo dobbiamo impararlo bene, ignorare il povero è disprezzare Dio!”.
“C’è un particolare”, nella parabola, che secondo il Papa “va notato: il ricco non ha un nome, mentre quello del povero è ripetuto cinque volte, e Lazzaro significa ‘Dio aiuta’”.
“Lazzaro, che giace davanti alla porta – commenta Francesco – è un richiamo vivente al ricco per ricordarsi di Dio, ma il ricco non accoglie tale richiamo. Sarà condannato non per le sue ricchezze, ma per essere stato incapace di sentire compassione per Lazzaro e di soccorrerlo”.
“Quante volte tanta gente fa finta di non vedere i poveri, per loro i poveri non esistono”, la denuncia del Papa: “Se non spalanco la porta del mio cuore al povero quella porta resta chiusa, anche per Dio: e questo è terribile!”.
“Prima gli negava pure gli avanzi della sua tavola, e ora vorrebbe che gli portasse da bere! Crede ancora di poter accampare diritti per la sua precedente condizione sociale”: è questo il cuore del capovolgimento del rapporto tra il ricco e il povero. “Dichiarando impossibile esaudire” la richiesta di Epulone, Abramo in persona “offre la chiave di tutto il racconto: spiega che beni e mali sono stati distribuiti in modo da compensare l’ingiustizia terrena, e la porta che separava in vita il ricco dal povero, si è trasformata in un grande abisso”. In altre parole: “Finché Lazzaro stava sotto casa sua, per il ricco c’era la possibilità di salvezza, spalancare la porta e aiutare Lazzaro, ma ora che entrambi sono morti, la situazione è diventata irreparabile”. “Dio non è mai chiamato direttamente in causa, ma la parabola mette chiaramente in guardia”, puntualizza Francesco: “La misericordia di Dio verso di noi è legata alla nostra misericordia verso il prossimo; quando manca questa, anche quella non trova spazio nel nostro cuore chiuso, non può entrare”. Perché “nessun messaggero e nessun messaggio possono sostituire i poveri”.
Nei saluti ai vari gruppi di pellegrini dopo la catechesi, il Papa ha salutato tra gli altri i bambini dell’Ucraina, “orfani e profughi” – lanciando un appello per la “pace duratura” nel Paese – e i ragazzi del polo oncologico dell’ospedale Bambino Gesù. Non è mancato un ricordo di san Giovanni Paolo II, nel giorno della sua nascita. •

M.Michela Nicolais

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