Santa Vittoria in Matenano: i seminaristi tirano le somme di un anno formativo
Giovedì 19 maggio i seminaristi del Seminario di Fermo hanno vissuto una giornata di ritiro a S. Vittoria ospitati dalla Monache Benedettine. Le riflessioni sono state presentate dal Padre Spirituale, don Andrea Andreozzi.
Al mattino ha suggerito di riflettere su Lc 11, 27-28 soffermandosi sulla risposta di Gesù: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!” (v.28). La grazia e la grandezza di Maria non scaturiscono dalla sua maternità fisica, ma dall’adempimento della volontà di Dio. La sua beatitudine consiste nell’aver ascoltato e accolto la sua parola con il cuore e la mente e soprattutto di averla messa in pratica. La parola è la volontà di Dio che le chiede di prendere un posto accanto al figlio, nonostante che lei non ne colga sempre tutta la portata e le conseguenze. Ma questo posto accanto a Gesù è disponibile a tutti: dipende solo dalla capacità di ascolto e di accoglienza della parola di Dio e dal metterla in pratica. Maria si distingue nella Chiesa per la sua fedeltà alla proposta di Dio. Tutti possono salire fino a lei, purché vivano come lei.Don Andrea ha chiesto ai chierici di verificare il cammino percorso in relazione alla fecondità, all’apertura alla Parola di Dio, allo Spirito Santo. La mattinata si è conclusa con la celebrazione dell’eucaristia. Alle ore 15 don Andrea ha presentato alcuni testi “ironici” degli Atti di Apostoli dove Luca propone una chiesa non perfetta, ma in cammino. Una chiesa che, come quella di oggi ha bisogno sempre di convertirsi e di camminare seguendo la Parola di Dio.
Alle ore 16.30, prima del Vespro, il programma prevedeva un’ora di adorazione silenziosa. Nella cappella del monastero di Santa Caterina, costruito tra il XIV-XV secolo e ubicato nel centro storico dove il silenzio regna incontrastato, è stato semplice aprirsi alla contemplazione e alla preghiera del cuore. A volte la preghiera deve diventare silenziosa. Una tranquilla comunione con Dio si può trovare senza parole. La preghiera non ha bisogno di parole, forse neppure di pensieri. Come è possibile raggiungere un silenzio interiore? Qualche volta siamo apparentemente in silenzio, e tuttavia abbiamo grandi discussioni dentro di noi, lotte con compagni immaginari o con noi stessi. Calmare la nostra anima richiede una specie di semplicità. Silenzio significa riconoscere che le mie preoccupazioni non possono fare molto. Silenzio significa lasciare a Dio ciò che è oltre la mia portata e le mie capacità. Un momento di silenzio, anche molto breve, è come una sosta santa, un riposo sabbatico, una tregua dalle preoccupazioni.
Il tumulto dei nostri pensieri può essere paragonato alla tempesta che colpisce la barca dei discepoli sul mare di Galilea, mentre Gesù stava dormendo. Come loro possiamo sentirci senza aiuto, pieni di ansietà ed incapaci di calmarci. Ma Cristo è abile nel venire in nostro aiuto. Come rimprovera il vento e il mare e “ci fu una grande calma”, egli può anche donare calma al nostro cuore quando è agitato dalla paura e dalle preoccupazioni. (Marco 4) •