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Un’altra bomba davanti ad una chiesa di Fermo

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Questa mattina entra nella sua piena funzione il neo prefetto di Fermo Mara Di Lullo.  Il “benvenuto” è stata una bomba – poi inesplosa – dinanzi alla chiesa di San Gabriele dell’Addolorata di Campiglione di Fermo. Qualche anno fa, passati pochi giorni dall’arrivo del nuovo procuratore della Republica di Fermo, a Domenica Seccia furono recapitate buste con dentro proiettili. Non è il massimo dell’accoglienza. Non ci sono legami, ovviamente.

Certo è che il clima che sta vivendo il Fermano non è dei migliori. La bomba di ieri dinanzi alla vetrata della chiesa di Campiglione – che fu costruito anche con il contributo delle maestranze della Sadam, per dare il senso della coralità – svela qualcosa di più. Gli ordigni sono stati posizionati dinanzi a luoghi solitari e poco frequentati: la canonica del Duomo, quella di San Tommaso di Canterbury, l’abbazia di San Marco alle Paludi, infine San Gabriele dell’Addolorata. Chiese periferiche.  Non si è voluto colpire i sacerdoti, quindi, men che meno i fedeli. Gesti dimostrativi, allora. Perde consistenza anche la pista della Caritas. Don Luigi Traini, parroco di Campiglione, non ne fa parte. E il banco di solidarietà, che distribuisce pacchi alle famiglie bisognose la gran parte italiane, opera una volta al mese e con consegne a domicilio. Non si tratterebbe dunque, almeno direttamente, di una protesta violenta contro l’accoglienza dei profughi, di atti di xenofobia. Prende sempre più piede invece la pista di atti più o meno clamorosi conseguenti ad una sorta di disagio esistenziale. Dietro a quelle bombe potrebbe esserci una fuorviante ma accorata richiesta di attenzione.

Don Luigi Traini ha posto forse la domanda più puntuale. Ha detto: «Per quanto sia irragionevole il sistema di ricorrere alla violenza, dovremo chiederci attentamente chi abbiamo di fronte, e quale disagio si sta dimostrando». Si è anche domandato, indirettamente, che cosa, come chiesa, come clero, come comunità, come istituzioni si stia facendo «per cercare di capire quale messaggio si nasconda dietro questi attentati» Non basta dunque una lettura politica. Una riduzione alla presunta xenofobia, un riemergere dello smithiano amico-nemico. Occorre andare oltre.

E questo è un impegno collettivo, dal Prefetto al Procuratore, dal Vescovo al cittadino qualsiasi. Quale senso e consistenza per la vita.

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