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Diversi ma non avversi

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Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani: esperienze e spazi di incontro e amicizia tra cattolici e ortodossi

Sfogliando le pagine di un qualsiasi testo di storia, attraverso il succedersi di guerre e di sistemi di potere potremmo avere l’impressione che sia solo la logica del profitto e del potere a muovere uomini ed eventi. Una impressione che si conferma nei riferimenti allo scisma d’Oriente del 1054, alla Riforma Protestante, allo scisma anglicano e alle guerre di religione. Quanto c’è di più sacro sembra essere lacerato o macchiato da una lotta per il potere. Ma c’è un’altra storia silenziosa e quotidiana che non è gridata a squarciagola ed è attuata da persone che davanti a tante spinte centrifughe del mondo contemporaneo scelgono una spinta centripeta che converge verso un fulcro, Cristo, cercando giorno per giorno di costruire la civiltà dell’amore.
“L’amore di Cristo ci spinge alla riconciliazione” (2 Cor 5,20): questa è la Parola che è stata scelta dalle Chiese delle diverse confessioni cristiane di tutto il mondo come leit-motiv della settimana per l’Unità dei Cristiani 2017. Nella certezza che siamo noi a dover fare i passi per la riconciliazione reciproca ma non siamo soli, perchè Cristo ci ha amati per primo fino a farsi peccato “perché noi potessimo diventare giustizia di Dio” (2Cor 5,21). Non siamo soli, nel senso che non siamo solo i cattolici o solo gli ortodossi o solo i riformati ad essere santificati in Cristo, cioè trasformati dal suo amore che rende possibile l’abbattimento di muri ed ostacoli millenari per camminare verso l’unità dell’unica chiesa di Cristo.
Un cammino verso l’unità dei cristiani dunque, ma un cammino di amore dove Cristo si dona e si rende presente, rendendo possibile l’impossibile.
È quanto sta accadendo nel celebrare insieme cattolici e luterani il 500° anniversario della Riforma protestante. Un fatto davvero inaudito e impensabile voluto da Benedetto XVI ed attuato da Papa Francesco, che logicamente non significa celebrare la divisione, ma la comune e rinnovata conversione a Cristo, il bisogno della sua misericordia per gli errori di entrambe le parti: si tratta di celebrare insieme l’unico amore di Cristo che ci spinge alla riconciliazione e che opera negli uni e negli altri con la sua grazia. Altri eventi ecumenici importanti hanno caratterizzato il 2016: il Sinodo ortodosso di Creta dove le Chiese ortodosse delle diverse nazioni si sono incontrate per camminare insieme nonostante le difficoltà; l’incontro tra Francesco e Kyrill, Patriarca ortodosso di Mosca, che avviene dopo mille anni di divisione.
Insomma, stiamo scrivendo nuove pagine di storia. E lo facciamo nel piccolo come Chiesa Cattolica delle Marche, dove dal 2000 opera una Commissione Ecumenica Regionale, e dove è nata l’esigenza di far fiorire insieme alle altre Chiese presenti in regione il Consiglio delle Chiese Cristiane delle Marche, con uno Statuto approvato da tutti sin dal 2011 e con una concreta operatività e un sistematico confronto teologico sui vari temi. Si organizzano gemellaggi ecumenici con le parrocchie ortodosse o protestanti in Europa, mentre a Montorso ogni anno c’è un camposcuola ecumenico per giovani.
Nella Diocesi di Fermo da diversi anni abbiamo un rapporto profondo di condivisione e di accoglienza con le Chiese presenti nel nostro territorio: la Chiesa Ortodossa Rumena, la Chiesa Ortodossa del Patriarcato di Costantinopoli, l’Unione metodista-valdese. Non eventi eclatanti che resterebbero come una sorta di cattedrali nel deserto, ma piccoli eventi di comunione dovunque i parroci lo richiedano, insieme ad alcuni incontri sull’ecumenismo rivolti ai cattolici che sentono il bisogno di allargare il cuore e la mente in questa direzione.
Come Diocesi di Fermo, grazie alla disponibilità dei parroci più sensibili, offriamo la possibilità agli ortodossi rumeni e agli ortodossi del Patriarcato di celebrare ogni domenica la Divina Liturgia nelle nostre chiese, condividendo le difficoltà dovute al terremoto. Anche l’Unione metodista valdese ha la possibilità di celebrare la Santa Cena. È importante dare a tutti una “casa” per celebrare, perché sia Cristo a spingerci verso la riconciliazione. Ecumenismo non significa una serie di convergenze diplomatiche o di trattative, ma un cammino insieme verso “la casa comune”.
E siamo certi che anche oggi Dio scrive diritto sulle righe storte della storia degli uomini proprio perché Cristo si fa compagno nei nostri interrogativi e nel ricercare la verità come sulla via di Emmaus.
Non siamo soli. •

Viviana De Marco

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