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Quando le pupe diventano bulle

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L’altro 8 Marzo, donne contro donne

Il bullismo delle adolescenti è di norma meno fisico e più psicologico: pettegolezzi, paroline all’orecchio, occhiatine, risatine e, persino, calunnie emarginano la vittima, abbassano la sua autostima, riducono la sua capacità di apprendimento ed ostacolano, anche fuori dal gruppo, una serena vita di relazione.
Purtroppo risulta difficile identificare ed isolare questi comportamenti, non solo perché le bulle sono socialmente vincenti e dalla parte giusta, ma soprattutto perché una parte significativa del mondo educante sembra avere gli stessi modelli di vita e criteri valoriali che portano alcune ragazze a diventare bulle.  Così, nel silenzio omissivo di adulti-adolescenti, vengono sottilmente messe fuori gioco quelle ragazze che non rispecchiano i canoni mass-mediali di bellezza, magari perché un po’ più in carne o perché non hanno abbastanza forme; oppure quelle che non indossano vestiti,  scarpe o accessori della marca del momento; oppure quelle che non ascoltano la musica giusta e non si divertono come si deve, magari andando fuori giri.
Inoltre, attraverso una mia personale indagine, ho potuto constatare come le ragazze che, come si usa tristemente e volgarmente dire, “non fanno sesso” sono considerate bigotte e sf**te, finendo per essere guardate a distanza come aliene di un altro pianeta, reperti archeologici di altri tempi, mentalmente incapaci di vivere modernamente, anche in ambienti in cui le scelte di vita personali non dovrebbero essere ostacolate, come nella scuola. Invece, sull’onda dell’erotizzazione di massa e della sessualizzazione precoce spinta da tutti i mass-media, l’attività sessuale delle adolescenti, dalla prima volta alla frequenza successiva, è divenuta uno strumento per farsi accettare e non venire marginalizzate; l’eros è dunque una sorta di visto sul passaporto per il gruppo, un must per la propria integrazione, nonché una validazione dell’identità personale.
Stando così le cose, c’è da chiedersi: in un clima culturale in cui a tutti e a tutte è consentito vestirsi, acconciarsi, dipingersi, tatuarsi e mettersi piercing in quantità indefinita ed in ogni dove; a tutti e a tutte è consentito pensare, credere, orientarsi sessualmente come desiderano; a tutti e a tutte è consentita ogni forma di originalità anche potenzialmente deviante, come mai le ragazze non possono vivere serenamente la loro affettività e sessualità come pensano sia bene per loro, magari orientandosi a sposare quell’uomo che ha saputo attendere? E non è una domanda retorica. E non è un problema da poco. •

Marco Brusati

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