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Gruppo di Salesiani Cooperatori di Civitanova Marche

Tu per me sei importante

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Salesiani cooperatori: Ritiro Spirituale a Loreto

Ritiro Spirituale a Loreto, presso la Villa Redemptoris Mater, sabato 11 e domenica 12 marzo, per cento trenta Salesiani Cooperatori, provenienti dai diversi Centri Salesiani di Marche (Ancona, Porto Recanati, Civitanova Marche, Macerata), Umbria (Perugia, Terni) e Abruzzo (L’Aquila, Sulmona, Ortona, Vasto). Alle 15,30 di sabato 11 marzo, gli arrivi e l’accoglienza, alle 16,30 la preghiera e i saluti, alle 17,00, la prima meditazione. Dopo la relazione, un’ora di deserto per trovare le risonanze nella propria vita di quello che si era ascoltato. I Vespri alle 19,15, la cena alle 19,30, la veglia penitenziale alle 21,30, chiudevano la prima giornata.
Il ritiro Spirituale è stato predicato da don Giuseppe Buccellato, sacerdote salesiano (sdb), delegato regionale dei Salesiani Cooperatori per l’Italia e Medio Oriente. Il tema centrale degli Esercizi Spirituali, Tu per me sei importante, è stato sviluppato dal sacerdote, in due meditazioni, Una vita scommessa per il regno, nel pomeriggio di sabato 11 e Diventare una Benedizione, in quella di domenica 12 marzo.

Una vita scommessa per il regno

Il tempo che stiamo vivendo appare come una stagione di smarrimento. La vera questione, quella più gravida di conseguenze, sembra essere quella della scarsa rilevanza data oggi ad ogni questione sul significato dell’esistenza. In un tempo in cui, nella società occidentale, si fanno strada dei nuovi fondamentalismi, i cristiani sembrano essere diventati figli di un Dio minore. Il problema fondamentale, per l’uomo generato dalla società post moderna, non è quello di trovare delle risposte, ma quello di ricominciare a sentire delle domande sul significato dell’esistenza. Perché questo possa accadere, è necessario giungere ad abitare la propria vita interiore (Enzo Bianchi). Senza il silenzio dell’anima, le parole perdono il loro significato e la loro efficacia, le nostre azioni si traducono in gesti vuoti, incapaci di suscitare guarigioni. “Conservare il silenzio, che strana espressione!” – fa dire J. Bernanos al protagonista del Diario di un curato di campagna – E’ il silenzio che ci conserva”.
La nostra condizione ci mette davanti ad un dato, il nostro esistere; come credenti affermiamo che la nostra esistenza è un dono, ricevuto e gratuito come tutti i doni autentici. Siamo delle creature. Occorre allora trasferire questa convinzione nella profondità della nostra vita, alla fonte del nostro esistere e scommettere su di essa, senza alcuna riserva. Questo è il punto di partenza di ogni autentico itinerario spirituale: ritornare a provare meraviglia di fronte alla consapevolezza del dono di esistere. Lo stupore, infatti, è l’anticamera della fede; richiede l’animo di un fanciullo, gli occhi di un viaggiatore, la sete di un ricercatore di verità. Forse è difficile per i ”Professionisti di Dio”, quali siamo, dimenticare ogni nozione tradizionale, appresa sulla religione e ritornare a sorprenderci di fronte alla ragionevole ipotesi di essere sotto un Cielo. Eppure è solo nel “luogo” della meraviglia che la nostra religione può ritornare ad essere una vitale relazione. La cosa più sorprendente, comunque, non è che questo Dio esista bensì che Egli si prenda cura di noi. Noi per Lui, siamo davvero importanti!
La percezione di essere amati da Qualcuno può costituire il punto di partenza di un’esperienza autenticamente religiosa. “Siccome Dio ci ha amati per primo, l’amore non è più solo un comandamento, ma è la risposta al dono dell’amore, col quale Dio ci viene incontro” (Benedetto XVI, Deus caritas est). Solo partendo da questa percezione gustata in profondità, noi possiamo imparare a vivere la nostra esistenza, come diceva don bosco, citando Sant’Ignazio, a maggior gloria di Dio. Dare gloria a Dio significa dirgli in modo radicale, con la nostra vita più che con le parole, che per noi Lui è importante, anzi, il più importante. In questa prospettiva, tutta la nostra esistenza è chiamata a divenire “azione sacra, offerta votiva, culto spirituale” (Rom. 12,1). L’amore di Dio per noi suscita una risposta: Dio non dice solamente “Tu sei il mio Amato”- Dio chiede anche “Mi ami?” e ci dà innumerevoli possibilità di dire sì” (H. Nowen). Questa è la vita spirituale: la possibilità di dire sì alla nostra vita interiore. Scegliere un sentimento è scegliere un padrone da servire: “Le idee collocano l’uomo nella verità o nell’errore, i sentimenti lo collocano nel bene o nel male. Essi sono la base del comportamento, nel senso che predispongono la persona a comportarsi in quel determinato e singolarissimo modo” (Colombero). Finché la nostra fede non raggiunge il cuore, rischia di essere inoperosa: “Dov’è il tuo tesoro, lì sia il tuo cuore”. Scriveva Carlo Carretto a suor Dolcidia, una delle due sorelle salesiane, dal deserto: “…U n esercito di matti cattolici costruisce, fa case, collegi, associazioni, partiti e quasi nessuno si preoccupa di scavare i pozzi. Conclusione: tristezza, scoraggiamento, vuoto interiore e qualche volta disperazione. Si pretende di costruire per Dio senza Dio” (Carlo Carretto).

Diventare una benedizione

Domenica 12 marzo, dopo la recita delle Lodi alle 9,00, don Buccellato ha sviluppato la seconda meditazione: Diventare una benedizione. “… Farò di te un grande popolo e li benedirò, renderò grande il tuo nome e diventerai una benedizione” (Gn. 12, 1- 2). Diventerai una benedizione! E’ questa la straordinaria promessa che Dio fa ad Abramo. La benedizione di Dio non solo ci raggiunge e ci guarisce in profondità, ma nello stesso tempo ci restituisce la percezione di un compito; anche noi possiamo diventare una sorgente di benedizione per gli altri. Si tratta di imparare a dire a ciascuno dei nostri compagni di viaggio, con i fatti più che con le parole: Tu per me sei importante, non è la stessa cosa che tu ci sia o non ci sia. Secondo Abraham Maslow, l’individuo si realizza passando attraverso per cinque diversi stadi, che devono essere soddisfatti in modo progressivo. Il primo stadio è quello dei bisogni fisiologici, subito dopo viene il bisogno di sicurezza, quello di affetto, di stima e infine quello della autorealizzazione. Queste considerazioni dovrebbero espandere la nostra capacità di amare. Ognuno di noi diventa maturo quando è diventato una benedizione per gli altri. La maturità, come la perfezione cristiana, non è qualcosa che si sviluppa solamente per se stessi, ma è sempre anche qualcosa che esige di espandersi per il bene di qualcuno.
“La conversione nei rapporti personali richiede il passaggio dall’ostilità, in cui l’altro viene etichettato e trattato come nemico, all’ospitalità, in cui ogni uomo accoglie e si lascia accogliere per sperimentare, magari nel piccolo, una società conviviale dove ogni uomo ha posto nella mensa della vita. L’ospitalità è anzitutto creazione di spazi di amicizia, di luoghi caldi in cui ogni persona possa sentirsi accolta, ascoltata e trattata con rispetto “ (Henri Nouwen, Viaggio spirituale per l’uomo). L’assenza di conflitti, dunque, e la possibilità di vivere serenamente come membri dello stesso equipaggio rappresentano un minimo d’integrazione nella vita di una comunità o di un gruppo di credenti; ma il punto di arrivo della nostra esperienza non può essere soltanto questo: “Gareggiate nello stimarvi a vicenda”, scriveva San Paolo ai cristiani di Filippi. Scriveva Jacques Maritain: “Se gli uomini sapessero che Dio soffre con noi e molto più di noi per tutto il male che devasta la terra, molte cose cambierebbero senza dubbio e molte anime sarebbero liberate”. Siamo chiamati ad ascoltare, a contemplare questa sofferenza; solo in questo silenzio impareremo a udire la voce di Dio che ci racconta la sua sofferenza. Non ci deve essere discontinuità tra vita attiva e contemplativa. Chi è capace di contemplare l’infelicità di Dio non può fare della preghiera un rifugio sicuro e senza responsabilità.
Le comunicazioni di Leonello Moriconi, coordinatore provinciale della Provincia Adriatica, hanno chiuso la mattinata prima del pranzo delle 12,30. La Santa Messa alle ore 14,30, la preghiera dell’affidamento alla Madonna di Loreto alle 16,00 ha posto termine ai due giorni di Esercizi Spirituali. Dopo la foto di rito, ognuno è ritornato nei propri centri di appartenenza, portando ciò che aveva ascoltato e meditato. •

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