Una riflessione sul peccato, su storie di non-perdono e sulla divina Misericordia
La mia risurrezione? È la Risurrezione di Gesù dai morti; non ha senso pensarla se non in relazione a ciò che in Cristo si è definitivamente compiuto. Consiste nella gioia del perdono; la gioia del sentirsi amato e perdonato, di avere la certezza, e ne ho le prove, che esiste e mi è accanto un Dio che non fatica a riavvicinarsi a me e a chiunque, come me, può tradirlo o forse anche deluderlo. Aver abbracciato la morte proprio per i peccatori è garanzia inequivocabile; la vittoria sulla morte lega indissolubilmente il perdono alla vita eterna, e qualifica così ogni nostro gesto di perdono come un gesto che genera vita e ridona fiato ad una speranza che non sempre riesce a sostenerci nel cammino quotidiano.
Queste constatazioni sulla “divinità” del perdono non solo ci fanno piacevolmente stazionare nelle orbite celesti, ma ci riportano purtroppo, e simultaneamente, anche “in basso”, a stretto contatto con tutte le difficoltà che il genere umano prova in materia di perdono. “Dio perdona, io no”: è molto più del titolo del primo film della celebre ed inossidabile coppia del cinema Terence Hill-Bud Spencer; un motto inquietante che inquina la nostra esistenza e i nostri rapporti, non solo interpersonali, ma anche con Dio. Una pietra tombale, che vediamo chiusa ed immobile su ogni possibilità di riscatto umano che viene sistematicamente negata, anche da troppi cristiani scaduti nel perbenismo, a chiunque, nel solco della propria umanità, inciampi e cada nell’errore.
L’errore appunto, il peccato, che si radica nella nostra imperfezione allontanandoci dai nostri simili e da Dio, ma di cui Dio non si è mai scandalizzato, e su cui mai una volta Gesù si è formalizzato, è ciò che fin dalle origini dell’umanità ci ha degradato ed esposto anche ad una tentazione gravissima, che impedisce anche il semplice pensiero di poterne essere prima o poi liberati. Quante volte il non-perdono da parte dell’uomo ci ha oscurato la possibilità che nemmeno Dio riesca a superare i nostri limiti riabilitandoci ad una vita piena? Forse neanche un Anno Giubilare dedicato alla conoscenza della divina Misericordia è riuscito a farci assaporare la divina facilità con cui Dio stesso è in grado di perdonarci e riportarci alla Vita.
Il Perdono è per la vita eterna; questa è la mia Risurrezione; sentire la voce del Cristo che mi sussurra e mi rassicura ancora una volta: Và in pace; la tua fede ti ha salvato. Oppure, come nella parabola del Padre misericordioso, percepire che Dio perdona nonostante il parere sfavorevole del figlio maggiore, e nonostante la nostra coscienza di peccatori non sia ancora completamente pulita.
Risurrezione è allora pensare di potersi definitivamente rialzare dopo aver peccato, realizzando finalmente che nessun uomo può turbare in alcun modo questo sogno.
Tutto ciò mi tranquillizza, mi mette al riparo da ulteriori paure, ma quanto abbiamo ancora da imparare noi uomini, che continuiamo a sostituirci a Dio nel giudizio, che è ancora troppe volte per la condanna, e mai orientato alla salvezza. •