Seminario di Fermo: a Montedinove per gli esercizi spirituali e a Osimo nella basilica di San Giuseppe da Copertino
A chi se non a San Giuseppe da Copertino potevamo noi, seminaristi della diocesi di Fermo, chiedere l’intercessione per l’inizio del nuovo anno di studi? Un santo che di esami da sostenere ne sa qualcosa e della fatica per superarli ancora di più. Egli racconta che solo grazie all’intercessione della Vergine Maria è riuscito ad andare avanti nello studio sino ad arrivare al sacerdozio tanto desiderato, guarda caso per mano di colei che se nominata e invocata ad alta voce, oggi, in un’aula universitaria può generare scandalo e inquietudine tra gli studenti e non solo, riconosciuta probabilmente la sua pericolosità per l’esito degli studi. Chissà se tra questa gente ci sono anche dei battezzati?.
Ritornando al nostro santo Giuseppino, siamo andati a trovarlo sabato 14 ottobre accompagnati dai nostri formatori don Nicola del Gobbo e padre Luciano Rossi proprio nella sua ultima dimora, il convento dei francescani conventuali di Osimo, dove ha spiccato l’ ultimo volo verso il Paradiso. Ad accoglierci ci ha pensato frate Marco che con la sua gentilezza ci ha mostrato le bellezze storico-artistiche della basilica dedicata al santo, conducendoci poi nella cappellina dove è sepolto “frate asino” così come veniva chiamato dai suoi confratelli, raccontandoci la sua meravigliosa storia. Abbiamo però capito che probabilmente i veri asini siamo noi, duri di cuore e non inclini all’ascolto di Dio. Non poteva ovviamente mancare la celebrazione eucaristica davanti alla tomba di San Giuseppe dove gli abbiamo offerto le nostre speranze per il nuovo anno in seminario. A conclusione della visita, è arrivato il pranzo, condiviso con la comunità francescana e i suoi studenti che ci hanno ospitato nel migliore dei modi. È stata una bella giornata accompagnati da un sole splendido che ci ha fatto riflettere sul senso più profondo della fede. •
Carlo Tosoni
“Vi chiedo passione”. Questo il titolo degli esercizi spirituali predicati da Padre Gabriele a noi seminaristi del seminario di Fermo a Montedinove dal 10 al 13 ottobre. Le riflessioni hanno preso spunto dalla richiesta di passione che Papa Francesco ha avanzato in Colombia a conclusione del suo discorso ai Vescovi dell’America Latina. E hanno avuto come filo conduttore la vita di San Francesco, che dopo l’incontro con il lebbroso smise di adorare se stesso per appassionarsi a custodire Cristo nell’intimo del suo cuore.
Tre sono le fasi della passione che animano la vita di chi decide di mettersi alla sequela di Cristo. Nella prima, la passione a prima vista, non si fa l’esperienza della impossibilità e la preghiera, la carità, l’obbedienza e la castità non presentano difficoltà insormontabili. È una illusione provvisoria che fa parte della pedagogia del Maestro, che sa che senza nessuno avrebbe il coraggio di lasciare tutto e prendere la sua croce.
Nella seconda tappa, la passione consapevole, l’entusiasmo umano lascia il posto a una sorta di insensibilità per le realtà soprannaturali, ci sono momenti di particolare stanchezza e si tende a pregare di meno e in modo meccanico, la castità presenta le prime difficoltà. Si scopre man mano sulla propria pelle che le esigenze della vita alla sequela di Cristo sono impossibili. Ma questo non è il segno della fine di qualcosa di generoso ma il segno di una nuova chiamata del Signore. L’affrontare questa fase ci porta a uscire dall’infanzia spirituale per vivere, ed è la terza tappa, la passione scelta che comporta il vivere secondo lo Spirito, nella spogliazione interiore, nell’umiltà e nella diffidenza verso noi stessi, accettando di credere contro ogni speranza e di perseverare nella preghiera.
L’origine della passione è lo sguardo di stupore verso la realtà, che ti fa dire che “la vita è bella perchè Dio è buono”. Nelle diverse meditazioni sono emerse alcune domande che ci hanno stimolato a una riflessione profonda su noi stessi e alla preghiera: come leggo la mia storia?
In che cosa consiste la gratuità? Con quale criterio faccio le mie scelte?
Da cosa è mossa la mia vita? Sono capace di uno sguardo di stupore? Cosa mi rende felice o infelice alla fine di una giornata?
Sono stati sicuramente giorni molto fecondi, vissuti nel silenzio, nella preghiera e in un bel clima di fraternità. Il modo giusto per iniziare un nuovo anno di formazione. •
Marco Zengarini
Se guardo il tuo cielo,
opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fissate,
che cosa è l’uomo
perché te ne ricordi
e il figlio dell’uomo
perché te ne curi?
Salmo 8
Cronaca di un ritiro spirituale, fra Meditazioni, Liturgia e Paesaggi
Gioia. Una sola parola per esprimere quello che ho provato, quando ho saputo che avremmo partecipato ad un periodo di esercizi spirituali predicati da padre Gabriele Lupi nel convento dei Frati Minori Conventuali di Montedinove.
Gioia, sì, perché in una vita alla sequela del Signore Gesù, sono essenziali questi periodi di pausa, di ascolto prolungato, in cui incontrare Dio in maniera più profonda e diretta, sotto la guida di una persona più esperta e più avanti nel cammino.
E Padre Lupi non ha deluso le attese: grande esperto della storia del Poverello di Assisi e singolare conoscitore dell’animo umano, ha evidenziato alcuni passaggi cruciali della vita di San Francesco e della sua esperienza interiore, che possono illuminare l’esistenza degli uomini di ogni tempo.
Questi giorni di ritiro, scanditi dalle Meditazioni, dalle celebrazioni Liturgiche e da spazi di gioiosa vita fraterna, sono stati vissuti in una cornice di rara bellezza, a cui ben si adattano le parole del Cantico delle Creature: le terre di Papa Sisto V, che in questi luoghi visse fino agli anni della sua giovinezza e che non smise mai di amare profondamente. Il convento francescano di Montedinove, tanto per cominciare, circondato da orti e giardini in cui è piacevole camminare con lo sguardo ai vicini Monti Sibillini, e l’annesso Santuario, dedicato a San Tommaso Becket, che con le sue linee essenziali, invita a non disperdersi ed a fare silenzio.
Grandiosa e solenne è invece la Cattedrale di Montalto, meraviglia promossa e finanziata proprio dal “Papa tosto” come centro spirituale della nuova Diocesi che aveva creato. Oltre ad ammirare i centri storici, con i monumenti magnifici che la mano dell’uomo ha lasciato nel corso della Storia, abbiamo anche avuto la possibilità di contemplare la Bellezza della Natura, quando, in un tiepido pomeriggio, abbiamo compiuto un’escursione fino alla cima del Monte dell’Ascensione, immersi fra boschi di castagni… Tante volte c’è il rischio di dimenticare che questa Bellezza è “Dono di Lui e del suo immenso amor”…
Laudato Sii. •
Francesco Capriotti