Suor Maria Luisa, una benedettina che sapeva leggere nei cuori
Una personalità poliedrica che non si può descrivere con piccoli “tocchi” grafici: sarebbe come arginare un torrente in piena!Una personalità poliedrica che non si può descrivere con piccoli “tocchi” grafici: sarebbe come arginare un torrente in piena!Di lei seppi subito ch’ era stata una “roccia” contro cui si sono infrante le onde in tempesta, una situazione pericolosa che con coraggio, fermezza e capacità di azione ha “denunciato” per salvare la nostra comunità in prova. Nell’immaginario collettivo, queste persone ritenute impavide sono subito stigmatizzate come coloro dal “sangue freddo”, ma così non è, sicuramente non lo è per la nostra cara consorella che – quando si lasciava andare ai ricordi – mostrava tutta la sua “debolezza” umana che ,“visitata” dalla grazia di Dio, si è trasformata in uno strumento nelle sue mani, come la pietra e la fionda di Davide che sconfissero il temuto Golia. La sua “paura” vissuta e “rivisitata” nei suoi 2325racconti nel corso degli anni acquistano il sapore di una consapevolezza che solo la forza di Dio può spingere a fare certe cose che mai uno si sognerebbe di fare: nessun protagonismo, dunque, da parte sua! Ce lo conferma anche l’autoironia presente nei suoi ricordi: “Una come me… chi l’avrebbe detto? Non ci posso credere!”. Questi due aspetti tratteggiano già il suo profilo: audace e nel contempo timorosa e sensibile! L’audacia costituiva la spinta ad andare sempre oltre, a costruire, ad osare; l’altro aspetto controbilanciava la sua spinta “impulsiva”, non frenandola, ma rimodellandola. Una roccia, dunque, da cui scorreva abbondantemente il miele che ammorbidiva la compattezza del minerale, una personalità granitica la cui sensibilità mostrava l’altra faccia della medaglia, in modo sorprendente! Le attenzioni, le premure, la laboriosità, l’allegria, la donazione senza “sconti” erano il suo “abito” modellato dalla preghiera, il respiro della sua anima, un’esigenza profonda di appuntamento con lo Sposo col quale liberamente interloquire, sulla modulazione dei salmi ora inneggianti, ora imprecatori, in atteggiamento perfettamente biblico! Era talmente presa dal dialogo con lo Sposo che la sua mimica facciale ne rivelava le profonde pieghe del cuore. Ora corrucciata… lampi e tuoni… si salvi chi può! (per modo di dire!). Se qualcosa non andava, o comunque non concordava con lo Sposo, senza remore, gli mostrava tutto il suo disappunto perché – come lei asseriva con convinzione e fede – con Lui liberamente si può parlare. Una lotta fra “innamorati” in cui Gesù scende al suo livello, s’incarna nuovamente riportandola su cime più alte perché sperimenti ciò che l’occhio umano non vede e non gusta. Pian piano- sbirciandola con gusto e simpatia – il suo viso ritornava placato… il classico colpetto di tosse “riassuntivo” e poi…come se niente fosse… eccola col suo recuperato smagliante sorriso! E noi, dietro le quinte, a ridere a crepapelle… con grande affetto! Quando era in “si” bemolle, la sua voce inneggiava al suo Signore con giusta intonazione e leggiadria.Non le mancava il riposo “orante” come “bimbo in braccio a sua madre”: stanca delle fatiche, andava a rigenerarsi davanti al Tabernacolo e si lasciava andare…!Marta e Maria convivevano in lei armoniosamente: il canto e l’Ufficio Divino, sua passione fino agli ultimi anni della sua vita! Era piacevole sentirla canticchiare – nei momenti più felici – con la sua voce ormai “rauca” e da persona incurvata e “costretta” in carrozzina, una vera e propria melodia di un cuore sempre amante: la guardavamo ammirate per la sua tenacia e voglia di cantare allo Sposo anche a 98 anni! Nulla s’improvvisa: era stato il suo stile, pur in mezzo a mille impegni ai quali non si sottraeva e che aveva il coraggio di lasciare al momento giusto per “ricaricarsi”! Essenziale nelle parole e nei tratti, era piena di gesti di premurosa accoglienza perché l’ospite – come dice San Benedetto – è Cristo da servire. Nessuno infatti dimentica il suo accogliente sorriso, il caffè, la bibita fresca o il the caldo, segni di una tangibile carità, praticata innanzitutto verso le consorelle. Il servizio più grande nei confronti degli altri era quello di non giudicare le persone dall’apparenza: troppo acuta per fermarsi ad essa! Non andava neanche dietro al “sentito dire”: aveva troppa personalità per correre dietro al brusìo di voci di corridoio! Riusciva a leggere i cuori, a donare sicurezza e speranza, spronando ad essere se stessi!!! Lo testimoniano i suoi numerosi “figli” che educò nel tempo, i pargoli che Gesù prediligeva: ferma e decisa, li aiutava nella crescita con grande amore e pazienza: noi che siamo vissute insieme lo confermiamo ed altro aggiungiamo! Donna infaticabile, bloccata da un ictus sul lato destro, quel fatidico 26 Novembre 2006! La sua umanità geme perché una donna indomita come lei non può stare inoperosa: così l’ha creata Dio che veglia su questa sua creatura, donandole una svolta nella sua infermità. La dolcezza, quel miele di cui sopra, comincia a stillare abbondantemente e diventa benedizione per la nostra famiglia intera. “Come bimbo in braccio a sua madre” si consegna alla comunità che provvede a lei con ogni cura ed amore. Non mancavano i sorrisetti, i bacetti lanciati a distanza; un cammino insieme, a volte faticoso, ma tanto piacevole con una persona dal cuore riconoscente e attento ancora. Dal trono del dolore, la sua carrozzina, lanciava sguardi verso ciascuna di noi e, se si accorgeva che qualcosa non andava, era subito pronta a chiederne spiegazione, fissandoti con uno sguardo penetrante, in attesa di risposte: desiderava vedere tutte serene! Quando la stanchezza prendeva il sopravvento, ci guardava con amore e, rammaricata, ci chiedeva scusa e ringraziava!“Non posso fare più nulla, ma prego per voi!”: il rosario era sempre nelle sue mani, amico fedele, testimone di un cuore che offriva per l’umanità, per la Chiesa, per il Papa, secondo le cui intenzioni pregava lei personalmente, aspettando con ansia la fine del Rosario: erano suo appannaggio!!!Anno 2017: un rallentamento, un peggioramento giorno dopo giorno, improvvise riprese, ricadute… tutti segnali di una fine imminente.Sabato 3 giugno: riceve l’unzione degli infermi con grande gioia, come una sposa adorna per il suo Sposo, ringrazia Don Giordano per questo dono, ci guarda, ci sorride, si addormenta! Nel pomeriggio, suo fratello e i suoi nipoti sono vicini a lei; faccio fatica a svegliarla, a far in25crociare gli sguardi… ma finalmente si vedono, si sorridono! Poi – incredibile dictu! – incomincia a pregare il rosario, coinvolgendo tutti: una moribonda continua a vivere la sua missione con una voce forte e decisa, con quell’amore appassionato – sua prerogativa – che irrompe in tutta la sua pienezza, come ultimo sprazzo! La morte ci narra la qualità della sua longeva vita vissuta nella gioia di servire il Signore e le consorelle, nella fatica, nelle battute di arresto, nelle grintose riprese, nella giovialità e sano umorismo, nella speranza attinta davanti al Tabernacolo, in quel “cuore a cuore” con lo Sposo. Apparentemente nulla di prodigioso, secondo i canoni del mondo che identifica la santità con le visioni, le estasi e via dicendo. Non c’è miracolo più grande che vivere una fedeltà dinamica nei solchi della quotidianità ! “Proprio nella vita e nelle attività di ogni giorno, spesso inosservati o addirittura incompresi, sconosciuti ai grandi della terra, ma guardati con amore dal Padre, sono gli operai instancabili che lavorano nella Vigna del Signore” (Primo Soldi, Verso l’Assoluto). La nostra instancabile operaia, nell’alternanza di preghiera e lavoro, ci raccomandava di volere il drappo rosso e canti gioiosi al suo funerale, segno di una fede viva che vede la morte come l’incontro gioioso con lo Sposo, senza timore ma con speranza!Domenica di Pentecoste 4 giugno: Sr Luisa nel pomeriggio alle ore 17 è accolta in cielo dalla Santissima Trinità! Giorno solenne, gioioso, pienezza di amore: colore rosso e gioiosi canti “liturgicamente” assicurati! Cara Sr. Maria Luisa, certamente sei andata in Cielo a passi di danza, perché – secondo la bella espressione di Romano Guardini – come un “gioco” hai vissuto la liturgia della vita: profonda serietà e letizia! Per questo ora vivi «un cantico eterno di lode». A Maria Assunta in Cielo, giorno in cui ho stilato questo profilo, affidiamo la nostra amatissima consorella Sr. Luisa che tanto ha amato la Madre Celeste e, nella comunione dei santi, cantiamo:
Ave Regina caelórum,
ave, Dómina angelórum:
Salve, radix, salve, porta,
ex qua mundo lux est orta.
Gáude, Virgo gloriósa,
super omnes speciósa;
vale, o valde decóra,
et pro nobis Christum exóra.
Madre M. Cecilia Borrelli Monastero Benedettine Fermo – 15 agosto 2017