Come i media a livello nazionale e locale si accostano a tematiche così vitali per la nostra società? Sappiamo quanto l’informazione possa essere oggi inquinata da mille interferenze colorate di ideologie talora preconcette e spesso qualunquiste per cui si tende a creare il fenomeno, a cercare lo spettacolare senza la cura meticolosa di chi ama incontrare la verità.
La verità non si costruisce, ma si scopre come trasparenza dell’essere, di ciò che è ed esiste, al pensiero. La verità, dice Gesù, rende liberi!
Specialmente nei social il rischio di fake news è frequentissimo vuoi per superficialità, vuoi per ignoranza, vuoi per incapacità di accertare le fonti di ogni dato informativo, vuoi per deliberata mala fede o interessi economici e d’altro genere. Il compito dei media diocesani non può essere quello di inseguire l’informazione drogata di protagonismo e di sensazionalismo, ma, con un linguaggio aderente alla realtà, cercare di aiutare i lettori, specie i fedeli che sono destinatari privilegiati dei nostri messaggi, a difendersi da ogni mistificazione e a essere in grado di approcciarsi a queste tematiche, sempre molto delicate, con matura consapevolezza provando, come immagino verrà questa sera meglio specificato, a “distinguersi dalla stampa scandalistica”.
Scopo di queste mie parole è anzitutto scusarmi di quest’assenza motivata da ragioni urgenti che mi portano in giornata a Roma.
Al tempo stesso, tengo ad assicurare la mia vicinanza e l’attenzione fraterna a tutti coloro che lavorano nel campo dei media.
Lo faccio come vescovo delegato della CEM ma anche come Presidente “ad interim” della Commissione Episcopale per la Cultura e le Comunicazioni sociali della CEI. Da lontano vi sono vicino e con stima vi ringrazio per quello che state facendo.
Vi assicuro la mia preghiera e invoco sui vostri lavori non solo di oggi ma di ogni vostro giorno, la benedizione di Dio.
Con affetto, vostro
+ Giovanni D’Ercole
vescovo di Ascoli Piceno